RISPOSTE INTEGRATE A UN PROBLEMA SISTEMICO: LA VIOLENZA

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INVIOLABILI interviene in contesti sociali in cui parlare di violenza non è scontato, tante le resistenze e i pregiudizi che rendono questo tema scomodo.

Ci troviamo spesso a intervenire in contesti in cui l’evento o la situazione eccezionale che espone i minori al rischio o al grave pregiudizio nelle delicatissime fasi di crescita che la prima infanzia prevede, diventa troppo spesso routine, normalizzazione di un atteggiamento grave proprio perché comune; si sbilancia così la valutazione della compromissione che il minore rischia e si dilatano i tempi di intervento, come insegna la storia purtroppo nota e inevitabilmente parallela a quella della violenza domestica e di genere sulle donne.

Proviamo a rendere meno soggettiva questa analisi fornendo qualche dato.

Sono 1,7 milioni i bambini che hanno subito violenza nel mondo: 5 5 milioni in Europa e 100 mila in Italia con picchi in Campania, Puglia e Lazio. Nel 9,6% dei casi si tratta di abuso sessuale, nel 16,3% dei casi di trascuratezza fisica, nel 18,4% di trascuratezza emotiva, nel 22,9% di abuso fisico e nel 29,6% di abuso emotivo, nella maggioranza dei casi il contesto di riferimento era quello famigliare.

Dall’analisi dei dati italiani e dalle informazioni che ogni giorno forniscono le realtà territoriali, ci troviamo di fronte a una nazione a più livelli, caratterizzata dalla frammentarietà dei servizi che dovrebbe però poter prendere spunto ed esempio dalle buone prassi sperimentate in alcune delle sue regioni: se in Campania, Puglia e Lazio il fenomeno dell’abuso sui minori raggiunge i suoi picchi, l’Emilia-Romagna si configura come un territorio regionale capace di contenere il fenomeno anche per l’incisività e la capillarità dei servizi attivi.

Nelle regioni più a rischio i Centri antiviolenza, il Tribunale dei minori, le case famiglia soffrono di una contrazione della spesa pubblica e una pressione sociale per cui difficilmente riescono ad attivarsi tempestivamente per prevenire alcune situazioni a rischio e mettere adeguatamente in sicurezza il minore, rendendo il lavoro nei territori al tempo stesso difficile ma fondamentale.

A Roma, dove Antropos è attiva, il sistema di protezione e cura appare ramificato, sebbene ci siano sostanziali differenze tra centro e periferia. Solo di recente sono stati riattivati i tavoli dei Piani sociali tematici (non di zona) sul tema; i protocolli stilati però si scontrano con la realtà in sofferenza sopra descritta, costringendo gli attori territoriali, come noi e i partner con cui lavoriamo, a creare nuove forme di intervento, a mettere in rete le risorse a disposizione anche fuori dalle collaborazioni istituzionalmente previste, per tamponare con interventi integrati, i lunghi tempi di attesa previsti in queste situazioni per risoluzioni definitive tese alla sicurezza, riducendo dove possibile il rischio e supportando lo sviluppo di progetti individuali di sostegno e presa in carico che rendano sostenibile le procedure.

In questo contesto di violenza sistemica, appare quindi necessario affrontare il tema e lavorare in direzione preventiva assieme, terzo settore e Cav – Centri Anti Violenza, servizi sociali e altri attori, con tutte le istituzioni, formali e informali educative, dalla scuola alla comunità educante mettendo in relazione nelle progettazioni e negli interventi tutti i soggetti esposti al rischio, le famiglie in primis.

Per questo, prendendo atto che la violenza sistemica è parte della società e della sua cultura con forti impatti sull’istituzione base, la famiglia, si deve quindi sottolineare che la violenza contro le donne e quella contro i bambini/e ha conseguenze molto importanti e variegate.

Tali conseguenze possono essere dello stesso tipo (conseguenze comuni) nel caso in cui la condizione femminile si sovrapponga a quella infantile (ad esempio nel caso delle gravidanze precoci); possono essere conseguenze cumulate, nel caso in cui la stessa persona, donna adulta o bambino/a, sia vittima di più forme di violenza; possono infine combinarsi in una dinamica intergenerazionale. Perciò è molto importante, negli interventi e nel lavoro di rete integrato con le strutture che intervengono nei territori, in prevenzione e presa in carico sulle donne, i Cav, analizzare le conseguenze della violenza contro le donne e contro i bambini/e sia singolarmente che rispetto alle aree di sovrapposizione e considerare tale analisi prioritaria negli interventi educativi che si vanno ad immaginare e realizzare assieme, soprattutto nei contesti ad alto rischio e con grandi fragilità socio-culturali come le periferie in cui ha sede INVIOLABILI.

È in questa logica che all’interno del contesto di San Basilio, a Roma, INVIOLABILI ha costruito un laboratorio per bambini e bambine tra i 3 e 6 anni presso le Spazio Donne di BeeFree durante le attività ordinarie, colloqui ed incontri destinati alle donne mamme afferenti al servizio. In questi laboratori i figli trovavano non solo uno spazio di accoglienza come previsto dal centro stesso, ma figure specializzate a disposizione per condividere, esternare, elaborare assieme e con supporto, esperienze passate attraverso momenti positivi di gioco e movimento incentrati sul tessere con sé e con l’altro relazioni consapevoli, gestibili e attente ai confini/bisogni di ognuno, senza forzature e spesso senza parole, seguendo la musica e il proprio corpo.

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