IL PERCHÉ DI UNA SCELTA IMPEGNATIVA NELLO SGUARDO DI UN BAMBINO

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«Sono Laura Ruggiero, medico-chirurgo, Specialista in Pediatria dal 2017, lavoro da circa 5 anni in Pronto Soccorso Pediatrico presso l’AORN Santobono Pausilipon. Se mi si chiede perché ho scelto questa professione io rispondo sempre che non è questione di scelta ma di “sentire”. Il mio è un lavoro non facile, gravato da mille responsabilità, sacrifici personali, esperienze a volte tristi che ti segnano ma se tornassi indietro sceglierei questa professione altre mille volte senza alcun ripensamento, mi basta incrociare lo sguardo di un bambino per ritrovare ogni volta quel “perché” della mia scelta.»

 

Lei lavora nel Pronto Soccorso pediatrico dell’Ospedale Santobono, abbiamo avuto modo di conoscerci durante il percorso formativo del progetto INVIOLABILI. Mi può raccontare di cosa si occupa nello specifico?

Lavorando in un Pronto Soccorso pediatrico mi occupo di tutto ciò che riguarda le emergenze e le urgenze pediatriche. Purtroppo rientrano in questa sfera anche tutti i casi di maltrattamento infantile, ambito questo tristemente ampio. Esso infatti riguarda, tra i tanti, l’abuso fisico, quello sessuale, il maltrattamento psicologico, l’incuria, la discuria e il bullismo. Il nostro compito è quello di riuscire a riconoscere in tempo i campanelli di allarme che possano essere la spia di qualsiasi forma maltrattamento infantile, per mettere in atto tempestivamente tutte le misure cautelative per la sicurezza del bambino. Riconoscere i segni di maltrattamento non è un lavoro facile, soprattutto per chi ha disposizione pochi minuti per visitare un bambino di cui non conosce la storia né la situazione familiare in un setting come quello ospedaliero di Pronto Soccorso che non offre la possibilità di dedicarsi in maniera più approfondita come potrebbe accadere, ad esempio, in uno studio pediatrico. Da queste considerazioni, e purtroppo dal crescente aumento di casi tristemente noti alla cronaca, nasce l’esigenza di migliorare la formazione del personale medico e dei percorsi assistenziali in questo ambito in modo da garantire una precoce presa in carico dei bambini vittime di maltrattamento e garantire loro un’adeguata assistenza oltre che medica e psicologica anche sociale. A tal proposito devo ringraziare il mio primario che mi ha dato la possibilità di partecipare al percorso formativo del progetto INVIOLABILI, accolto con molto entusiasmo. La partecipazione al corso è stata molto utile e ci ha permesso di darci un tempo di riflessione per approfondire questioni molto importanti come quelle relative all’abuso e al maltrattamento, permettendo un confronto interdisciplinare.

 

Una volta intercettata una situazione di violenza conclamata, che tipo di procedure attivate?

In caso di maltrattamento conclamato la prima cosa a cui pensare è mettere in sicurezza il bambino: se c’è il sospetto che proprio il suo ambiente familiare costituisca un rischio per la reiterazione del maltrattamento, è necessario provvedere ad effettuare un ricovero del minore a scopo cautelativo. Il pediatra di Pronto Soccorso deve provvedere a compilare un’accurata anamnesi ed effettuare un esame obiettivo completo, eseguire gli approfondimenti diagnostici laboratoristici e strumentali di urgenza e le opportune consulenze in base alle condizioni cliniche del bambino e al tipo di maltrattamento di cui si sospetta, non trascurando in ogni caso il suo stato psicologico. Il pediatra ha inoltre l’obbligo di compilare il referto per l’Autorità Giudiziaria che dovrà essere consegnato senza ritardo alle Forze dell’Ordine e di allertare il Tribunale Ordinario e quello dei Minori tramite la Direzione Sanitaria, attivando in questo modo la complessa rete tra Magistratura, Servizi Sociali e Ospedale.

 

Quando ci sono sospetti di abuso e maltrattamento come gestite la situazione?

I casi di maltrattamento infantile sono ancora molto sottostimati, sia per la tendenza alla “inconscia” negazione di tali eventi spesso anche da parte degli stessi operatori sanitari, sia per la ancora scarsa informazione e formazione. Escluso i casi di maltrattamento conclamato, c’è un’ampia zona grigia costituita da tutti quelle situazioni poco chiare in cui non ci sono evidenti elementi che provano l’avvenuto maltrattamento, ricordando che non parliamo solo di abuso fisico, ma anche di casi come quelli di incuria che possono essere legati anche ad un basso livello socio-culturale. In tali situazioni è opportuno agganciare il bambino e i genitori alla struttura ospedaliera, creando rete tra questa, la pediatria territoriale e gli assistenti sociali tramite opportuna segnalazione qualora non ci siano elementi che suggeriscano necessità di ricovero. Purtroppo le risorse che si hanno a disposizione spesso non sono sufficienti o non consentono di agire con tempestività.

 

Dove pensa che si possa collocare il progetto INVIOLABILI?

Credo che un progetto come INVIOLABILI possa essere di grande supporto all’interno di un’Azienda Ospedaliera. Avere un’équipe multi-professionale che possa approfondire situazioni che vengono valutate dai medici “a rischio”, è fondamentale se si vuole evitare che maltrattamenti e violenze si ripetano nel tempo, rendendo più complesso il percorso riabilitativo per questi bambini. Lavorare in Pronto Soccorso, nelle e con le emergenze, rende difficile avere un tempo di analisi e approfondimento e non sempre cogliere alcuni segnali basta per attivare prontamente una rete di supporto e sorveglianza. La consapevolezza di essere affiancati da un ente che collabori con noi per la presa in carico di situazioni a rischio, allevia in parte l’onere del nostro lavoro e ci conforta nell’individuare e accogliere una richiesta di aiuto non sempre dichiarata.

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