Un dialogo a più voci per capire quale “selva oscura” superare

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Classi I E Scuola Secondaria Buonarroti e IC Scialoia, Milano – Progetto Oltre i confini

Ci ritrovammo in una selva oscura e spaventosa, in una notte buia e tempestosa. Iniziammo a vagare verso una meta sconosciuta. La paura ci assalì, e con essa l’incertezza, lo sconforto e il susseguirsi di inimmaginabili tragedie.
Oggi siamo qui a raccontarvi il difficile periodo vissuto, le difficoltà ma anche la speranza, forte e mai smarrita, di tornare alla normalità.

T.: La selva oscura… per me è la metafora del perdersi dentro qualcosa di troppo vasto, di cui non comprendi il senso. Ma forse è anche una possibilità per riflettere. Ho capito il valore della famiglia e della scuola, l’importanza dell’amicizia.

R.: Per me rappresenta uno stato immaginario di tristezza, di insicurezza, di dolore emotivo. Per fortuna credo di non aver mai smarrito la diritta via ma, se fosse capitato, credo che non mi sarei rivolta agli adulti e avrei preferito cavarmela da sola. Sono stata una guida per molti miei amici nei momenti difficili e sentirmi una piccola “Virgilio” mi ha fatto stare bene.

G.: Mi sono sentita smarrita tante volte e in questo ultimo anno ho sentito molto la mancanza dei miei amici, dei miei parenti. Ero triste, un po’ sola. Certo potevo sfogarmi con mia sorella ma non era la stessa cosa.

S.: La selva oscura è un posto buio in cui ti senti triste. Secondo me tutti, prima o poi, sono attraversati da questa tristezza e rischiano di perdere di vista il vero obiettivo, essere felici. Quando è successo a me ho preferito cavarmela da sola, non volevo che i miei genitori si intromettessero perchè sicuramente avrebbero ingigantito i problemi.

G.: La mia “selva oscura” è stata dover rimanere chiuso in casa, lontano dai miei amici. È stato come perdersi in un bosco, non saper che fare nè quale sentiero imboccare. Ero “disperso” nel nulla. Per fortuna c’erano mio papà e mia sorella. Non credevo che vedere i propri amici fosse così importante. Me ne sono reso conto proprio perché mi mancavano.

N.: Anch’io all’inizio sono stata sempre in casa, come tutti gli altri; in principio iniziai ad abituarmi. Ma poi le giornate divennero più lunghe, passarono mesi e tutti erano spaventati. Mi annoiavo molto: ero preoccupata e spaventata. Mia sorella, che era in quinta superiore, doveva sostenere la maturità e l’aiutavo come potevo. Ricordo con grande gioia la prima passeggiata con mia mamma.

T.: È vero, anch’io non l’ho vissuta bene. Ero chiusa in casa come tutti: non si sapeva ancora quando saremmo tornati a scuola, poi il tempo a casa si allungava. Prima di giorni e, poi, di mesi; la gente era spaventata, nessuno sapeva che cosa fosse e che cosa causasse questo maledetto virus. Neanche i medici sapevano bene con chi avevano a che fare.

L.:In questa pandemia ho provato tristezza e solitudine, dolore e rabbia. Il covid si è portato via alcuni miei parenti. Stavo per perdere anche la mia migliore amica e mi sono sentita impotente e abbandonata da tutti. Avevo solo mia mamma e mia sorella con le quali mi sfogavo. Mi è mancata la scuola in presenza e stare a contatto con i miei compagni. Mi è mancato stare con le mie amiche in cortile e andare a tutta velocità con i roller. Mi è mancato il contatto fisico con le persone. Il lockdown ha fatto capire all’umanità quanto la vita sia preziosa. Ho capito il valore delle cose che credevo comuni. Ho guardato i dottori con occhi diversi. Ho riscoperto la bellezza dello stare insieme a mia sorella, mi sono persino mancate le passeggiate al parco di cui mi lamentavo tanto! Ho scoperto la meraviglia delle piccole cose.

B.:Ripensando alla mia selva oscura ho lo sguardo appannato. Mi gira la testa. C’è tutta la tristezza che provo. Ci hanno tolto tutto. Gli abbracci, l’affetto, lo stare insieme. Ora sono in quell’angolino della mia stanza. Piove. L’unica cosa bella è che sto scrivendo, con il rumore della pioggia che batte sulla finestra. È così romantico e rilassante il rumore della pioggia! Ma mi arriva un messaggio: “Amore mio, la nonna e la zia sono decedute per il virus, mi
dispiace”. La tranquillità improvvisamente svanisce: rivedo me, distrutta, che lancio il telefono, indosso la giacca, metto le scarpe, sciolgo i capelli ed esco fuori e lì, sotto la pioggia, piango. Le lacrime mi sfiorano la pelle, sono zuppa e sola. A causa del virus tutti nella mia famiglia hanno perso il lavoro. Mi chiedo perché tutto questo succeda proprio a me. A volte il dolore ti fa pensare e dire cose sbagliate. La pioggia mi ha aiutata molto, se sei nella selva oscura e non trovi la via giusta, tu cerca il lato positivo, fidati. Non fa mai male un po’ di positività, anzi aiuta a distaccarsi dal mondo reale e qualche volta e crearne uno tutto tuo; fai una piccola pausa, rifletti e vedrai che troverai la diritta via perché ci sarà il tuo cuore a guidarti.

Raccontare questa esperienza, condividere le nostre riflessioni ci ha permesso di capire l’importanza della libertà che noi, prima, davamo per scontata.

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