Scuola e privato sociale: alleanze educative e prossimità possibile

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La scuola e le possibili alleanze educative

Siamo stati nei quartieri di Scampia e di Forcella (a Napoli). Qui, abbiamo avuto il piacere di incontrare ed intrecciare i vissuti di due  realtà del mondo della scuola: rispettivamente la scuola I.C. Pertini 87° Don Guanella e l’I.C. Adelaide Ristori. Fulcro dell’intervista è stato rilevare l’impatto che hanno avuto le alleanze educative tra scuola e privato sociale, in contesti territoriali particolarmente fragili.

Le interviste

Ecco cosa ci risponde la Dirigente scolastica, Tania Vece:

«Le figure che operano nel privato sociale hanno avuto un ruolo determinante, specialmente durante il periodo del lockdown. Hanno operato in modo individuale, svolgendo delle attività anche durante il periodo estivo. Hanno fatto una operazione di scouting, casa per casa. Questa alleanza è molto importante. La scuola è un’istituzione, non ha la stessa forza del privato, ha un aspetto più formale. Sono riusciti a mantenere contatto con una quindicina di famiglie, non sono affatto poche.

In questi contesti è un risultato molto elevato e soddisfacente. L’azione individuale presso ogni singola famiglia è stato un modo di operare vincente. Il privato riesce a mantenere una relazione educativa e ci ha aiutato tantissimo diventando portavoce della scuola. Solitamente le difficoltà che hanno i professionisti che iniziano dei progetti e quindi anche un po’ la difficoltà riscontrata nel progetto S.P.E.R.A è il coinvolgimento attivo. La partecipazione alla vita scolastica è bassa, molto genitori si sono tirati indietro perché non volevano cambiare le loro abitudini quotidiane. I genitori giovani rappresentano il vero punto di forza, anche per la capacità di interazione.».

Ritroviamo una continuità ed una conferma nelle parole dell’altra Dirigente, Stefania Colicelli:

«È fondamentale. In alcuni casi l’istituzione non riesce per ovvie difficoltà a fare da collante, invece la forza dei privati è proprio quella di creare e stabilire un rapporto di continuità sul territorio. Se non sei in grado di offrire un sostegno full time, il rischio di dispersione è alto, molti bambini e ragazzi una volta usciti da scuola non hanno più nessuno. Dobbiamo pensare, invece, ad un’azione educativa che veda tutti impegnati, ognuno secondo il proprio competenze e senza creare sovrapposizione.

Ognuno deve costruire il percorso adeguato per il minore, inserendo la famiglia, aspetto fondamentale in questi quartieri fragili. Il privato aiuta a stabilire punti di riferimento a cui i bambini e i ragazzi possono rivolgersi, anche al di fuori delle ore scolastiche. Alcune figure secondo me sono indispensabili per creare continuità ed azione. La difficoltà maggiore si è riscontrata in un coinvolgimento pratico delle famiglie, spesso vengono meno perché abituati alla loro routine e ai loro impegni casalinghi, specialmente le mamme.».

Un futuro possibile

Come possiamo immaginare le future alleanze educative?”

Le disgregazioni, secondo Tania Vece, in questo anno e mezzo ci sono state e sono state molto elevate. Definisce Scampia come un quartiere molto vivace, dove ci sono numerose iniziative.

«In questi anni, siamo riusciti a distaccarci e liberarci un po’ da quella maschera di Gomorra. Attualmente emergono anche disgregazioni familiari, ci sono stati molti morti a causa del virus o genitori che avendo un lavoro precario l’hanno perso e per altri, invece, l’impatto psicologico è stato molto forte. Le alleanze future devono partire proprio da questo disagio psicologico che si è creato. Devono avere una dimensione comunitaria e, soprattutto, devono fare in modo che scatti la legittimazione sociale.».

Possibili cambiamenti su cui puntare

In cosa la scuola potrebbe migliorare e su cosa dovrebbe rivolgere maggiore attenzione?

A risponderci è Stefania Colicelli:

«È necessario impegnarsi costantemente per rendere la scuola un posto dove i bambini si sentano sereni e accolti. Si deve porre al centro del quartiere, specialmente la scuola dell’obbligo. Devono diventare il fulcro della vita del quartiere, dobbiamo costituire un ambiente alternativo ma non esclusivo. Inoltre credo sia importante portare avanti quei progetti come il progetto S.P.E.R.A dove si cura la relazione non soltanto con il bambino ma anche con le rispettive famiglie. Anche loro hanno bisogno di accoglienza e tante volte di un aiuto. Bisogna costruire rapporti stabili con le famiglie e laddove non ci sono bisogna coinvolgere elementi terzi che arrivino in supporto alla scuola.».

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