Sono ancora nella selva oscura, aspettando il mio Virgilio

di

Domitilla, 15 anni

Cantavo spensierata su un palco, davanti ad un grande numero di persone. Ero ben visibile grazie alle luci dei riflettori puntati su di me. La travolgente acclamazione del pubblico mi faceva sentire tutt’una col mondo intero e, per quegli attimi, dimenticavo che vi fossero anche cose brutte.

Era una sensazione così profonda, da poter essere paragonata a magia, una sensazione che poteva essere attribuita solo a quel momento. Ma la magia e l’eterno sono due cose che vanno di pari passo per impossibilità. D’un tratto, infatti, il suono della musica scompariva lentamente, le persone smettevano di applaudire e, la curva disegnata da un sorriso, veniva rimpiazzata da un’espressione triste e vuota sul mio volto.

Un’altra sensazione, questa volta indistinta ed incontrollabile, si faceva spazio dentro di me, annebbiando la mia mente e portandomi a camminare come un burattino senza una meta. Scendevo dal palco e mi dirigevo verso l’ignoto affidandomi, per nessuna ragione, a quell’istinto superbo che mi rendeva ingiustamente sua schiava. Ero smarrita ma allo stesso tempo orientata. Paradossalmente, era come se sapessi dove andare. I miei piedi si muovevano ma la mia mente rimaneva ferma.

Di punto in bianco una porta mi si presentò davanti. La oltrepassai e mi ritrovai catapultata in un ambiente gelido e funereo. Prima ancora che potessi fare marcia indietro per scappare, la porta alle mie spalle si chiuse. Ero in una selva fitta e oscura. Vi erano alberi tristi e spogli che sembravano scambiarsi tra di loro nenie antiche. Il bisbiglio delle loro voci mi confondeva. Era come se fosse ovattato da qualcosa.

Mi avvicinai per esaminarli meglio e notai che effettivamente era così: incastrate tra i rami, delle mascherine di stoffa, ricoprivano il loro tronco. Ero terrorizzata. In partenza, cantando su quel palco, mi sentivo vincitrice del mio sogno; purtroppo, però, quel sogno si era trasformato in un incubo senza via d’uscita. Niente più grandi numeri di persone insieme, niente più riflettori puntati su di me e niente più gioia.

“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
che la dritta via era smarrita”.

Tutt’oggi, in quella selva ci sono ancora, aspettando disperatamente che il mio Virgilio venga a riaprire quella porta, affinché io possa ritrovare la magia perduta.

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