Tra complicità e spensieratezza, nonostante la pandemia

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Arianna, 12 anni

In quest’ultimo anno, a causa della pandemia da Covid-19, si è verificato un fenomeno senza precedenti, responsabile di aver modificato le condizioni alle quali ci eravamo abituati, sconvolgendo la nostra quotidianità e rompendo il nostro consueto equilibrio.

All’inizio ero spaventata, seguivo ogni giorno il telegiornale insieme ai miei genitori e mia sorella: sempre più morti e nuovi contagi. Non volevo sentire nessuno parlare di questo virus, mi intristiva troppo e non riuscivo a togliermelo dalla testa.

Mi ricordo il mio primo giorno nella scuola secondaria, era super felice perché potevo stringere nuove amicizie e fare nuove esperienze. Ero molto timida, non parlavo con nessuno, ma dopo qualche settimana ho iniziato a legare e conoscere meglio i miei compagni.

A scuola avevano organizzato dei corsi pomeridiani e, tra essi, avevo scelto quello sulla scrittura creativa con la mia professoressa di italiano. Il giorno in cui era fissato il primo incontro, chiusero le scuole a causa degli alti contagi. Subito dopo tutte le altre attività: l’Italia si era fermata. Non potevo più giocare con le mie amiche, praticare sport, far visita ai miei nonni.

Avevo progettato per tutta l’estate le cose da fare durante l’anno scolastico, ma una cosa non l’avevo considerata: la comparsa del “Coronavirus”.

Mi sentivo triste e anche molto preoccupata per quello che accadeva giorno dopo giorno. Sembrava di stare in un incubo. A volte pensavo che non potesse essere vero, probabilmente era solo uno scherzo, era impossibile. L’anno successivo, a settembre, siamo tornati in presenza a scuola con la mascherina e il distanziamento per evitare il contagio.

Purtroppo dopo quindici giorni di scuola, siamo stati costretti nuovamente alle videolezioni. Questa volta è stata più dura rispetto al lockdown precedente. Dopo mesi di isolamento e rinunce, ho sofferto maggiormente durante il nuovo confinamento.  Mi sono sentita persa, uno stato di smarrimento connotato da ansia e paura per la perdita di punti di riferimento sociali, quali ad esempio insegnanti, allenatori, compagni di classe come quando Dante si è smarrito nella Selva Oscura.

Questo mio sconforto si è intensificato durante il periodo natalizio, perché non avevo più impegni con la scuola, non potevo viaggiare con la mia famiglia e festeggiare con i miei nonni. Alla ripresa delle lezioni, avevo perso un po’ la motivazione allo studio, non riuscivo a concentrarmi, poiché ero bloccata dalle difficoltà e non vedevo una via d’uscita.

Pensavo che sarebbe stato come l’anno precedente, ma una mia compagna di classe, Marianna, ha iniziato a chiamarmi per parlare un po’ e giocare ad un videogame. Ci sentivamo ogni sera dopo aver finito i compiti: era molto rassicurante e divertente. Dopo alcune settimane si è aggiunta anche Fernanda e, con loro, ho stretto un bellissimo rapporto, fatto di complicità e spensieratezza.

Loro sono le mie guide, che mi hanno aiutato a vincere le paure e i timori proprio come lo sono stati Virgilio e Beatrice per Dante. Sono riuscite a strapparmi sempre un sorriso in questo momento buio.

Grazie a loro sono uscita dalla Selva Oscura e mi hanno condotta dall’Inferno, che stavo vivendo, al Paradiso. Le devo solo ringraziare per tutto quello che hanno fatto per me; ci siamo sempre sostenute l’un l’altra.

Un proverbio “Chi trova un amico trova un tesoro”, mi ha fatto sempre riflettere e ora posso dire che veramente è così.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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