Contro la dispersione scolastica anche a distanza

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In una lunga riunione su Zoom a fine giugno, gli operatori del Progetto Stelle di Periferie hanno messo a confronto esperienze ed elementi emersi negli ultimi mesi di questo secondo anno di lavoro. Lo scopo era aggiornarsi sulle attività svolte e soprattutto scoprire se le azioni contro la dispersione scolastica fossero state efficaci nonostante gli stravolgimenti dettati dall’emergenza Covid.

Stelle di Periferie – Scuole Attive per l’Inclusione è un progetto complesso. Finanziato nel 2018 da un bando dell’impresa sociale Con I Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, in questi 2 anni ha messo in campo diverse professionalità e attività. Ha tessuto in cinque scuole di Roma una “rete di protezione” intorno a 1.100 ragazze e ragazzi, per ascoltarli, valorizzarli, accompagnarli a livello umano, personale, didattico.

Sede delle iniziative sono state – almeno fino al Lock Down – le scuole stesse: Istituto Comprensivo Donati (Primavalle), Istituto Comprensivo “Via Carotenuto 30” (Acilia), Istituto Istruzione Superiore Edoardo Amaldi (Tor Bella Monaca) Istituto Comprensivo Viale Venezia Giulia e Istituto Istruzione Superiore I.T.C. Di Vittorio- I.T.I. Lattanzio (Prenestino). Le scuole sono le Stelle, avamposti essenziali di cultura e di aggregazione in territori talvolta avari di risorse nei confronti dei più giovani.

Tante azioni contro la dispersione scolastica

Secondo la struttura del Progetto, durante le ore scolastiche la somministrazione in aula di vari test e questionari ha permesso di creare una mappatura degli studenti più a rischio. Inoltre molte ore (8-10 per classe) di attività di gruppo condotte da personale esperto hanno lavorato sulla qualità delle relazioni e della comunicazione all’interno del gruppo classe. In più, sempre in orario curricolare, anche gli esperti di Psicopedagogia del Rischio del Centro Alfredo Rampi, ente capofila del Progetto, hanno lavorato con le classi: sulla percezione del rischio e sull’esplorazione e il possibile miglioramento delle situazioni di rischio nel quartiere.

Dopo le lezioni, per 2/3 pomeriggi a settimana ogni scuola coinvolta ha ospitato i Centri di Aggregazione Scolastica (CAS), con la presenza attiva e il supporto metodologico allo studio di educatori e psicologi, nonchè corsi di italiano L2 e alcuni laboratori espressivi gratuiti, come musica-danza, teatro, eccetera. Nel contempo il Progetto ha lavorato:

  • con gli insegnanti, offrendo (oltre al costante supporto operativo nel seguimento dei ragazzi a rischio dispersione) opportunità di formazione;
  • con le famiglie dei ragazzi, per coinvolgerle e motivarle sull’importanza del progetto educativo dei figli.

La chiusura delle scuole ha penalizzato in particolare i laboratori espressivi, le attività sportive e i Laboratori di Conoscenza e Mappatura del Rischio nei quartieri, che quest’anno si erano appena avviati, in febbraio. E le attività portate avanti a distanza?

Azioni proseguite on-line

Per quanto riguarda il dialogo con le famiglie, lo psicologo referente è entrato in contatto con tanti genitori in questo periodo, per offrire supporto nelle varie fasi dell’emergenza, situazione nuova e incerta per tutti . Ne ha incontrati telematicamente molti che non era riuscito a intercettare nel precedente anno e mezzo di progetto. La situazione straordinaria ha creato un bisogno (o la consapevolezza del bisogno). E il nostro operatore c’era, col suo bagaglio d’esperienza, e ha potuto attivare prontamente i canali per soddisfare tale bisogno (chat su whatsapp, meeting su Zoom, brevi video con consigli pratici).

Per quanto riguarda i Centri di Aggregazione Scolastica, diventati luoghi virtuali dopo la chiusura di marzo, l’esperienza è stata diversa in ogni realtà scolastica. In generale ragazze e ragazzi si sono mostrati molto motivati al contatto con gli educatori, specie all’inizio della quarantena. I rapporti  con questi adulti di riferimento si sono intensificate on-line.

In alcuni CAS ha avuto più spazio lo scambio privato che quello gruppale, con qualche difficoltà a organizzare un supporto metodologico on-line di gruppo. In altre situazioni, invece, mentre a scuola i rapporti erano soprattutto individuali, improntati all’affiancamento nello studio, nel CAS virtuale è emersa maggiormente la gruppalità, la pluralità di voci.

Le relazioni on-line con compagni ed educatori

I partecipanti hanno avuto bisogno di parlare più di sé stessi che dei compiti. Sono emerse, ad esempio, le difficoltà dovute alle situazioni vissute: il fatto di trovarsi soli in casa o, al contrario, con troppe persone. In qualche occasione, la presenza ravvicinata dei familiari ha un po’ compromesso la spontaneità del dialogo con gli educatori.

