In Live con Kento e Gazzaniga. Gli autori li incontriamo su Zoom
di Oasi
In LIVE con Kento, autore di Te lo dico in rap, e Riccardo Gazzaniga, che ci ha emozionato con Abbiamo toccato le stelle – Storie di campioni che hanno cambiato il mondo. Gli autori preferiti dei ragazzi dei CAG li incontriamo da casa
Avremmo preferito incontrarli di persona, nella Biblioteca dell’Accademia popolare dell’antimafia. Ma vederci da casa, e dentro le loro case, ha forse reso queste chiacchierate molto più sciolte e coinvolgenti.
Abbiamo incontrato due autori che i ragazzi dei Centri di Aggregazione amano particolarmente, specialmente per i temi che hanno affrontato (Sport e musica Rap) e per il modo in cui lo hanno fatto. Riccardo Gazzaniga e Francesco Carlo (per tutti, Kento) ci hanno regalato due incontri speciali in live su ZOOM.
Siamo partiti dai loro libri, Abbiamo toccato le stelle e Te lo dico in Rap, per conoscere le storie e le esperienze che ci sono dietro, gli aneddoti e i mondi dei due autori.
In Live su Zoom con Kento e Riccardo Gazzaniga
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Abbiamo toccato le stelle con Riccardo Gazzaniga
Lo sport è il miglior amico dello storytelling. La Storia si incrocia inevitabilmente con le storie di uomini e donne che portano il proprio vissuto, il proprio colore della pelle, la propria disabilità, il proprio impegno per i diritti civili di fronte al mondo che li acclamerà come eroi. Ad un’Olimpiade o ad un Mondiale.
Seguire la storia di un personaggio dello sport in cui immedesimarsi è, quindi, per Riccardo Gazzaniga il modo migliore per parlare della storia di un diritto rivendicato, di un’uguaglianza conquistata.
Storie di diritti e uguaglianza, partendo da quella dell’Uomo bianco Peter Norman
Perché nel suo libro “Abbiamo toccato le stelle”, Gazzaniga racconta di come essere un campione significhi anche “saper difendere un ideale nobile, dare un esempio, combattere contro avversari invisibili e subdoli come la discriminazione razziale, politica o sessuale, contro malattie o infortuni gravissimi, o semplicemente contro regole ingiuste e tradizioni fuori dal tempo”.
Da un articolo del suo blog è nata l’idea del libro, “L’uomo bianco in quella foto“, la storia di Peter Norman, l’atleta australiano che sembra faccia solo da contorno alla storica immagine del pugnato alzato, guantato di nero, di Tommie Smith e John Carlos alle Olimpiadi del ’68 a Città del Messico. E da quell’articolo, dalla storia dell’uomo che, nell’ombra, ha pagato più di tutti quel ‘pugno’ al razzismo, è partita anche la nostra conversazione con i ragazzi e l’autore genovese.
Una spilla sul petto, come quella che Riccardo Gazzaniga ci mostra in web cam, e quel risultato insperato e sorprendente per un ragazzo bianco coinciderà con la fine della sua carriera da atleta internazionale. Solo condannando il gesto dei due avversari americani sarebbe tornando nel team australiano. Ma non lo farà mai.
Aneddoti dell’autore
E quali sono le storie dietro il libro? Le domande dei ragazzi portano alla scoperta di tanti momenti vissuti dall’autore. Dalla scelta dei personaggi da raccontare all’incontro con alcuni di questi. Dal successo mondiale di quell’articolo del blog, tradotto in 10 lingue, che lo ha spinto a raccogliere 20 storie di sport. Alle riflessioni sulla percezione dello sport e dell’educazione fisica nella scuola italiana.
Stimolato dalle domande di Giacomo, scopriamo così che la storia di Alex Zanardi è scritta a quattro mani proprio con l’ex pilota di F1, capace di reinventarsi nel mondo dello sport dopo il suo drammatico incidente. Abbiamo notato l’umiltà di Riccardo Gazzaniga, che non racconta André Agassi perché non avrebbe potuto fare meglio di quanto lo stesso tennista ha fatto nella sua autobiografia, Open. Ma scopriamo anche che Emile Griffith, pugile bisessuale e uomo vittima di aggressioni omofobe, è l’ispirazione del suo primo romanzo, Colpo su Colpo. E ascoltiamo dei suoi incontri nelle scuole, per parlare di sport e diritti.
