Resistenza e resilienza degli adolescenti – incontri online

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Consapevoli della necessità di supportare ragazze e ragazzi nel periodo che stiamo vivendo, gli psicologi di Stelle di Periferie lavorano, nelle classi coinvolte dal progetto, per accogliere le emozioni legate all’emergenza, la difficoltà degli adolescenti di opporre “resistenza” alle difficoltà del momento, e per promuovere esperienze di resilienza.

Per farlo hanno modificato non solo la modalità di dialogo con gli studenti (ovviamente on-line) ma anche i contenuti di un’attività già in linea con il tema, che era quella dei Laboratori di Conoscenza e Mappatura del Rischio.

Gli scorsi anni, infatti, le classi coinvolte avevano lavorato sul concetto di rischio e sulle personali convinzioni ed emozioni legate ad esso. Alcune poi – prima della chiusura di marzo – avevano esplorato e analizzato le condizioni di rischio dei rispettivi quartieri, progettandone insieme il superamento. Adesso, invece, gli incontri on-line durante le mattine scolastiche sono dedicati alla condivisione  della percezione del rischio e delle emozioni in questo contesto di ormai 10 mesi di pandemia.

E ragazze e ragazzi si stanno mostrando provati ma anche molto consapevoli e responsabili rispetto a quanto hanno vissuto e quanto stanno vivendo. Oltre ad aprirsi su ciò che sentono di aver perso, parlano anche di risorse scoperte in un tempo ritrovato.

I seguenti racconti sono di alcune esperte in Psicopedagogia delle Emergenze, coordinate dal Centro Alfredo Rampi, capofila del progetto, che hanno condotto gli incontri con le classi: Veronica Pasquarello, Beatrice De Angeli, Lucia Marchetti, Maria Grazie Torrente.

“questo periodo è una mazzata”

“É stato strano rivedere i ragazzi da uno schermo. Difficile è stato anche per loro, ma piano piano si sono sciolti. Tra uno sfogo sui troppi compiti e un altro, ci hanno mostrato la loro maturità. Ci hanno detto di aver messo al primo posto la sicurezza: la propria, ma soprattutto quella delle persone fragili accanto a loro, rinunciando a uscire coi propri coetanei, ad esempio. Hanno scelto di privarsi di qualcosa e, a volte, questa scelta pesa: “Ci stanno togliendo un pezzo di adolescenza che non potremo riavere indietro!”

“Sono ragazzi forti, determinati, ma anche impauriti dal ritorno a scuola. Temono nuove quarantene, il rischio di portare il virus a casa e il fatto che la scuola non sarà più come prima. Alcune loro espressioni sono state “sarà sempre cosi” “dovremmo imparare a convivere con questo virus”.

“In un incontro i ragazzi hanno condiviso molte emozioni legate all’emergenza – paura, senso di sospensione, rabbia per gli anni di adolescenza che stanno perdendo, sensazione di essere appesi a un filo, vuoto, stress. Alcuni di loro però hanno anche detto di essere riusciti a vedere il tempo come ritrovato. Hanno ritrovato se stessi, anche nel silenzio, hanno apprezzato il poter passeggiare all’aria aperta. Hanno in parte cambiato i gusti musicali ascoltando, ad esempio, John Lennon e cogliendo la profondità dei suoi testi sulla vita.

Ciò che si è perso – ciò che si è trovato

“In un altra classe ragazze e ragazzi sono stati molto generosi dicendoci cosa si sono portati come forza/risorsa nella loro “valigetta della crescita”. La loro forza è stata la famiglia (fratelli, genitori) e poi i peluche in cui sono raccolte le loro lacrime, la musica… Ma anche sé stessi, ovvero la forza di proseguire che hanno sentito emergere in loro. Un ragazzo ha condiviso che i rapporti con la madre sono migliorati perché si è “reso conto che lei non è scontata”.

“Quello che ha colpito noi operatori è stato rivedere un gruppo classe che, nonostante abbia vissuto l’isolamento prima e la lontananza fisica adesso, è un gruppo unito, responsabile e consapevole. Più maturi di alcuni adulti! Hanno stabilito e mantenuto un contatto, continuando a coltivare il senso di appartenenza a una comunità. A fine incontro abbiamo fatto di cuore i nostri complimenti ai ragazzi e all’insegnante.”

Ciò che è risultato evidente a tutti gli operatori è quanto questi adolescenti avessero bisogno di parlare tra di loro e con degli esperti. Per un lungo periodo sono stati messi ai margini, molte criticità esterne sono state scaricate su di loro e sul loro diritto alla socialità e all’istruzione. Queste occasioni per aprirsi e confrontarsi sono servite a ragazze e ragazzi ad abbassare le tensioni, a sentirsi di nuovo, finalmente, considerati.

Foto Trinity Kubassek – Pexels

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