In fondo è solo di questo che avevamo bisogno: le persone

di

Elisabetta, 14 anni

Quando ci è stato annunciato l’argomento di questo contest, i miei compagni hanno chiesto: ma dobbiamo iniziare con “Nel bel mezzo del cammin di nostra vita”?
Beh, direi di no… almeno lo spero, altrimenti vuol dire che la vita è ancora più breve di quanto pensi: Dante era davvero nel bel mezzo della sua vita, ma io no! E non lo sarò ancora per molto molto tempo.

Sì, perché a 14 anni non si può già essere a metà del cammino… Ah già mi presento: mi chiamo Elisabetta e sono calabrese, frequento il primo anno del liceo classico. Quest’anno mi sono imbattuta in una nuova avventura, la differenza è che a nessuno mai era capitata prima! D’altronde quando mai io ho fatto cose come tutti gli altri… non mi reputo una persona normale né credo che questa esista, né so se sia mai esistita.

Il problema di oggi è che però ormai tutto diventa subito normale, qualsiasi cosa accada… però allora perché ancora diciamo “Voglio ritornare alla normalità”? Perché ancora non vogliamo convincerci che ormai il covid è diventato la nostra normalità? Secondo me è perché questo ancora non è entrato nell’ottica della nostra REALTÀ; è come se non ci volessimo credere, perché magari in questo modo riusciremmo a ritornare prima come eravamo un tempo.

Beh, il punto è che questa situazione è reale, sì, ma non è normale, da una parte perché non vogliamo accettarlo, perché non ci piace, dall’altra perché la nostra concezione di normalità non era mai arrivata a questi livelli. Perciò una cosa inaspettata non riesce a diventare normale.

Questo è il motivo per cui diventa normale solo quello che ci piace e che siamo abituati a vedere, a vivere, perché solo in questo modo possiamo organizzarci tutte le maschere che indossiamo. È proprio come diceva Pirandello: tutti abbiamo delle maschere diverse per ogni occasione, così possiamo essere “normali” in ogni occasione della vita.

Ora, quando rimaniamo soli, chi siamo? È anche per questo che il covid ci ha sconvolto: perché ci ha messo a nudo, ci ha lasciato da soli e senza maschere di riserva. Tutti impegnati a capire ciò che eravamo realmente, però, non abbiamo fatto caso agli altri, a chi ci è vicino e a chi è stato creato apposta per noi, proprio per non farci rimanere soli.

Ma abituati, com’eravamo, a far conto solo sulle apparenze, valori come l’umanità stessa sono andati in secondo piano, come del resto tutti gli altri problemi che già c’erano da tempo. Facendo i conti con noi stessi volevamo qualcuno che ci potesse capire, ma tutti erano impegnati a cercarlo e nessuno ha veramente osservato chi aveva intorno, per capire se magari poteva essere proprio lui, sì, un’altra persona che non avevamo nemmeno calcolato, il salvatore che andavamo cercando.

Un semplice gesto di gentilezza, di dimostrazione che non siamo robot in cerca di comandi, come porgere l’orecchio, ascoltare e dire la verità, può sembrare un atto rivoluzionario. Proprio come diceva Orwell: in questo mondo pieno di menzogne, esseri umani e non pensare solo al bene proprio può far riacquistare la speranza anche in periodi come questo, senza apparente via d’uscita.

In fondo è solo di questo che avevamo bisogno: le persone. Siamo tutti al mondo per aiutarci a vicenda e talvolta anche i nemici e le persone negative servono migliorarci, o magari potremmo offrire noi il nostro aiuto allora.
Forse l’unica cosa che ci potrebbe distinguere dall’essere animali è il saper ascoltare e osservare tutto il mondo che ci circonda.

Il covid ha portato tristezza anche nella mia vita, tristezza che, purtroppo non si può cancellare poiché proviene dalla consapevolezza del mondo reale, un mondo che forse non sarà mai come io immagino o com’è meglio per tutti, e l’unica mia paura è non riuscire più a trovare una via d’uscita non accorgendomi degli altri né di me stessa, e guardare la Terra che va a rotoli senza aver provato a fare qualcosa per migliorarla.

La vita, sia nostra che degli altri, è un dono, e i doni vanno custoditi con amore; ma per amare gli altri dobbiamo amare noi stessi per primi e capire che il mondo è fatto di persone, con tutti i sentimenti possibili, anche la rabbia e la tristezza, ma non di numeri, non di soldi, non di averi né di parole: di persone. Speriamo che questi ultimi avvenimenti riescano ad insegnarci davvero qualcosa.

Regioni

Ti potrebbe interessare

Dall’Inferno al Paradiso grazie alla danza

Alcune ragazze e ragazzi del liceo Campanella di Lamezia Terme (CZ), partner del progetto AppTraverso la Calabria, ballano una coreografia ispirata alla...

La mia playlist chiamata “vita”

Non ho più voglia di ascoltare le stesse canzoni, di vivere di nuovo le stesse emozioni. Ho voglia di scrivere una nuova pagina della mia vita.

E’ come se questo periodo mi avesse indicato un’altra retta via: quella per vivere!

Anche se sono stato male, sono cresciutoa livello interiore imparando ad apprezzarmi per quello che sono e ad essere me stesso.