Alla “Skolé” del Borgo Ragazzi Don Bosco per andare oltre le apparenze
di Salesiani per il sociale
Skolé è un progetto di scuola interculturale presente da tanti anni nel Borgo Ragazzi don Bosco di Roma, sede di Salesiani per il Sociale APS e del progetto Dare di più a chi ha avuto di meno.
Nata per favorire i processi di integrazione scolastica, linguistica e sociale degli stranieri, offre recupero scolastico, insegnamento della lingua italiana come seconda lingua, laboratori ludico – ricreativi ed un accompagnamento all’esercizio del diritto allo studio. Si impegna a sensibilizzare la collettività sui temi legati all’immigrazione e alla promozione del dialogo culturale.
Sono tanti i giovani che sono presenti alla Skolé e che aiutano i ragazzi nel loro percorso. Ecco l’intervista a una di loro.
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Parlaci un po’ di te: chi sei, che tipo di volontariato svolgi e da quanto tempo.
Sono Mariagiusi, ho 23 anni e svolgo Servizio Civile ufficialmente dal 10 febbraio 2020, anche se ho iniziato a frequentare il Borgo Ragazzi don Bosco e la Skolé a fine gennaio.
Di cosa ti occupi principalmente? Le tue mansioni sono le stesse oppure sono cambiate rispetto all’inizio?
All’interno della Skolé, in questi ultimi mesi, svolgo più o meno gli stessi compiti rispetto all’inizio del mio servizio: aiuto i ragazzi con lo studio dal martedì al giovedì; mi occupo, insieme ai miei colleghi, della merenda e del momento del gioco. Il venerdì sono impegnata con il laboratorio di disegno e con lo studio dei bambini più piccoli. Il lunedì, invece, sono occupata con questioni un po’ più “noiose” e burocratiche, che nel resto della settimana sarebbero impossibili da portare avanti.
Avresti mai immaginato che ci sarebbe stata una pandemia globale a cambiare le cose? Dal tuo punto di vista com’è andata la modalità online?
Sinceramente no. Chi se lo aspettava? A neanche un mese dall’inizio del servizio civile il mondo si è fermato. Noi però non ci siamo voluti fermare e abbiamo continuato, con non poche difficoltà, ad essere “al fianco” dei nostri ragazzi: tra alti e bassi di vario genere siamo riusciti ad aiutare la maggior parte di loro, tra merende e giochi online tutti insieme, studio individuale e corso di italiano base. Nonostante le difficoltà e il periodo non proprio roseo abbiamo riscontrato la voglia di aiutare e di partecipare sia da parte di operatori che dei ragazzi e la cosa mi ha fatto molto piacere. È stata un’esperienza che non mi aspettavo di vivere ma che tutto sommato ritengo una delle migliori mai provate.
Racconta un’esperienza che hai vissuto in questo periodo di volontariato e che ti è rimasta impressa.
Oltre, appunto, allo studio in modalità online ricordo con nostalgia il ritorno al borgo a metà giugno e l’inizio del centro estivo che mi ha permesso di conoscere nuovi operatori e nuovi ragazzi che mi sono rimasti nel cuore. Una delle giornate più belle è stata a metà ottobre quando abbiamo accolto i ragazzi con un pomeriggio da passare insieme, con un gioco per conoscere i nostri nomi e con la merenda all’aperto. In generale penso che ogni nuovo giorno sia un’esperienza unica e a sé, e che ognuna di esse ti rimanga un po’ impressa.
In che modo questa esperienza di volontariato ti ha arricchita e continua a farlo?
Sicuramente permettendomi di conoscere persone nuove e di creare legami che mai avrei pensato possibili. Poi, premettendomi di mettermi in gioco e di usare le mie conoscenze condividendole e mettendole a disposizione degli altri. Mi ha aiutata ad andare oltre le “apparenze” per scoprire che dietro un cancello si nasconde un mondo fatto di incontri e scambi reciproci.
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