Il progetto Caleidos ha risposto ai bisogni delle famiglie

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Relazione, prevenzione e condivisione sono le parole chiave di Caleidos Veneto, il progetto pilota co-finanziato dall’impresa sociale Con I Bambini che nella Marca trevigiana ha sviluppato azioni per superare le fragilità educative dei bambini 0-6 anni e delle loro famiglie. Frutto di un’ampia partnership guidata dalla Cooperativa sociale Itaca, Caleidos in tre anni di attività è andato nella direzione del “prendersi cura” delle famiglie, stimolando i genitori ad una partecipazione consapevole e mettendo a sistema un approccio integrato interservizi e multidisciplinare.

Destinatari principali del progetto sono stati i bambini 0-6 anni e quei genitori che si collocano in una fascia indefinita, quelli “sconosciuti” ai servizi del territorio, scomparsi dalle mappe dei servizi educativi e di cittadinanza. Bambini e famiglie che vivono in una zona “grigio chiaro”, bimbi che non sono in carico ai Servizi sociali o specialistici ma che presentano una momentanea fragilità nella crescita o famiglie che vivono una temporanea difficoltà nell’accudimento dei figli.

Rispetto alle famiglie coinvolte, il denominatore comune è la mancanza di una rete parentale ed amicale forte nel territorio e la presenza, sovente, di lavori intermittenti e precari dal punto di vista economico. I genitori non sempre sono assenti fisicamente, spesso non hanno gli strumenti per chiedere aiuto ed essere così supportati.

Nel convegno finale “Caleidos Veneto: buone prassi di trasferibilità. Affrontare la povertà educativa delle famiglie con bambini 0-6 anni”, previsto il 26 novembre nell’auditorium del centro culturale Conti Agosti di Mareno di Piave, sono stati presentati interventi, dati ed esperienze a conclusione del progetto che ha avuto durata triennale (2018-2021).

Il convegno Caleidos viene organizzato in un momento di particolare opportunità, mentre l’Aulss2 attraverso i piani di zona e i sindaci dei territori stanno riflettendo sul tema della povertà educativa con target 0-6 anni, e sulla necessità di condividere interventi professionali verificabili ed efficaciafferma il dott. Nicola Michieletto, Coordinatore IAFC AULSS2 Treviso -. Accogliamo con favore gli stimoli che provengono dal progetto Caleidos, attraverso il quale, insieme ai Comuni, Fondazione di comunità, istituti scolastici e privato sociale, abbiamo collaborato con un reale lavoro di rete”.

Bambini e famiglie si definiscono in povertà educativa quando si trovano a vivere in una condizione di forte svantaggio economico, culturale o sociale, famiglie le cui esigenze immediate di vita sono focalizzate a garantire la disponibilità dei beni minimi essenziali alla sopravvivenza, senza investimento alcuno dedicato all’educazione e alla crescita attraverso la cultura, lo sport, la lettura, la socialità. La povertà educativa minorile non è una deprivazione correlata esclusivamente alla sfera socioeconomica. Altri fattori di rischio possono determinarla con effetti sullo sviluppo e il benessere dei bambini. L’assenza di una relazione educativa positiva genitore-figlio può influire sullo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo. È riscontrato come la povertà educativa che colpisce la prima infanzia abbia degli effetti a lungo termine e comporti un maggiore rischio di esclusione sociale.

Caleidos Veneto ha rappresentato un’occasione per intervenire concretamente sul tema della povertà educativa nel target della prima infanzia, lavorando in stretta connessione con servizi specialistici e territoriali, scuole, agenzie educative e famigliespiega Chiara Grando, Coordinatrice Caleidos Veneto per la Cooperativa sociale Itaca -. L’equipe di lavoro, avvalendosi di molteplici professionalità, ha potuto sostenere le famiglie in fragilità offrendo congiuntamente spazi ed opportunità ai bambini e alle bambine di tutta la comunità”.

