La mia Beatrice fu la libertà, la musica il mio Virgilio
di Con i Bambini
Valentina, 14 anni
Nel mezzo del cammin della mia vita mi ritrovai d’improvviso nella selva oscura dove andar non sapevo… ero perduta.
Prima di sentirmi così persa era tutto normale, andavo a scuola, facevo la terza media, prima di entrare stavo con i miei amici abbracciata, parlavamo e molte volte ripetevamo per le interrogazioni di prima mattina, i miei professori di sempre erano lì alla cattedra in quella grande aula, entravo e mi sedevo al mio posto con la mia compagna di banco e di mille avventure, uscivo con i miei amici, guardavamo film…
Poi arrivò quello che per me fu il Lucifero della storia, il covid-19. Essendo una ragazza molto estroversa per me fu molto difficile trovare quella normalità di sempre o forse per meglio dire quel paradiso terrestre nelle quattro mura della mia camera, ma come le grandi fiabe e i classici ci insegnano, alla fine di tutto c’è quasi sempre un finale radioso, un po’ come Dante che alla fine della Divina Commedia si ritrova con la sua amata Beatrice. La mia Beatrice fu la mia felicità, la mia libertà, forse ancora tuttora non completa ma ci siamo quasi.
Mi ritrovai con un’unica costante, il mio rifugio per piangere e ridere, la mia cameretta rosa, ma nonostante la mia mente fosse persa mi mostravo come la solita Valentina, sorridente e luminosa come un raggio di sole. Mi resi conto dopo tempo che era per autoconvincermi che andasse tutto bene, ma intanto scendevo per i gironi dell’inferno confusa e senza una guida.
Pensai che l’unico spiraglio di luce che mi avrebbe potuto far risalire nella mia amata Terra potesse essere l’estate, di cui alla fine, per quanto fossi scesa giù, non vedevo nemmeno l’ombra, era sempre tutto scuro.
Durante l’estate pensai solo a quanto tutti si stessero divertendo mentre io ero al buio in un girone ormai al mezzo del mio inferno, rattristandomi nei miei pensieri e capendo che nessun posto in cui stessi andando fosse per me casa.
Finita l’estate, iniziai a pensare che cambiando scuola, compagni e professori, avrei potuto ricominciare da capo e mostrarmi per quello che sono sempre stata… Ma una volta arrivato questo grande momento, nonostante i miei sforzi, continuavo a scendere sempre più giù, avvicinandomi a quello che era il punto più basso dell’inferno, fin quando non trovai la mia guida in un cassetto che continuava ad accompagnarmi nel mio cammino ma senza averlo mai osservato veramente. Lo aprii e trovai delle semplici cuffie che mi riportarono a tutto ciò che riesce a trasportarmi nella vita reale dei miei sentimenti: la musica.
La musica fu il mio Virgilio che, dopo aver esplorato sufficientemente l’inferno, capì che volevo risalire e così accadde.
Ci furono molti ostacoli che nell’andata non vidi dato che tutta la mia attenzione era rivolta su ciò che facessero gli altri piuttosto che su me stessa.
Superai prima di tutto la mia paura di essere giudicata, che combattè valorosamente, ma non abbastanza da abbattere la mia voglia di risalire da quell’imbuto infernale che avevo creato nella mia mente.
Superai la paura di non essere apprezzata per quello che sono perché mi resi conto di avere ancora attorno persone che mi volevano sorridente e radiosa come sono sempre stata, ma una più di tutte: mia sorella, che mi resi conto di star allontanando sempre di più e sentivo che mi mancava qualcosa senza di lei.
Iniziai ad immaginarla con me che mi teneva la mano durante tutta questa faticosa e ripida salita.
Superai persino la paura di essere un peso per le mie amiche, grazie a loro che mi riportarono a credere in qualcosa di più forte di questa stessa paura, l’amicizia.
Mi resi conto che ero uscita dall’inferno, ma che ovviamente ancora dovevo fare una lunga strada per tornare a “casa”.
Intanto sentivo una musica molto forte nelle mie orecchie che mi diede la spinta di combattere anche contro i miei stessi pregiudizi e la paura di non essere abbastanza bella come le altre ragazze…
Superai anche la paura di non poter realizzare i miei sogni, che mi riportò a credere che se avessi voluto avrei potuto veramente essere felice.
Il purgatorio era quasi finito mancava solo questa grande paura e poi sarei potuta salire nel paradiso dove ancora non sapevo che cosa mi aspettasse; combattei valorosamente contro la mia paura di dire la cosa sbagliata al momento sbagliato, così ritornai con la solita parlantina che mi contraddistingue.
Notai che c’era un segnale che diceva: “da qui ancora non si passa”; così salii direttamente nel paradiso con una musica vivace nelle cuffie.
Nel mio paradiso mentale trovai finalmente la mia felicità e la mia libertà di essere chi sono nella veste di tutte le persone che avevo attorno da sempre e che mi stavano solo aspettando a braccia aperte…
L’unico dubbio che mi era rimasto era cosa mi mancasse ancora da battere nel purgatorio…
Ora lo so, è una cosa per cui sto lottando ancora tutt’ora e che mi manca da troppo tempo… la fiducia in me stessa.
Ora come ora mi sento sempre Valentina, ma più combattiva e pronta per difendere tutto ciò per cui ha lottato tanto.
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