Ero diventata un vegetale, allora ho capito che dovevo rialzarmi

di

Maria Francesca, 16 anni

A volte nella vita, ci sono periodi bui, dove ci si sente di essere smarriti e isolati dal mondo. Proprio come Dante, anche io per la mia prima volta attraversai la selva oscura e smarrii la diritta via. Fu nel periodo di Marzo fino al mese di Maggio 2020.

Ricordo bene quei mesi infernali; la mia vita era entrata in un loop di una stessa giornata. Persino le lezioni a scuola, il pranzo, la cena, i sogni, sembravano essere tutti uguali. Provavo anche a rammentare ciò che avevo vissuto prima di quel periodo, ma i ricordi felici mi facevano ancora più male, poiché avevo perso la speranza di ritornare a breve alla normalità.

In quel frangente di tempo, nonostante gli amici e la famiglia accanto a me, mi sentivo sola e mi chiusi in me stessa; contavo solo su di me e non avendo forza si può capire che non era la cosa migliore da fare. Nessuno, se non qualche professore a volte, si era accorto che quello che avevo sul viso fosse un finto sorriso o una finta risata, per trasmettere almeno agli altri ciò che non riuscivo a provare.

In realtà non so se sia stato un Virgilio o io stessa ad uscire da questa situazione; magari tutti e due. Non ricordo precisamente cosa o se qualcuno mi spinse a prendere la situazione in mano. Alla fine di Maggio conobbi una persona, accanto a me tutt’ora, che facilmente riuscì a vedere ciò che provavo in quel momento. Come? Con il silenzio e osservandomi attentamente, stando attento ad ogni mio movimento; attraverso lo specchio dell’anima, gli occhi.

Grazie a questa persona mi resi conto di essere diventata un vegetale e che agendo in quel modo non avrei concluso niente. Decisi allora di cominciare a far qualcosa come impegnarmi a scuola, anche se ormai era troppo tardi.
Dal momento che sapevo di non poter tornare così facilmente alla normalità, mi imposi degli obiettivi che tutt’ora sto raggiungendo.

Nella seconda ondata di questa pandemia, infatti, ho cominciato a comportarmi in modo diverso e ho preso coscienza del fatto che, si è vero che ci sono dei lati negativi, ma bisogna coglierne anche il lato positivo, come in ogni cosa d’altronde. Quindi se si smarrisce la via, l’importante è cercare di ritrovarla, a volte anche con l’aiuto di qualcuno.

 

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Ricordo ancora il mio ultimo giorno di scuola “normale”. Avrei voluto sapere che quella sarebbe stata l’ultima campanella, che da quel momento tutto sarebbe cambiato.

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Desideriamo vincere, essere desiderati, amati, accettati. Vorremmo solo vivere. Ma potremmo mai arrivare al nostro Paradiso, se prima non ci perdiamo un po’ nella nostra selva oscura?

“Come stai?” Non me lo avevano più chiesto

Non riuscivo a provare più nulla, non uscivo all’aria aperta da non so quanto tempo e non parlavo con qualcuno della mia età da quello stesso momento.