Il cerchio di condivisione …

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Continuiamo l’approfondimento sulla formazione alla genitorialità.
In questi mesi ci stiamo incontrando nella Cittadella Cielo di Frosinone, per approfondire tematiche legate alla genitorialità che ogni volta vengono proposte dai vari esperti in materia. In questo spazio di riflessione vorrei soffermarmi sulle modalità di confronto, infatti lo strumento utilizzato è il “cerchio”.

Il cerchio diventa uno spazio di condivisione e relazione, dove le persone si possono sentire accolte, possono aprirsi parlando delle proprie esperienze e ricevendo ascolto e sostegno, ma allo stesso tempo essere di supporto e sostegno per coloro che vi partecipano. Esistono molteplici esempio di “cerchi” di condivisione, e possono avere nomi differenti: circle time, gruppi di mutuo auto aiuto, gruppi di condivisione, gruppi di psicoterapia, gruppi di preghiera, ecc… .

Il cerchio è un ottimo strumento da utilizzare anche con i bambini, fin dall’infanzia; infatti viene offerto loro uno spazio in cui ciascuno diventa protagonista, ha il tempo per esprimere e comunicare le sue esperienze ed emozioni e, nello stesso tempo, imparare ad ascoltare racconti ed emozioni dei propri amici ed insegnanti. La forma del cerchio (senza spigoli ed angoli) permette una partecipazione democratica ed inclusiva dove tutti possono sentirsi accolti e visti nella propria unicità. Ovviamente, affinché un gruppo sia funzionale, ci sono alcune regole da rispettare, ad esempio non deve essere sovraffollato e nemmeno poco partecipato. Il numero minimo necessario per costituire un cerchio sono 8 persone. Ci possono essere dei facilitatori che predispongono il tema dell’incontro e che ne gestiscono l’apertura e la chiusura.

L’appartenenza ad un gruppo diventa medicina contro la solitudine e l’individualismo, aiuta a crescere nella fraternità e insegna a cooperare. Far parte di un gruppo ha molti vantaggi; anche se richiede uno sforzo iniziale, tuttavia numerose sono le abilità sociali che si possono acquisire:

  • capacità di parlare di sé,
  • disponibilità ad ascoltare il vissuto altrui,
  • astensione dal giudizio,
  • desiderio di incoraggiare l’altro,
  • esercizio dell’empatia,
  • rispetto della diversità,
  • rispetto del proprio turno,
  • custodire dentro di sé il vissuto dei partecipati del gruppo,
  • imparare a fidarsi di sé e dell’altro,

Concludo con la mia piccola testimonianza. Ho iniziato a partecipare ai gruppi quando ero adolescente ed in parrocchia esisteva questo spazio di condivisione e amicizia dove riflettere su varie tematiche e raccontare di sé e dei propri sogni, paure e speranze. Poi, quando ho conosciuto l’Associazione Nuovi Orizzonti ed ho iniziato a frequentare i gruppi di crescita umana e spirituale, ho fatto un’esperienza molto significativa; infatti nel mettermi in gioco in modo autentico, ho compreso che le mie fatiche e le mie fragilità sono simili (non uguali) a quelle delle persone che vivono con me, degli amici e conoscenti. Questo mi ha fatto sentire meno sola. Inoltre, ho imparato a superare la vergogna e la paura di ciò che gli altri possono pensare di me.

Spesso anche noi genitori viviamo esperienze dolorose o faticose che ci fanno rinchiudere in noi stessi e allontanare dagli altri, la verità è che tutti facciamo fatica, ma ogni fatica condivisa diventa meno pesante e può farci sentire meno soli ed ogni gioia condivisa diventa gioia per molti.

Un caro saluto
Paola Rizzo

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“Genitori pro & contro” rubrica del Progetto T.E.R.R.A. a cura di Paola Rizzo.
Mamma di tre bambini di 13, 10 e 6 anni.
Educatrice fascia “infanzia” e Consulente Familiare.

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