LE ATTIVITÀ NELLE SCUOLE: UN OSSERVATORIO PRIVILEGIATO

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Sono Giulia Tammaro, insegno presso la scuola dell’infanzia dell’Istituto comprensivo Casanova Costantinopoli. Prima di intraprendere la carriera di educatrice mi occupavo di progettazione sociale e ho sempre avuto una grande attenzione ai bambini compresi nella fascia 0-6 anni. Sono ormai 8 anni che lavoro con i bambini di 3-6 anni. Devo ammettere che ogni giorno è una scoperta nuova, i bambini ti insegnano a guardare il mondo con occhi diversi.

Abbiamo avuto modo di conoscerci l’anno scorso con l’attivazione di laboratori educativi nell’ambito del progetto INVIOLABILI, in alcune sezioni della scuola dell’infanzia, laboratori che continuiamo a portare avanti. Come lei sa i laboratori hanno l’obiettivo da un lato di rafforzare le competenze dei bambini offrendo strumenti utili alla gestione delle emozioni, dall’altro offrono agli operatori l’occasione di intercettare precocemente ogni forma di violenza.

Può raccontarci se nella sua carriera si è mai trovata di fronte a situazioni in cui qualcuno dei suoi alunni è stato esposto a rischio maltrattamento, incuria, trascuratezza e/o abuso?

Devo ammettere che per fortuna non ci è mai capitato di trovarci di fronte a casi di abuso. Ma, vista anche la posizione della scuola che si trova ad abbracciare zone della città deprivate da un punto di vista sociale, culturale ed anche economico, è successo di trovarci difronte a situazioni di deprivazione socio-economica, di incuria e trascuratezza.

Come sono state gestite dall’istituzione scolastica? Che procedure sono state attivate?

In queste situazioni, si è attivata, spontaneamente, una rete solidale all’interno di tutta la comunità scolastica. La presenza di una psicologa interna ci aiuta non solo ad effettuare una prima valutazione di merito, dal punto di vista dello sviluppo psico-cognitivo, ma anche a supportare le insegnanti nell’attivazione della rete non solo informale ma anche formale.

Che ruolo, secondo lei, può e deve svolgere la scuola per intercettare precocemente situazioni di incuria, maltrattamento e violenza domestica nella primissima infanzia?

In generale, la scuola non ha competenze in questo senso, a meno che non si tratti di casi palesemente evidenti. La formazione che abbiamo non ci dà gli strumenti per rilevare quei piccoli segnali che possono avere altri professionisti. Ciò che è possibile e necessario fare è mantenere alto il livello dell’attenzione rispetto ad eventuali manifestazioni di disagio o di malessere da parte del bambino nella relazione con i pari e con gli adulti o nella rappresentazione grafica, per avvalersi subito dopo, come nel nostro caso, dell’osservazione dell’esperta interna così da fare tutte le valutazioni del caso.

Ha avuto modo di osservare i laboratori organizzati nell’ambito del progetto INVIOLABILI: pensa che le attività programmate incidano positivamente sulla prevenzione, l’intercettazione e la segnalazione di ogni forma di violenza sui minori?

Assolutamente sì. La presenza di una psicologa e di un’educatrice rafforza una struttura   che portiamo avanti da anni all’interno della scuola e che cerchiamo di migliorare. Avere uno sguardo esperto che possa rilevare fattori di rischio è molto importante. Consente anche a noi insegnanti di accrescere le nostre competenze in tal senso. I laboratori ci permettono inoltre di stabilire un filo diretto con le famiglie per lavorare sull’intercettazione di eventuali forme di maltrattamento. Rispetto al tema della prevenzione invece è più difficile, considerata la tenera età dei bambini a cui ci rivolgiamo.

Come si evince dall’intervista emerge la necessità di una formazione per il personale scolastico che consenta di sviluppare competenze nell’ambito dell’abuso e maltrattamento sui minori di fascia 0-6 anni. La formazione organizzata nel primo anno di progetto rivolta ad educatori ed insegnanti che ha visto, sulla città di Napoli, una scarsissima adesione, aveva proprio quest’obiettivo: offrire strumenti utili per la rilevazione di tali situazioni e strumenti per la gestione di presa in carico integrata. Sicuramente i cambiamenti a cui aspiriamo sono difficili da realizzare se non avviene un cambiamento che parta dalla formazione delle figure professionali che lavorano quotidianamente con i più piccini.

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