Persa in una selva oscura

di

Elena, 12 anni

In quest’ultimo anno mi sono ritrovata nella posizione di smarrimento in cui era Dante all’inizio della Divina Commedia. Mi sono sentita proprio come lui, persa in una selva oscura, in un bosco intricato e senza neanche un’idea precisa del luogo in cui mi trovassi e del perché fossi finita in quella situazione.

Per me in quel momento quel posto ha rappresentato tutte le mie difficoltà, ognuna delle quali sembrava voler prevalere sulle altre, cacciandomi in uno stato di confusione assoluta.

Non sapevo più quello che dovevo fare e perché fossi stata creata se non potevo più vivere liberamente. Tutto era diventato buio, ero stata condannata senza aver commesso nessuna colpa a rimanere chiusa nella mia casa, senza poter fare niente.

Mi erano stati vietati i rapporti con i miei amici, mi era stata vietata la scuola in presenza, lo sport… insomma, ero costretta ad una condizione orribile di isolamento che mi opprimeva. L’unico modo per comunicare con qualcuno era quello di vedersi attraverso uno schermo, mi sentivo quindi persa, proprio come il sommo poeta deve essersi sentito mentre camminava in quel bosco intricato “nel mezzo del cammin della sua vita”.

Durante quei giorni ho scoperto che vedersi faccia a faccia, è completamente diverso dal vedersi attraverso uno schermo. All’inizio questa situazione mi era quasi sembrata un gioco. Mi si era aperta una porta per iniziare ad imparare qualcosa del mondo tecnologico, io non ne sapevo quasi niente… ma passati pochissimi giorni mi sono accorta che vedere i miei compagni in presenza era totalmente un’altra cosa, e che per uscire dalla selva oscura era necessario il loro aiuto, il loro sostegno.

Il rientro a scuola a settembre è stato magico, il ritornare ad una seminormalità fatta di gel e mascherine è stato comunque un sollievo. Ma è durato poco però, perché all’improvviso siamo di nuovo al punto di partenza, siamo di nuovo soli, ricacciati ancora violentemente nel buio del bosco intricato.

E’ proprio in questi giorni che emerge ancora più nitido il ricordo dello scorso anno di come tutto fosse cambiato. Mi sentivo prigioniera della mia casa, non potevo uscire di lì e intanto mi addentravo sempre di più nel bosco. Era diventato tutto buio, quanto mi mancava la mia vita di prima!

Pensavo che seguire le lezioni da casa sarebbe stata una cosa bella, finalmente ci sarebbe stato un po’ di riposo, ma come si fa a considerare bello non poter scherzare con i propri compagni o non poter più farsi capire con uno sguardo?

In effetti moltissime cose che prima rappresentavano la mia vita, adesso sembravano sparite nel nulla. Dove era finito lo sport, che mi aiutava a sfogarmi nel pomeriggio, le uscite con gli amici, che mi aiutavano a superare i momenti difficili? Ma soprattutto dove erano finite le vacanze, la settimana bianca? Mi era stato vietato anche l’unico momento che ogni anno per
me rappresentava uno svago. Sciare mi aveva sempre liberato da tutti i miei problemi e quindi mi aveva sempre tenuta lontana dall’ingresso della selva.

Pian piano però ho cominciato ad adattarmi alla situazione, sono riuscita a mantenere il contatto con i miei amici attraverso il telefono, a fare ginnastica on-line e anche scuola con il computer. Ma non posso dire di essere riuscita “a riveder le stelle” come Dante.

Penso che però la speranza stia rappresentando per me un Virgilio, la speranza che il vaccino e lo stare a casa possano far ridiventare il mondo come era prima e che possano rimettere finalmente a posto ogni cosa. Se è vero come dice Dante che per arrivare in Paradiso si deve passare per l’Inferno, sicuramente ne usciremo più forti e più capaci di apprezzare quello che si trova intorno a noi.

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