Ragazze e ragazze sono apparsi inoltre, col passare delle settimane, sempre più affaticati dalla Didattica A Distanza.

Un’esperienza diversa c’è stata invece in una delle scuole superiori coinvolte. Qui sono rimasti, nel CAS a distanza, solo studentesse e studenti più grandi, del secondo anno, per una più viva necessità di affiancamento nello studio. In quel contesto sono stati gli educatori a creare spazi per la condivisione delle emozioni, con l’obiettivo di sostenere ragazze e ragazzi, al di là del supporto didattico e del rendimento scolastico. Per esempio, un’attività ludica di creazione di storie ha offerto ai partecipanti la possibilità di esprimere delle preoccupazioni altrimenti difficili da verbalizzare.

In generale è stata confermata l’idea che gli adolescenti scelgono di aprirsi dove c’è relazione. Il filo comune tra le diverse esperienze sembra essere che gli educatori sono stati usati da ciascun ragazzo “come gli serviva”.

Messi di fronte all’imprevisto, le nostre equipe di educatori e psicologi hanno fatto appello alle loro competenze di flessibilità nell’intervento, di accoglimento e di integrazione, tanto che anche un’aula studenti virtuale ha saputo diventare per ragazze e ragazzi un “punto di riferimento”.

“Essere nella mente di qualcuno”

L’importanza delle relazioni nella scuola è emersa fortemente, in questi mesi, anche nel dibattito pubblico, proprio con la chiusura delle scuole e il ricorso alla didattica a distanza. Una scuola che sia solo spazio di acquisizione delle conoscenze, perde gran parte del suo interesse, perché il vero apprendimento nasce da un percorso di dialogo e reciprocità. Come ha scritto Marco Rossi Doria sulla Repubblica del 7 giugno scorso “c’è da fare un gran lavoro cognitivo ed emotivo di ricostruzione. Dare una vera spallata alla scuola trasmissiva, ne abbiamo un’occasione”.

Un rapporto stretto lega affettività, motivazione e apprendimento, è un dato ormai acquisito. Per Benjamin Bloom la relazione educativa offre a chi apprende gli strumenti per conoscersi, limiti e potenzialità, e una spinta motivazionale. Per Carl Rogers l’educatore è un facilitatore che crea un rapporto di fiducia e sicurezza emotiva. Solo così può nascere un percorso di trasformazione e formazione.

In questa difficile fase, anche da parte dei referenti delle scuole e delle famiglie è stato riconosciuto il valore che ha avuto la continuità di supporto data da Stelle di Periferie. Per esempio nelle parole del genitore di un ragazzo ad alto rischio di dispersione scolastica. .. “Mio figlio ha sentito di essere nella mente di qualcuno, che c’era qualcuno per lui”.

Prospettive per restare a fianco delle Scuole

La continuità sarà assicurata anche da settembre in poi, per accompagnare giovani e adulti nel ritorno a scuola, rivedendo tempi e modalità del Progetto. Questo, infatti, in origine sarebbe dovuto terminare alla fine di questo anno scolastico.

Ecco le proposte di Stelle di Periferie discusse in questi giorni con i cinque istituti scolastici coinvolti:

  1. Offrire presenza e supporto nei mesi settembre, ottobre, novembre, dicembre, in quello che ad oggi si presenta come un rientro nel rischio.
  2. Proporre informazioni e strumenti per la gestione della paura sia da post emergenza che da seconda ondata.
  3. Formare i docenti all’uso di strumenti nuovi nell’ambito della valutazione anche da remoto.

In particolare in autunno gli esperti di Psicopedagogia del Rischio, anziché finire le mappature dei quartieri, useranno le proprie competenze per

  • lavorare coi ragazzi sulla percezione del rischio post covid: come è stata vissuta, come è cambiata, come usarla per progettare la nuova fase di post emergenza;
  • accompagnare le scuole nell’implementare e sperimentare le norme di sicurezza (evacuazioni, gestione emergenze) anche tenendo conto del covid;
  • supportare docenti e genitori di fronte al carico emotivo comportato dal rientro.

Lo staff di progetto sarà a disposizione delle scuole ancora per un po’, per ricostruire sicurezza e motivazione. Stelle di Periferie con le sue decine di psicologi, educatori,esperti di rischio e sicurezza, nel contrasto alla dispersione scolastica ha scelto la propria arma. Si tratta del benessere degli studenti nel proprio ambiente ed ecosistema di relazioni, fatto di compagni, gruppi, docenti, e altri adulti significativi della comunità educante. Proprio questa è, infine, la rete di protezione tessuta.

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