In attesa del cuginetto, chiusa in una bolla di preoccupazioni e paure

di

Claudia, 12 anni

Il periodo in cui sono caduta in una selva oscura, proprio come Dante, è iniziato lo scorso dicembre: ero felicissima perchè mia zia, con la quale ho un rapporto molto speciale, era incinta di un bimbo che aspettavo e chiedevo da tanto, nonostante avessi già avuto da lei una cuginetta di 3 anni: Valeria.

Trascorrevo tutti i giorni con lei e vedevo la pancia crescere sempre di più e ciò mi rendeva più felice e impaziente di conoscere Marco. La sera del 27 dicembre mamma ricevette una chiamata da mia zia: doveva andare in ospedale per la nascita di Marco. Inutile dire che ero al settimo cielo.

Zio e zia portarono a casa nostra Valeria per non far stancare i nonni lasciandola da loro, e durante il giorno ci divertivamo moltissimo, perché lei portava gioia e spensieratezza in casa. Tutti i giorni telefonavo a mia zia per sapere come stesse e per avere novità sulla gravidanza, poi finalmente arrivò la bella notizia: Marco era nato!

Purtroppo però mia zia aveva avuto delle complicanze durante il parto e per questo era stata portata d’urgenza in sala operatoria per essere sottoposta ad un intervento e salvarle la vita. Quando ho saputo di questa notizia, ero preoccupatissima ed il mio pensiero era sempre rivolto a lei soprattutto perché, a causa della pandemia in atto, nessuno poteva andare a trovarla nonostante avesse subito un importante intervento.

Dopo l’operazione per fortuna è stata meglio, ma abbiamo avuto dopo poco un’altra brutta notizia: il cuore di Marco non batteva correttamente e per questo era stato ricoverato in terapia intensiva. Questa notizia mi ho buttato giù completamente, distraendomi da qualsiasi cosa dato che il mio pensiero era sempre e solo rivolto a lui.

Io però continuavo a chiamarla ma lei non aveva voglia di parlare perché immersa nel dolore. Ogni giorno i dottori ci informavano sulle condizioni di Marco e talvolta ricevevo delle sue foto che mi intristivano ancora di più, perché al solo pensiero che stesse male e che non potessi vederlo e coccolarlo, mi si riempivano gli occhi di lacrime. A farmi uscire dai miei momenti di sconforto e quindi dalla selva oscura è stata Valeria, che avevo tutti i giorni accanto, che non faceva altro che parlare del suo nuovo fratellino, che voleva vederlo, giocarci insieme e aiutare la mamma a fargli il bagnetto.

Tutte queste sue idee e progetti di cui parlava tutti i giorni mi hanno rallegrato, anche se non da subito dato che mi sentivo come chiusa in una bolla di preoccupazioni e paure. Ora Marco e zia stanno bene, sono felici e Valeria è affettuosissima con il suo fratellino. E’ bellissimo averlo tra le braccia e poter sentire il suo calore e il suo profumo, poter guardare le sue guance paffutelle, il suo accenno di sorriso quando sente il rumore di un bacio, ma soprattutto vederlo crescere forte e sano.

Regioni

Ti potrebbe interessare

Con le amiche per superare la solitudine del lockdown

Spero che tutto questo passi presto, perché così potrò rivedere e riabbracciare tutti i miei amici e i miei parenti e, forse, tornare alla normalità.

Quella volta in cui ho perso per davvero la diritta via

Era l’estate del 2017 quando andai in vacanza con i miei genitori a Peschici. Un giorno eravamo in spiaggia e feci amicizia con un bambino di nome Alessio.

Il mio smarrimento: quando avevo solo 4 anni, mio papà è volato in cielo

Mia mamma è stata una colonna portante nella mia infanzia ed adolescenza forte e coriacea, un’amica nel bene e nel male, il mio Virgilio.