Donne che lavorano e servizi per l’infanzia

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Donne che lavorano: in Italia il livello è tra i più bassi d’Europa.

La media Ue è di 66,5 donne che lavorano ogni 100 donne tra i 20 e i 64 anni. L’Italia è al penultimo posto con il 52,5%.

Divario occupazionale uomo-donna

Il nostro Paese è anche al secondo posto per quanto riguarda il divario occupazionale uomo-donna (19,8 punti differenza rispetto alla media Ue di 11,5). Il gap  aumenta se si confrontano i soli uomini e le donne con figli. Rispetto alla media europea di 18,8 punti percentuali di distanza tra padri e madri occupate, infatti, l’Italia è al di sopra di quasi 10 punti (elaborazione Openpolis – Con I Bambini su dati Eurostat, 2017).

Occupazione delle donne e asili nido

Non è una coincidenza che i territori con più asili nido siano quelli dove più donne lavorano (e viceversa). Nelle 4 regioni in cui la presenza di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia supera il 33% il tasso di occupazione femminile supera il 60% (elaborazione Openpolis – Con I Bambini su dati Eurostat, 2016).

Nelle regioni con meno donne che lavorano, invece, i servizi per la prima infanzia sono più scarsi. Tra queste regioni, c’è la Campania (insieme a Sicilia, Calabria e Puglia).

L’urgente necessità di estendere i servizi per l’infanzia

Anche per permettere alle donne di lavorare, quindi, appare davvero urgente e necessario creare e rafforzare i servizi per l’infanzia e permettere a tutti di conoscerli e usufruirne.

Il progetto S.P.E.R.A.

È anche a questo bisogno che intendiamo rispondere attraverso il nostro progetto S.P.E.R.A. (Spazi Educativi e Ricreativi Aperti). Grazie al progetto, stiamo offrendo sostegno alla genitorialità attraverso azioni organizzate che permettono un accesso semplificato ai servizi e una maggiore integrazione tra questi. Vogliamo assicurare ai bambini la presenza di adulti di riferimento che ne sappiano accompagnare la crescita in modo sano e sereno.

Nei contesti in cui operiamo, la popolazione vive condizioni di disagio e, spesso, è vittima di forme di ostracismo che impediscono loro di usufruire appieno dei servizi esistenti. La nostra attenzione è rivolta in modo particolare a quei nuclei familiari che, riportando basse condizioni socioculturali, non posseggono adeguate capacità di cura e non sono in grado di promuovere l’adeguato sviluppo psico-affettivo dei loro piccoli.

Il nostro intervento intende rispondere in modo integrato alle sfide che queste realtà ci pongono, promuovendo e rafforzando l’empowerment delle famiglie, attraverso uno sviluppo delle competenze sociali necessarie a educare i figli in ambienti così complessi.

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