L’adolescenza ai tempi del Covid

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Com’è l’adolescenza ai tempi del Covid lo abbiamo chiesto a loro, agli adolescenti. Che hanno condiviso tante emozioni e un’immagine del quotidiano, diventata per loro un simbolo.

In alcune classi coinvolte dal progetto Stelle di Periferie si sono svolti altri incontri virtuali nell’ambito dei Laboratori di Conoscenza e Mappatura del Rischio, rivisti in chiave pandemica e sempre gestiti dagli Psicologi dell’Emergenza del Centro Alfredo Rampi.

Ragazze e ragazzi hanno saputo dare voce a pensieri ed emozioni relativi a questo momento di alternanza fra Dad e lezioni in presenza: confusione, rabbia, difficoltà a seguire da casa, difficoltà a mantenere l’attenzione. Hanno la percezione del rischio, e sentono di essere responsabili rispetto alle misure da mettere in atto. Ma spesso percepiscono la scuola come poco sicura, così come il tragitto casa-scuola, per esempio in metropolitana.

Il covid per gli adolescenti: la macchinetta del caffè negata

Forse l’aspetto più toccante è stato sentirli dire che sentono di aver perso opportunità di crescita. Aspetto di cui parlano ormai anche molti osservatori esterni alla scuola. L’immagine che ragazze e ragazzi hanno usato in un incontro è stata quella della macchinetta delle bevande e della merenda. Oggetto di contesa e luogo di discussioni, era un punto di aggregazione, relazione e ritrovo prima della pandemia. E ora che gli è proibita, si trova a rappresentare il bisogno e le occasioni di relazione che sentono di aver perso. Momenti di vita, fuori e dentro la scuola, di cui però possono fare tesoro per vivere convivendo con il virus e con il rischio.

Un ragazzo ha detto: “È diventato tutto prevenzionale”. Sulla prevenzione gli psicologi dell’emergenza del Centro Alfredo Rampi avevano lavorato in presenza prima della pandemia. E il tema è rimasto nella mente dei ragazzi rispetto al bisogno di pensare e non solo di agire, soprattutto in questi momenti di emergenza in cui sentono di dover pensare a come mettersi in sicurezza tutti i giorni.

Adulti e regole

È emerso inoltre come sentano poca coerenza da parte del mondo adulto sul rispetto delle regole: richiesto a loro, ma non sempre dimostrato dagli adulti. Un esempio portato è stato l’uso della mascherina, per proteggere gli altri ma anche sé stessi. A quel punto regole e doveri appaiono come calati dall’alto e l’emozione più comune era la rabbia, espressa nel cercare un nemico a cui dare la colpa. In quell’occasione, le psicologhe che conducevano l’incontro, Lucia Marchetti e Veronica Pasquariello, hanno provato a ragionare insieme sulla creazione di un patto di corresponsabilità: in cui la regola si può costruire CON gli adulti, in modo da sentirsi partecipi e coinvolti.

Ma poi ragazze e ragazzi sono riusciti anche a mettersi nei panni degli adulti. A capire la loro richiesta di attenersi alle regole perché si preoccupano per loro. E perché sentono di avere, in quanto adulti, delle “responsabilità sulle spalle”.

Fra le proposte emerse c’è stato di confrontarsi con gli adulti ed aprire con loro spazi di dialogo. Chiedendo aiuto, piuttosto che reagendo a un obbligo o alla regola con la trasgressione e la ribellione. Per esempio alcuni studenti hanno detto che si fidano dei loro professori e sentono che possono aprirsi con loro. In classe i docenti si mostrano aperti all’ascolto e al confronto se c’è bisogno di aiuto.

Trasformare la rabbia

Ancora una volta gli psicologi hanno potuto notare come ci sia un grande bisogno di ascolto e condivisione. Un ragazzo ha detto: “grazie, è stato interessante e ci siamo potuti sfogare.” Anche un’insegnante ha ringraziato della possibilità offerta ai ragazzi di esprimersi e partecipare alle emozioni gli uni degli altri, in questo tempo così difficile per tutti. C’è una grande energia fra i ragazzi, che va incanalata in modo positivo e costruttivo. Gli è stato proposto di usarla per generare creatività e soluzioni ai problemi che vivono. Così che la rabbia possa essere usata per costruire qualcosa di positivo per loro.

 

Foto: Gabby K – pexels

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