Il mio smarrimento: quando avevo solo 4 anni, mio papà è volato in cielo

di

Elisa, 13 anni

Chi almeno una volta non è caduto in una “selva Oscura” come è capitato a Dante. La sua sofferenza, il suo dolore per la perdita di Beatrice lo ha condotto in una dimensione di smarrimento di se stesso. Io quando sono caduta in questo posto surreale avevo solo quattro anni. Sì lo so, vi viene difficile da credere che una bambina così piccola abbia vissuto una tristezza, un senso di abbandono tanto grande.

Ebbene si. Vi sto per raccontare quel che mi ricordo degli ultimi mesi di vita del mio papà, non ricordo quando iniziò a sentirsi male, ma quei mesi furono davvero terribili. La mia mamma lasciava me e mio fratello di appena venti mesi con una bambinaia. Lei la sua giornata la trascorreva tra la casa e l’ospedale tutte le volte portava con sé bustoni pieni di abiti puliti e buste frigo. Tutto questo per far stare meglio il mio papà. Ogni volta che tornava dall’ospedale era sempre sfinita e molto triste ma mai demoralizzata. Furono momenti da incubo, l’estate peggiore della mia vita.

Così dopo due mesi di lotta, mio padre ci lasciò. Era settembre. Non lo scorderò mai, la mia mamma si ritirò di notte, mio fratello ed io stavamo a casa della nostra madrina, mi prese in braccio e mi disse che il mio papà era volato in cielo e stava con Gesù. Mi fece vedere il cielo stellato e mi disse che una di quelle stelle era il mio papà, e che ci guardava e ci proteggeva. I

n quel momento sentii un vuoto dentro e tanta ma tantissima tristezza. Così scoppiai a piangere. Il primo anno senza papà fu davvero triste. Il mio Natale, il mio compleanno senza quel papà dolce, pacioccone il mio angelo custode. Tutti gli amici che noi consideravamo tali scomparvero all’improvviso. Dentro di me provavo un malessere crescente. Posso dire una sorta di alienazione.

Dovendosi confrontare con una nuova realtà, mia mamma ci ha sempre dato consigli è stata lei la mia guida, mi ha aiutato ad acquistare la capacità di imparare a non negare le emozioni che provavo e a non soffocare il dolore, bensì di digerirlo e poi lasciarlo andare. Ho imparato a osservarmi. A distanza di tempo ora tutto assume per me un significato preciso con l’intelligenza del cuore, che ho imparato ad usare; mia madre mi ha insegnato a prendermi cura di me stessa e di chi mi sta vicino.

La guida che ho avuto mi permette di sperare in un futuro sereno. Quello che Virgilio ha fatto per Dante, nel mio caso lo ha fatto la mia mamma. Una colonna portante nella mia infanzia ed adolescenza forte e coriacea, un’amica nel bene e nel male, il mio Virgilio.

Dante mi ha permesso di guardarmi in profondità. La sua umanità è così profonda e sconvolgente che non può lasciare indifferenti di fronte alla testimonianza della sua esperienza.

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