La mia famiglia è stata il mio Virgilio che mi ha guidato verso la speranza
di Con i Bambini
Alessia, 15 anni
La vita ai tempi del Covid è sicuramente una delle esperienze più ardue che l’intera umanità abbia dovuto sino ad ora superare. La preclusione che tale nemico invisibile ha portato con sé ha recato, e purtroppo continua ad arrecare, un grande senso di smarrimento, creando in ogni individuo un vuoto, che ha inghiottito come una voragine le aspettative, le speranze, le gioie di un’intera generazione di bambini, ragazzi, adulti, anziani.
Le innumerevoli incertezze che hanno accompagnato i momenti di ognuno, da poco più di un anno a questa parte, hanno lasciato il loro segno indelebile nelle menti e nei cuori di tutti. Ogni cosa sembra essersi fermata, catapultata in una realtà illusoria: ed è proprio ciò a rendere la quotidianità vissuta ai tempi del Covid paragonabile alla “selva oscura” dantesca.
In entrambe, a fare da fondamento sono l’incertezza, la paura, la sensazione di disorientamento e turbamento, tutti elementi che sembrano essere legati indissolubilmente alla vita di ogni persona. La “selva oscura” rappresenta, così, il cammino perduto dall’uomo in questo particolare periodo, un cammino difficile da intraprendere per via dei numerosi ostacoli che lo costellano e dal quale l’uomo sembra non essere in grado di uscire, per ritrovare la “retta via”.
Durante il cammino lungo la selva oscura fino ad oggi vissuta, carissimo è stato il prezzo pagato per riuscire a ritrovare il senso di orientamento andato perso, un prezzo costato milioni di vite, intere famiglie distrutte, ospedali giunti allo stremo, persone ritrovatesi sole, l’assenza di socialità che non ha permesso di lottare l’uno accanto all’altro. Ciò ha rappresentato, infatti, lo smarrimento più grande di quella diritta via, oggi tanto desiderata.
La mancanza di contatto diretto con i propri cari, i propri amici, la privazione di una serenità da sempre data per scontata, la sensazione di ritrovarsi avvolti da un velo scuro in grado di far scomparire ogni sentimento di amore e di felicità, la consapevolezza di non poter neppure dare un abbraccio, un bacio disinteressato: queste sono solo alcune delle cose che il Covid sembra aver quasi dissolto nel nulla con il suo impeto, per lasciare spazio solo ad un clima di forte terrore.
Molte, troppe persone hanno dovuto perdere i propri cari, non poterli salutare prima del loro ultimo viaggio, hanno dovuto soffrire in silenzio, in un clima già di per sé di grande insicurezza, dove non è consentito mai, in nessun momento, abbassare la guardia. La più grande sfida potrebbe, quindi, riassumersi come la ripresa di quella tanto amata e bramata (anche se banale) normalità.
Gli adolescenti appaiono essere condannati ad una vita che, al momento, sembra non offrire loro alcuno spiraglio di luce che illumini la loro vita, presente e futura. La forte preclusione con cui oggi accompagnano ogni loro azione fa sì che le cose da loro compiute non possano trovare a pieno la loro realizzazione.
Grava come un macigno il fatto di non poter frequentare la scuola, vivendo così gli anni più belli e spensierati, di non poter incontrare i propri compagni ed amici, di non poter lavorare in gruppo, di non poter sviluppare una personalità più matura che sappia convivere con gli altri, di non poter dare sfogo alla propria creatività, di non poter coltivare le proprie ambizioni in maniera concreta e disinteressata.
I ragazzi di oggi sembrano essere la prima generazione ad essersi imbattuta in quella “selva oscura”, senza sapere come fare ritorno alla retta via. L’isolamento vissuto dai ragazzi è un qualcosa che va oltre la semplice privazione degli amici, della scuola, del contatto diretto con i docenti, divenendo un vero e proprio stato d’animo che convive con la parte più intima degli adolescenti, facendosi spazio soprattutto fra le insicurezze di questi ultimi, occupandovi quanto più spazio disponibile e destabilizzandoli senza alcuno scrupolo.
La paura di essere, rimanere soli è un qualcosa che prescinde quasi dagli altri, in quanto può essere rappresentato come uno stato d’animo del tutto proprio e non condivisibile, che parte dal ragazzo per compromettere la stabilità del ragazzo stesso. La “selva oscura”, così descritta, sembra non poter in alcun modo consentire il ritorno alla retta via, ma le cose non possono che non essere guardate che con una forte e grande speranza.
Esattamente come Dante, ognuno dovrebbe aver accanto a sé un Virgilio che possa rimettere sulla buona strada chiunque vada errando: un genitore, un fratello, un amico, il più grande confidente. E’ in Virgilio che ognuno di noi dovrebbe avere fiducia, che si manifesta un grande ottimismo che possa il prima possibile riportare ognuno a poter abbracciare, baciare, sorridere senza alcuna mascherina, vivere in totale spensieratezza e, soprattutto, ricordare solamente, con maggiore consapevolezza, amore verso sé stessi e verso gli altri, questo indimenticabile periodo.
Per quanto riguarda la mia esperienza, ritengo che il Virgilio che ha saputo guidarmi, condurmi e accompagnarmi verso la speranza, l’ottimismo, la voglia di farcela e non arrendermi, sia stato la mia famiglia: è con essa che ho potuto guardare attorno a me con maggiore forza, determinatezza, senza mai cadere, guardando sempre a testa alta dinanzi a me. Il coraggio che la mia famiglia è riuscito ad infondermi è grande quanto la speranza di riuscire a sconfiggere questo nemico, invisibile ma non invincibile.
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