Non solo per ragazzi
Gazzaniga ha parlato ai ragazzi senza la retorica scontata dello sport. Né quella dei vincitori, né quella dell'”importante è partecipare”. Ed il suo libro non si rivolge solo agli adolescenti. Innanzitutto, è un libro di sport. Una lettura che si rivolge al proprio pubblico principale in modo maturo.
Per questo Laura, ragazza del CAG Spazio Incontro Scholè, citando Calvino e ha proposto “Se un libro può essere riletto più volte, a diverse età e con diverse esperienze, e ha diverse cose da dirti, allora va inserito tra i classici“.
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Kento. Manuale di rap e un viaggio nella sua storia
“Un libro così non c’era in Italia”. Kento ha voluto colmare questa lacuna. Ci ha raccontato perché ha sentito bisogno di parlare di rap con un manuale di Rap. E anche perché è il racconto della storia del Rap, dalle sue radici nel Bronx, ad accompagnare la parte manualistica.
Ci ha accompagnato in un viaggio nel senso e nella genesi di un genere musicale che oggi è contemporaneamente mainstream e outsider rispetto alla musica commerciale. Centro e periferia della nostra cultura. Come il nostro progetto.
Tutti appassionati di musica, ma non tutti di Rap, abbiamo fatto un viaggio all’interno di una cultura che sta segnando i nostri anni. Davvero riduttivo definire Te lo dico in rap solo un manuale. E quella ci ha regalato Francesco Kento Carlo è un’esperienza che va oltre le preferenze musicali di giovani e meno giovani.
Storia e cultura del Rap e dell’Hip Hop
“I ragazzi vivono immersi in tanti aspetti della cultura Hip Hop, ma non sanno cosa c’è dietro. La storia che parte dai Block Party nelle strade di New York”. Per questo, per la prima volta, decide di scrivere un libro che si rivolge in modo chiaro ai giovanissimi. Senza perdere di vista chi è più adulto e può scoprire nel glossario i termini che non fanno parte del suo linguaggio.
Un libro illustrato, con un approccio visivo che fa entrare il lettore negli ambienti in cui è nata la cultura Hip Hop. E un libro multimediale, con i suoi link a tracce musicali online. Un libro per chi vuole fare Rap, ma senza costringere ad una lettura difficile.
Tra 4 mura
Quanto aiuta la musica quando si sta in casa? Proprio in questi giorni Radio daSud sta dando voce nei suoi podcast ai ragazzi che solitamente frequentano l’Accademia e la sua web radio. Ma la voce arriva dalle loro 4 mura, dalla propria casa. Attraverso il filo conduttore del Rap.
E quanto aiuta la musica in carcere? Durante la live si crea questo parallelismo. Kento ci racconta della sua esperienza come operatore sociale nelle carceri. Lì dove il mito di Tupac Shakur ancora riecheggia, rispetto ai gusti più moderni dei nostri ragazzi.
Francesco ci regala la vista su un suo lato impegnato, quotidiano e straordinario al tempo stesso. Lo racconta con naturalezza, senza farne un vanto. Anzi, quasi mette le mani avanti specificando di non aver mai studiato per svolgere questo ruolo.
Sembra di affacciarci da una finestra su un Rap reale, quello che la periferia la vive ancora (la periferia dell’Italia, il Sud, la periferia delle città, e la periferia metaforica della società). Come quello dei Block Party, ma con le specificità italiane.
Un consiglio di Kento ai chi si avvicina al suo genere…
Normale avvicinarsi al Rap con i suoi artisti mainstream. Kento non critica la trap. Ma dalla sua esperienza nelle carceri emerge un consiglio per i ragazzi in live e gli educatori dei CAG:
Fare un ascolto critico del mainstream.
Inutile partire da artisti più impegnati. Anche Ghali va benissimo. O Nicki Minaj. Ma i ragazzi vanno stimolati a fare un’analisi del video e del pezzo.
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