Mirror – Non si può scappare da se stessi

di

Dominik, 15 anni

Era seduto in un angolo della stanza, piuttosto incurvato e con gli occhi vuoti. Aveva i capelli lunghi e in disordine, e con quella dannata mascherina non capivo se fosse un maschio o una femmina. Aveva addosso una canottiera bianca, una tuta blu ed era scalzo. Ammetto che la sua vista mi aveva decisamente spaventato.

“Beh? Che hai da guardare?” chiese in modo secco con una voce bassa e stanca. “No, niente” risposi rapidamente e girai lo sguardo. “Non si fissa qualcuno per niente. Smettila di evitarmi”. Si alzò dal divano e si sedette su di esso come un pollo, per un attimo mi venne quasi da ridere.

“Allora? Per quanto vogliamo andare avanti così? Evitarmi non mi farà certo andare via, se è questo che pensi”. Parlargli era probabilmente uno sbaglio, quindi lo feci.

“Che vuoi?”. Una domanda che lo avrebbe obbligato a rispondere, “Non sono certo qui per me”, almeno così credevo.

“Che vuoi?”

“Essere evitati così a lungo non è piacevole”

“Sarebbe colpa mia?”

“Completamente, oserei dire”. Rimasi abbastanza confuso.

“Non vedi come ti sei ridotto? Passi le giornate a non fare nulla, non esci di casa e non contatti mai nessuno. E ogni volta che provo a parlare con te tu mi ignori. Pensi che tua madre ne sarebbe felice?”

“Cosa ne sai tu di cosa la renderebbe felice. Siamo chiusi in casa da mesi. Neanche abbiamo potuto organizzare il funerale. Voglio solo un po’ di calma”.

“Sono mesi che sei nella calma. Questo non è affrontare il lutto ma scappare da esso”

“Beh scusa se preferisco stare da solo piuttosto che con gente che non fa altro che rinfacciarmi i soliti -mi dispiace- e -è un momento duro- E’ un momento duro ma ‘sta finta compassione non fa che innervosirmi. Era la stessa cosa a scuola. Inutili temi sul covid e discorsi senza senso su quanto fosse dura la situazione ma nessuno faceva nulla per aiutare mio padre o per rendere davvero questo periodo meno duro. Alla fine abbiamo dovuto chiudere il locale. Mia madre si è ammalata e tutto ciò che facevano i professori che tanto dicevano di starci vicino erano interrogazioni e fingere di preoccuparsi per noi. I programmi TV ripetevano le stesse cose di continuo, tutti si preoccupavano solo di se stessi con quell’odioso finto altruismo, e la situazione non ha fatto che peggiorare in ogni caso. E scrivere un dannato tema non cambierà nulla. Nessuno ascolta e tutti parlano, e io non ce la faccio più”.

“Non mi pare che isolandoti tu abbia fatto passi avanti. Dici che tutti parlano e nessuno ascolta ma la tua voce è la prima che ignori e quella che più fai sentire. Sei un ipocrita. Guardati come sei ridotto. Rifiuti l’aiuto di tutti e poi ti lamenti di essere solo. Tuo padre ha fatto tutto ciò che poteva sopportando la stessa che hai sopportato tu ma non si è nascosto a piangere come te. Dici che i professori e i tuoi compagni fingevano altruismo? Datti una svegliata. Anche loro stavano passando i loro problemi. Sbaglio o a quel professore è morta la figlia? Non mi pare che ti abbia rinfacciato qualcosa. Sei solo un ragazzino che fa i capricci per attirare compassione che poi rifiuterai”.

“Stai zitto”

“Vedi? Lo stai facendo ancora. Non fai che evitarmi”

“Ho detto di stare zitto. Tu non sai cosa si prova ad essere soli”

“Ti prego non ricominciare con questo discorso”

“Mia madre era l’unica ad aiutarmi o a starmi vicino e ora è morta senza che importi a nessuno. Prima nessuno mi degnava di uno sguardo e ora tutti mi vengono incontro a compatirmi”

“Non era ciò che volevi? Essere notato? Essere aiutato? Cosa dovrebbero fare gli altri, eh. Dimmelo per favore. Oppure non puoi dirlo perché non lo sai e volevi solo lamentarti come fai sempre. Dici di odiare tutti per qualche motivo ma tu non fai che comportarti così. Ti nascondi e scappi via dai tuoi problemi come un codardo. Ho quasi l’impressione che sia fatto apposta”

Dopo che disse questo non seppi che dire. Afferrai la lampada e gliela lanciai addosso ma gli passò attraverso e si frantumò al muro. Non capivo cosa stesse succedendo.

“Codardo. Non sai che dire e mi aggredisci? Non fai che peggiorare la tua situazione razza di fallito. Non vuoi che ti rinfacci i tuoi errori? Non vuoi che ti mostri la realtà? Te l’ho detto, non fai che evitarmi ma la verità è che non puoi perché…”

“STAI ZITTO HO DETTO…”

Prima che potessi aggiungere altro mi afferrò per il collo della maglietta.

“Smettila di fare il bambino e scappare da ogni cosa! Smettila di dare la colpa agli altri per ogni cosa e affrontami per una buona volta! Cerchi di scappare da me ma non puoi farlo. Dopotutto, da quando si può scappare da se stessi?”

Mi misi a gridare e mi svegliai all’improvviso.

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