IL RUOLO DELLA PSICOLOGA NEL PROGETTO INVIOLABILI
di Antropos onlus
Il progetto INVIOLABILI, per sostenere e attuare nel migliore dei modi l’intervento di prevenzione e presa in carico dei minori vittime di violenza e dei nuclei famigliari in cui questi sono inseriti, si avvale di équipe multidisciplinari che si avvalgono di professioniste e professionisti qualificati che, in rete con gli stakeholders territoriali, si adoperano per dare la migliore risposta possibile al bisogno del beneficiario attraverso interventi di presa in carico integrata.
Questi professionisti, dunque, fondamentali per la riuscita degli interventi progettuali e per la gestione delle prese in carico integrate, sono, assieme ai beneficiari, i protagonisti del progetto.
Abbiamo quindi pensato che per raccontarne il prezioso ruolo assunto nel progetto INVIOLABILI lasciare direttamente a loro la parola sia la via più efficace.
Margherita Gabos, psicologa con approccio sistemico-famigliare dell’équipe del progetto di Roma, ci racconta il suo lavoro.
Qual è il ruolo dello psicologo nel progetto INVIOLABILI?
All’interno del progetto INVIOLABILI lo psicologo svolge un ruolo centrale nell’individuazione e presa in carico dei genitori che presentano maggiore vulnerabilità e fragilità dal punto di vista individuale e in relazione all’esercizio della funzione genitoriale. Affinché l’intervento dello psicologo sia efficace è necessario lavorare in sinergia con le figure dell’équipe di intervento e con la rete di servizi sanitari del territorio, in particolare Asl (Tsmree) e pediatri di libera scelta, per accompagnare i genitori nel percorso difficile e frequente di diagnosi e presa in carico anche dei figli minorenni.
Lo psicologo come esperto stabilmente presente nell’équipe, è di supporto anche ai colleghi nell’analisi dei casi e di conseguenza nella stesura dei piani psico-educativi individualizzati sia degli adulti che dei minori.
Quindi come si lega e coordina il tuo lavoro con il percorso di sostegno alla genitorialità e di prevenzione al maltrattamento e violenza sul minore dell’intero progetto?
Il sostegno alla genitorialità si configura come una, non esclusiva, porta d’accesso ai fenomeni di maltrattamento e violenza intrafamiliare e sul minore che spesso sono talmente radicati nella cultura d’appartenenza e nel territorio da diventare invisibili agli occhi degli stessi genitori.
Offrendo spiegazioni e risposte riguardo ai comportamenti dei figli in termini di tappe di sviluppo e bisogni evolutivi, l’attenzione si sposta dal “figlio problematico”, ai “comportamenti problematici” per risalire alla dimensione relazionale che è la chiave per alimentare o disinnescare dinamiche disfunzionali. Portando in primo piano i bisogni dei figli e dei genitori, più spesso le madri, si iniziano ad intravedere situazioni di sofferenza intergenerazionale che, una volta esplicitate, possono essere prese in carico.
Quali sono stati i temi emersi più spesso nel rapporto con i genitori? Quali i bisogni più diffusi?
Sia nei percorsi gruppali che in quelli individuali è emersa da parte dei genitori, ricordiamo per la maggioranza donne, la difficoltà di gestione dei figli. Si tratta di un cappello protettivo sotto il quale ricadono varie tematiche quali: ansia di separazione, depressione post partum, difficoltà nella relazione di coppia, sbilanciamento nei carichi familiari, differenze di genere, difficoltà nei processi di inclusione interculturale, isolamento, assenza di rete familiare e/o amicale, rapporti conflittuali con la famiglia d’origine, esperienze sfavorevoli infantili.
Come sono state affrontate le problematiche e che sostegno si è dato ai genitori?
L’intervento dello psicologo è, ricordiamo, una parte centrale, ma pur sempre una parte di un percorso più ampio in cui sono inseriti genitori e minori. Pertanto lo psicologo si occupa dell’analisi della domanda e dei bisogni, offre strategie di gestione dell’ansia e riduzione dello stress e lavora a stretto contatto con gli altri operatori educativi e sociali che si occupano del minore e della rete sociale in cui sono inserite le famiglie. Attraverso gli interventi psico-educativi con i bambini, gli adulti sperimentano modelli relazionali ed educativi funzionali, acquisiscono maggiore sicurezza e si percepiscono più competenti. Lo psicologo convalida queste esperienze, le rinforza, le incoraggia, le promuove e accompagna i genitori ad acquisire consapevolezza sulle proprie risorse e sulle esperienze infantili sfavorevoli che hanno influito sui genitori che sono oggi. Tutto questo permette alle mamme e ai papà del progetto di poter chiedere aiuto specifico, fare scelte più consapevoli e, nei migliori dei casi, ridisegnare il genitore che vorrebbero essere.
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