Educare alla fede.

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Educare alla fede. Se non pianti un seme tu genitore, lo pianterà qualcun altro, probabilmente diverso se non contrario al tuo.

Cari genitori,
siamo ormai al termine di questa rubrica. Voglio ringraziare voi genitori per avermi seguito, per aver preso un po’ di tempo per leggere gli spunti emersi in questi mesi e grazie per chi ha potuto approfondire ciò che lo riguardava.

Personalmente è stata una bella esperienza anche per me, raccogliere informazioni e ridonarle, spero, con uno stile semplice e veloce. L’obiettivo era quello di riflettere e prendere consapevolezza di temi così preziosi per la nostra crescita, ma che spesso diamo per scontato perché non abbiamo tempo per soffermarci e dobbiamo correre presso altre priorità.

Voglio lasciare un’ultima riflessione in merito all’educazione; riguarda un tema a me molto caro e oggi particolarmente al centro di ricerche e approfondimenti scientifici: l’educazione alla fede. Un tema molto personale ed intimo perché per fede si intende un rapporto diretto e autentico con Dio, e quando non viene
trasmessa con cura può creare l’effetto contrario, cioè l’allontanamento da Dio.

Circa questa tematica così complessa e delicata, mi sono imbattuta in un libro intitolato: “Educare i figli alla fede” di Robert Cheaib. Un libro che mi ha subito incuriosito, perché il tema dell’educare alla fede spesso tende a separare e dividere, ma la divisione nasce per mancanza di conoscenza e soprattutto quando
subentra il giudizio.

Molti genitori scelgono di lasciare i figli liberi nelle loro decisioni anche nei riguardi di questo argomento, perché, nelle convinzioni correnti, si ritiene che l’essere piccoli corrisponda a ingenuità e incapacità di comprendere, per cui si crede che solo quando diventeranno grandi faranno le loro scelte. Potrebbe essere una indicazione condivisibile, ma sembra che non sia proprio così e anche io ho raccolto delle storie che lo confermano.

In particolare vi racconto una delle tante storie che ho ascoltato in questi anni: è la storia di una giovane donna segnata da una vita sregolata; mi raccontò che i suoi genitori avevano deciso per lei che avrebbe scelto di vivere i Sacramenti (Comunione e Cresima) quando sarebbe diventata adulta. Le chiesi se desiderava prepararsi in un cammino di fede, visto che aveva già 40 anni, ma mi condivise che non se la sentiva perché aveva fatto troppi guai, non si sentiva degna, era troppo tardi, e che era dispiaciuta che i suoi genitori non le avessero fatto questo dono da piccola e che avrebbe tanto desiderato aver fatto
questa esperienza.  Dopo quella confessione è rimasta dentro di me tristezza e un po’ di rabbia.

Quando ho preso in mano questo libro, mi ha colpito il pensiero di questo autore, che oltre ad essere un padre di famiglia è anche docente di Teologia nonché conferenziere in Italia e all’estero. Cheaib dice due cose importanti rispetto a questo tema:

  •  La prima è che per poter fare una scelta devi avere degli elementi in ordine a quella scelta ricevuti nei primissimi anni della vita, cioè devi avere tu stesso fatto questa esperienza. Se questo non c’è stato non ci sono i presupposti per poter scegliere.
  • La seconda è che quando non diamo ai nostri figli un contributo educativo e formativo adeguato finché sono piccoli, non possiamo illuderci che restino delle pagine bianche immacolate, dove nessuno possa scarabocchiare. Se non pianti un seme tu genitore, lo pianterà qualcun altro, probabilmente diverso se non contrario al tuo.

Credo che questo concetto possa essere utilizzato anche rispetto all’educazione ai valori, alla solidarietà, al rispetto di sé stessi e degli altri, al rispetto del creato, all’attenzione agli ultimi, al servizio, ecc.

Concludo augurando a tutti una buona estate, dove prendersi del tempo per sé stessi e per i propri affetti.

Un caro saluto a tutti.
Paola Rizzo

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“Genitori pro & contro” rubrica del Progetto T.E.R.R.A. a cura di Paola Rizzo.
Mamma di tre bambini di 13, 10 e 6 anni.
Educatrice fascia “infanzia” e Consulente Familiare.

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