LE VACANZE PER I BAMBINI IN AFFIDO FAMILIARE

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Le vacanze estive rappresentano un momento importante per tutti i bambini e ragazzi che frequentano la scuola, partendo dall’infanzia e fino alle scuole di secondo grado. Sono settimane scandite dal riposo, dalle nuove esperienze, dallo svago e dai ritmi lenti che avvolgono le calde giornate. La vacanza intesa come un cambiamento che giova, perché li allontana dallo stress dei compiti giornalieri e della routine quotidiana sempre frenetica e abituale. Per i bambini in affido familiare il periodo delle vacanze, invece, soprattutto nel primo periodo di accoglienza, può essere una preziosa occasione per trascorrere maggior tempo in famiglia e per i genitori affidatari un tempo da dedicare ai loro figli da investire nella relazione, quel tempo che spesso la quotidianità sottrae. Può essere visto come un tempo che coniuga all’aspetto educativo e relazionale, anche quello del divertimento puro e spensierato con l’esigenza di impostare una nuova organizzazione familiare in cui trovino parte i diversi bisogni, dal bambino all’adulto. Durante questo periodo i genitori affidatari temono che i loro figli possano annoiarsi e cadere nel vortice della “nullafacenza”. La noia è uno stato d’animo che ognuno di noi può sperimentare, non c’è niente da preoccuparsi, aiutiamoli invece a riconoscerla! In questo tempo, che possiamo definire di “calma”, possono trovare anche delle risorse interiori per gestirlo, ad esempio affidandosi alla fantasia con la creazione di un nuovo gioco, coinvolgendo genitori, fratelli, nonni, ma sempre con l’idea di offrirgli qualcosa di semplice e genuino.

Nel primo periodo di accoglienza i genitori affidatari tendono anche a voler riempire le giornate dei loro figli e spesso a volergli far recuperare gli anni passati a causa della deprivazione subita. Il “non fare” può assumere un diverso valore e soprattutto nel primo periodo di affido è importante creare un legame di attaccamento con il bambino e poi gradualmente, quando si sarà creata quell’appartenenza alla famiglia, si possono proporre più attività esterne e vacanze complesse da condividere insieme o da soli. Un bisogno che potrebbe crearsi nel tempo ma che non è primario o fondamentale nel primo anno o poco più di accoglienza in quanto questo si delinea come un periodo spesso faticoso con nodi relazionali complessi e che necessita di estrema attenzione, connessione emotiva, tanta dedizione, pazienza, cura. Lo specifico tipo di legame che il bambino instaura con chi si prende cura di lui determina le modalità attraverso le quali egli si relazionerà col mondo che lo circonda e le sue future capacità di adattamento, sarà la base sicura sulla quale poggerà la sua personalità. I bambini con una base sicura infatti, possono lanciarsi senza paura nel mondo, esplorare lontano da una figura di attaccamento e ritornare alla stessa. Per i bambini in affido familiare, invece, questo processo avviene lentamente con le nuove figure di accudimento, si costruisce nel tempo con la fiducia e dovrà fare i conti con le ferite lasciate dall’abbandono e dai traumi. Una genitorialità capace di offrire sicurezza e resilienza attraverso la disponibilità ad aiutare il bambino ad avere fiducia, con la sensibilità attraverso la comprensione e gestione di comportamenti e sentimenti, costruire l’autostima del bambino e sviluppare l’appartenenza. I caregivers devono saper impostare i tempi della “danza relazionale” al passo con il proprio bambino.

 

Dott.ssa Viviana Azzarone

Psicologa e psicoterapeuta Kairòs

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