Della sostenibilità e possibilità di replicare il progetto nei restanti 28 Comuni che fanno parte del Distretto Pieve di Soligo dell’Ulss 2 Marca trevigiana si è occupata il partner Fondazione di Comunità della Sinistra Piave, che con fondi Caleidos ha affidato una ricerca a Marta Pantalone, ricercatrice, collaboratrice del Centro Governance & Social Innovation della Fondazione Università Ca’ Foscari di Venezia. “Lo studio ha voluto far luce sulle possibili strade di sviluppo futuro delle attivitàafferma Marta Pantalone -, in prospettiva di sostenibilità, facendo emergere le dimensioni che costituiscono i punti di forza dell’organizzazione e delle azioni progettuali, e sulle opportunità offerte dal contesto territoriale. Sono stati coinvolti operatori del progetto e amministratori locali al fine di dar voce ai diversi stakeholder locali”.

ALCUNI NUMERI DI CALEIDOS IN VENETO

I bambini coinvolti sono stati 495, 383 dei quali in maniera stabile; 348 famiglie coinvolte stabilmente; 60 tra operatori specializzati di Itaca, Ulss2 e Servizi sociali e insegnanti; 6 Comuni tra cui Cappella Maggiore, Colle Umberto, Conegliano, Fregona, San Vendemiano e Sarmede; 9 punti educativi attivati nel territorio; 2 Istituti comprensivi Grava Conegliano 1 e Cappella Maggiore; 8 scuole d’infanzia paritarie; 1 casa di riposo; 4 parrocchie.

Gli interventi di Caleidos hanno permesso d’intervenire con quelle famiglie che altrimenti non avrebbero avuto accesso ai servizi socialispiega la dott.ssa Mara Mazzer, Assistente sociale del Comune di Conegliano -. Il coinvolgimento delle scuole d’infanzia ha permesso di avvicinarci alle famiglie e ai loro bambini, creando relazioni di fiducia che sono alla base della relazione d’aiuto”.

La tempestività degli interventi è stata una delle caratteristiche principali su cui si è fondato il progetto. Lavorare con i bambini piccoli è importante ed è altrettanto fondamentale agire precocemente. Per questo le maestre impegnate con la prima infanzia hanno bisogno di essere supportate, per intervenire tempestivamente in situazioni di fragilità.

Caleidos si è caratterizzato per utilizzare un linguaggio semplice, facile ed accessibileafferma la dott.ssa Chiara Strazzer, Assistente sociale del Comune di Fregona -. Le attività sono state pensate per coinvolgere non solo le famiglie con fragilità ma l’intera comunità grazie all’interscambio con l’associazionismo locale e la rete educativa, coinvolgendo così bambini, anziani e famiglie presso le biblioteche, la casa di riposo e i luoghi d’incontro della comunità”.

L’intervento precoce caratterizza un obiettivo primario dell’Azienda sanitaria: la prevenzione risulta un approccio efficace ed efficiente, in quanto permette di intervenire in quei contesti di fragilità educativa che, se trascurati, possono sfociare in situazioni che richiedono interventi più impegnativi di energie e di risorseafferma la dott.ssa Valentina Colombera, Assistente sociale Consultori familiari Ulss2 Marca trevigiana -. Le azioni del progetto, che hanno visto coinvolti i Servizi specialistici dell’Azienda sanitaria fuori dai propri luoghi abituali, più vicino al territorio e nei luoghi di vita dei bambini, hanno favorito la comunicazione e la collaborazione tra vari soggetti, la condivisione con le famiglie, che sono diventate partecipi e protagoniste degli interventi, la creazione attorno ai bambini e alle famiglie, con la scuola e i Servizi e la comunità del territorio, di una rete che protegge, contiene e rinforza”.

A portare le loro testimonianze ed esperienze anche un’educatrice, una psicologa psicoterapeuta, un’insegnante, la collaboratrice di un Dirigente scolastico.

“Lavorando come educatrice nel territorioevidenzia Sara Modolo, Educatrice Caleidos della Cooperativa sociale Itaca -, sento che il mio modo di operare all’interno della comunità è fatto di flessibilità, elasticità, adattamento e costante ri-progettazione. Le parole chiave risultano essere molteplici, ma il cuore pulsante del nostro lavoro è la relazione”.

