Un voto non è in grado di stabilire le mie capacità e la mia intelligenza

di

Giorgia, 15 anni

“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la dritta via era smarrita”.

La selva oscura rappresenta un luogo di smarrimento che simboleggia un periodo difficoltoso e ognuno di noi può rispecchiarsi in queste parole poiché a tutti, prima o poi, capita di attraversare la propria selva oscura, proprio come ha fatto Dante.

Stiamo parlando di quel periodo della vita in cui ci si sente senza forze, incapaci di andare avanti e affrontare le difficoltà, in cui vorremmo solo rifugiarci in un posto sicuro (che potrebbe essere la nostra casa, la nostra stanza, la compagnia dei veri amici o qualunque posto o situazione ci faccia sentire sicuri e protetti) ed evitare così ogni contatto col mondo, con la selva oscura, con le incertezze.

Dante si è ritrovato dentro questa situazione dopo aver perso Beatrice, la sua musa ispiratrice…io invece dopo aver perso la fiducia in me stessa e nelle mie capacità. Mi spiego meglio: ci ritroviamo in una società in cui si viene giudicati in base al lavoro che si fa, allo stipendio che si prende mensilmente, al cellulare che si ha, a come ci si veste e ai voti che vengono assegnati a scuola.

Ecco, appena ho fatto il mio ingresso nella scuola superiore, lasciando alle spalle tre anni di scuole medie coronati da nove e dieci, ho anche conosciuto qualche voto un po’ più basso, in quanto non avevo messo in conto che il cambiamento non era solo fisico (cioè da una scuola all’altra), ma esso doveva essere accompagnato dalla consapevolezza che iniziava un percorso più impegnativo.

La mia selva oscura era quindi caratterizzata da voti in rosso, dall’immagine della delusione che provavo e che credevo provassero anche miei genitori ogni volta che aprivo il registro. Sembrerà una sciocchezza, ma per una ragazzina insicura quale sono sentirsi un’incapace suscitava delle sensazioni angoscianti.

Mi sentivo in imbarazzo per aver creduto di essere brava, intelligente e ricca di conoscenza e provavo disagio nel prendere un libro in mano e avere la convinzione di non sapere che cosa farci.

Una volta individuato il problema si cerca la soluzione, che non arriva con uno schiocco di dita ma in seguito a un processo di maturazione personale. Dante è riuscito ad arrivare in Paradiso e ad incontrare la sua amata Beatrice e io, pian piano, ho capito che un voto non stabilisce le mie capacità né tantomeno la mia intelligenza, innanzitutto perché bisogna rapportare tutto all’età e al percorso scolastico.

Era una situazione che avevo creato da sola in seguito a un momento di debolezza, ma ho capito che i problemi non si risolvono buttandosi giù, bensì mettendocela tutta e continuando a procedere a testa alta.

Mi torna in mente una frase che in questo lungo anno, caratterizzato da problemi importanti a livello mondiale, ho sentito pronunciare molte volte: torneremo a rivedere la luce ma prima dobbiamo attraversare il tunnel.
La selva oscura, anche se in modi diversi, potrebbe ripresentarsi nel corso della vita…. l’importante è non smettere di cercare la strada per il Paradiso!

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