Ho accettato il mio dolore e sono riuscita a superare un difficile lutto

di

M.P.

“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una Selva oscura, che la diritta via era smarrita”.

Si tratta di una celeberrima citazione-simbolo di uno dei capolavori più importanti della letteratura europea: la Divina Commedia, opera ideata da Dante Alighieri. Tale poema costituisce una summa della cultura Occidentale del tempo, un’enciclopedia della scienza, del pensiero e della spiritualità medievali. L’opera descrive il lungo viaggio ultraterreno, nei regni dell’aldilà, che Dante stesso avrebbe compiuto in occasione della Pasqua del 1300, all’età di trentacinque anni.

Dante, giunto a metà della vita, si accorge di aver perduto la diritta via, la via che conduce al bene. La sua coscienza si è addormentata e, senza sapere come, egli si ritrova nel peccato, nella selva oscura. La paura e l’angoscia gli stringono il cuore, è consapevole di trovarsi in una situazione pericolosa e sente la morte sempre più vicina. La selva oscura, dunque, è il luogo simbolico in cui Dante si smarrisce all’inizio del poema.

Essa viene sviluppata con caratteristiche realistiche, brutali e pragmatiche. Questo luogo appare a Dante come un luogo intricato e labirintico, pieno di tormenti e angosce che fanno provare sentimenti molto negativi, tra cui appunto la paura stessa della morte.

La selva oscura è quindi un simbolo di paura, smarrimento e offuscamento, riconducibile anche ai nostri giorni, soprattutto all’ultimo anno. Un anno difficile e particolare da gestire, caratterizzato da rinunce e difficoltà. La diffusione della pandemia di COVID, di fatto, ha colpito emotivamente anzitutto noi ragazzi, poiché ci siamo ritrovati costretti a rinunciare alle nostre abitudini, a privarci dei nostri affetti più cari, modificando di conseguenza, in modo repentino il nostro stile di vita. Noi giovani, per tale motivo, forse più di tutti abbiamo sofferto gli effetti della pandemia, e un po’ come Dante ci siamo sentiti smarriti e sul punto di perdere la retta via.

A tal proposito, anche io ho avuto modo di addentrarmi nella mia ‘selva oscura’ personale. Capita a tutti di bloccarsi nelle difficoltà e non riuscire ad uscirne; la vita però è come un viaggio, e come in ogni viaggio, è possibile trovarsi coinvolti in dei percorsi ardui e complessi.

A me capita molte volte di attraversare momenti difficili e sconfortanti, in cui tutto mi appare grigio e monotono, e molte volte ho come l’impressione che non capiti mai nulla di positivo e stimolante. Uno dei periodi più problematici per me è stato sicuramente durante la fase di chiusura e di isolamento. Non sono stata in grado di gestire quella situazione: mi sentivo continuamente impotente e vivevo con la costante paura che potesse succedere qualcosa alla mia famiglia.

Quindi non sono riuscita ad affrontare con lucidità questa difficoltà, comportandomi a volte anche in modo irrazionale, poiché come Dante ero terrorizzata dal pensiero della morte. Inevitabilmente il mio corpo ha iniziato a risentirne e pertanto, ho iniziato ad accusare sintomi di ansia accompagnati da attacchi di panico, stress e perdita dell’appetito.

Ad aggravare ulteriormente la situazione è stato un accadimento che mi ha inflitto un duro colpo. La morte infatti è sempre stata lì, dietro l’angolo. Essa bussa alla nostra porta all’improvviso, e non ci concede nemmeno il tempo per poter fare i conti con noi stessi, travolgendo ogni cosa come una voragine, in modo dilaniante.

Il dolore che si prova per la perdita di una persona cara è una ferita allucinante, e niente può arginare quel magone straziante che ci comprime il cuore e ci lascia senza parole. Molti arrivano a sentirsi in colpa se non riescono ad accantonare il dolore velocemente; dopo un lutto la vita va avanti, ma credo che rimuovere o negare il dolore troppo presto ne impedisca una reale elaborazione.

E così ho iniziato a capire che l’unica soluzione affinché io tornassi a vivere serenamente era accettare il mio dolore, le mie fragilità, i miei timori e affrontarli. Devo ammettere che è stata una fase asfissiante e complicata da superare, poiché mi sembrava di essere scivolata nell’oblio più totale, ma gradualmente sono riuscita a ritrovare la mia ‘retta via’, ovvero la mia tranquillità e serenità. Questa circostanza mi ha segnato profondamente, e la considero una vera e propria lezione di vita. Ho scoperto di avere più forza di quanto pensassi, e di essere io l’unico Virgilio su cui potrò sempre contare.

“Il male, dunque, che più ci spaventa, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è lei, e quando c’è lei non ci siamo più noi”.
(EPICURO)

 

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