È l’ora della valutazione dell’impatto sociale del progetto

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Per il progetto Stelle di Periferie è tempo di misurare il percorso fatto. Terminate le azioni sul campo, i lavori in corso sono dedicati a chiudere la valutazione dell’impatto sociale.

“Per valutazione dell’impatto sociale si intende la valutazione qualitativa e quantitativa, sul breve, medio e lungo periodo, degli effetti delle attività svolte sulla comunità di riferimento rispetto all’obiettivo individuato”.

Questa la definizione dell’espressione valutazione d’impatto di un progetto. Si trova nel decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali “Linee guida per la realizzazione di sistemi di valutazione dell’impatto sociale delle attività svolte dagli enti del Terzo settore”. Prima ancora dell’uscita del decreto, che è del luglio 2019, l’impresa sociale Con I Bambini aveva già introdotto come elemento fondamentale, e obbligatorio per i partecipanti ai bandi per progetti di contrasto alla povertà educativa minorile, la valutazione dell’impatto sociale.

Essa viene affidata a un ente valutatore indipendente, che, da una posizione di neutralità, deve garantire i risultati ottenuti dagli attori che hanno realizzato il progetto sul campo. Nel caso del Progetto “Stelle di periferie. Scuole attive per l’inclusione” lorganismo valutatore è Human Foundation, ente privato di ricerca che promuove soluzioni innovative in risposta ai crescenti bisogni sociali. Il dottor Alessio Vittori coordina le attività di valutazione di Stelle di Periferie.

Il disegno di valutazione

La valutazione d’impatto ha l’obiettivo di comprendere e misurare il cambiamento sociale generato dalle azioni del progetto Stelle di Periferie, cercando risposte agli interrogativi:

  • Come e in che misura l’intervento ha promosso il benessere dei minori?
  • L’intervento ha contribuito alla riduzione della povertà educativa?

  • Come e in che misura ha promosso la resilienza delle famiglie?
  • Come e in che misura ha rafforzato l’integrazione dei servizi?

Stelle di Periferie infatti ha coinvolto attivamente anche le famiglie e i presìdi del territorio, dalle associazioni ai municipi, con l’obiettivo di fare rete e contrastare la dispersione scolastica.

Il disegno di ricerca usa un metodo misto che unisce due approcci metodologici, quello qualitativo e quello quantitativo, per raggiungere una comprensione più articolata e profonda del fenomeno e aumentare la validità dei risultati ottenuti. Inoltre la valutazione utilizza:

  1. fonti primarie, ovvero informazioni raccolte attraverso il coinvolgimento diretto dei beneficiari di progetto; e
  2. fonti secondarie, dati raccolti attraverso l’analisi dei documenti e della bibliografia relativa al contesto e all’oggetto dell’intervento.

Gruppo sperimentale e gruppo di controllo

In ogni scuola coinvolta sono stati raccolti i dati di studentesse e studenti beneficiari dell’intervento, definito “gruppo sperimentale”. Oltre a questi, i ricercatori hanno raccolto i dati di studenti con caratteristiche simili che non erano beneficiari diretti del Progetto, il “gruppo di controllo”.

A ragazze e ragazzi sono stati somministrati 1073 questionari attraverso la piattaforma online Suvey Monkey. Ai questionari i ragazzi hanno risposto sia all’inizio del progetto (“preanalisi quantitativa”) che alla fine, con i cosiddetti retest. La variazione dei dati sarà uno degli specchi che rifletterà i mutamenti intercorsi.

Anche gli insegnanti interessati hanno risposto a un loro questionario, esprimendosi sull’andamento del progetto, sugli strumenti acquisiti e su come, secondo loro, il progetto ha impattato sulle classi coinvolte. Inoltre i ricercatori hanno proposto delle interviste qualitative a genitori e dirigenti scolastici.

Quali risultati contro la dispersione scolastica abbiano ottenuto l’impegno e le competenze dedicate in questi anni a Stelle di Periferie lo sapremo a giorni, al termine cioè del processo di valutazione. Sarebbe una vera gioia per tutti gli operatori aver supportato in tempo qualche ragazza o ragazzo a rischio dispersione. Inoltre saprebbero di aver sperimentato con successo un nuovo modello di intervento, complesso perché articolato su tanti livelli, ma senza dubbio replicabile lì ove ce ne sia la necessità.

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