Il compito educativo è complesso: alla base c’è una relazione significativa, affettiva ed emotiva tra bambini e genitoriafferma la dott.ssa Patrizia Molin, Psicologa e Psicoterapeuta -. Quando l’ambiente familiare presenta difficoltà relazionali, socioeconomiche, culturali, si crea una situazione sfavorevole allo sviluppo del bambino. È necessario intervenire precocemente con un approccio di coinvolgimento partecipato dei genitori e con un metodo multidisciplinare, più gruppi professionali in stretta connessione, e multifocale, più contesti di intervento”.

“Per noi Caleidos è stato la mano, l’orecchio e lo sguardo, tesi alla valorizzazione dei nostri bambinisottolinea Claudia Moretton, insegnante della scuola d’infanzia IC Grava Coneglianoattraverso l’ascolto partecipato, il confronto, il dialogo costruttivo con le famiglie, la costruzione condivisa di buone prassi”.

«Il Progetto Caleidos ha permesso alle insegnanti delle scuole dell’infanzia di partecipare a corsi di formazione, di essere supportate nelle attività attraverso la supervisione di una psicologa e di personalizzare al meglio la programmazione educativo-didatticariferisce Tiziana Della Libera, Collaboratrice Dirigente Scolastico IC Cappella Maggiore -. Particolare attenzione è stata posta ai bambini con Bisogni Educativi Speciali potenziando anche i prerequisiti dell’apprendimento per favorire la continuità del passaggio alla scuola primaria particolarmente dopo la chiusura delle scuole per emergenza sanitaria. Il team di operatori che lavorava su obiettivi comuni in ambito sia familiare che domestico ha aiutato più bambini a superare difficoltà cognitive e relazionali».

Il punto di vista degli Enti locali è stato portato dagli amministratori di due Comuni coinvolti.

La sfida è ora quella di “dare continuità al progetto per contrastare la povertà e favorire l’inclusione sociale tramite i Patti educativi di famiglia e i punti educativiafferma Laura Pizzol, Assessore al Sociale del Comune di Cole Umberto -. L’elasticità degli interventi ha permesso di rispondere agli effettivi bisogni della comunità. Un progetto sartoriale”.

“Caleidos ha sfruttato una metodologia già collaudata nel territorio attraverso il Servizio Operativa di Comunità dell’Ulss 2 Marca trevigianaconclude Renzo Zanchetta, Vicesindaco del Comune di San Vendemiano -. Da questa ventennale esperienza, che ha permesso di creare relazioni stabili e fiduciarie nel territorio, nasce il lavoro di rete di Caleidos, che è risultato essere una progettualità flessibile capace di adattarsi ai bisogni specifici di ogni Comune partner”.

Co-finanziato dall’impresa sociale Con I Bambini, Caleidos è stato frutto di una partnership guidata in Veneto dalla Cooperativa sociale Itaca che ha visto coinvolti Ulss 2 Marca Trevigiana – Distretto Pieve di Soligo, Fondazione di Comunità della Sinistra Piave per la qualità di vita Onlus, Istituti comprensivi di Cappella Maggiore e “Grava” Conegliano 1, Nido Comunale di San Vendemiano (gestito da Cooperativa Stella). In un’ottica di lavoro di comunità, gli Istituti comprensivi hanno coinvolto le Amministrazioni comunali di Cappella Maggiore, Colle Umberto, Conegliano, Fregona, San Vendemiano e Sarmede con i relativi Servizi Sociali.

da sinistra: Renzo Zanchetta, vicesindaco del Comune di San Vendemiano; Willy Mazzer, responsabile area Giovani e Sviluppo di comunità della Cooperativa sociale Itaca; Nicola Michieletto, Coordinatore IAFC AULSS2 Treviso; Sonia Brescacin, presidente della Quinta Commissione consiliare della Regione del Veneto; Chiara Grando, coordinatrice Caleidos Veneto per la Cooperativa sociale Itaca; Marta Pantalone, ricercatrice, collaboratrice del Centro Governance & Social Innovation della Fondazione Università Ca’ Foscari di Venezia; Massimiliano Ferrua, coordinatore nazionale progetto Caleidos per la Cooperativa Valdocco; Laura Pizzol, assessore al Sociale del Comune di Colle Umberto; Oliviero Beni, vice presidente di Fondazione di Comunità Sinistra Piave

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