Il Paese in un Gioco.

di

Lavori realizzati dai ragazzi

Se sentiamo la parola “gioco” non possiamo fare a meno di pensare a qualcosa di divertente, che ci riconduce alla nostra infanzia o a momenti ricreativi  da passare con gli altri. Ma il gioco ha svariate forme;  come ci ricorda lo scrittore sociologo, Roger Caillois, può essere un momento di svago senza regole e competizione, Paidia, tipico tra bambini, o al contrario un gioco con regole precise che presuppongano una sfida, ossia Ludus.

Anche se una caratteristica fondamentale del gioco è quella di essere fine a se stesso, cioè avere un tempo determinato ed essere slegato dalla realtà, non è detto che non possa essere istruttivo, sia utile per l’acquisizione di nozioni, sia per imparare il concetto di rispetto delle regole, alla base di ogni società, e di collaborazione tra gruppi, ovvero per lo sviluppo delle soft skills. Ed è da qui che siamo partiti, nel tentativo di accattivare l’interesse degli alunni del terzo anno, della scuola secondaria, dellIstituto Comprensivo di Monte San Giovanni Campano, in provincia di Frosinone.

Parola d’ordine: scoprire i loro interessi e attraverso questi, imparare qualcosa di nuovo, senza aver l’impressione di farlo. Visto che il periodo non permetteva la progettazione di un gioco rievocativo all’aperto, abbiamo ripiegato su un gioco da tavolo a caselle, reso più interessante da domande specifiche su argomenti che erano stati trattati durante gli incontri.

L’officina “ripensare i luoghi” è stata quindi mezzo utile per la riscoperta del proprio paese e per l’acquisizione di nozioni di educazione ambientale.

Un programma un po’ vasto per essere toccato in due ore al mese, ma si sa… i ragazzi sanno sempre sorprendere. Dopo aver storto il muso per le ricerche assegnate sull’origine della loro contrada, o sulla Banca Mondiale del Seme di Svalbard, l’ultima lezione svolta è stata una rivelazione.  Abbiamo provato a giocare: un tabellone a caselle, creato su una stampa della mappa di google, del centro del paese, due dadi, delle splendide pedine create da loro stessi e tante domande sugli argomenti svolti. Divisi in gruppi i ragazzi hanno fatto emergere tutta la loro voglia di competere e partecipare al gioco; un accavallarsi di alzate di mano e risposte. Anche chi all’inizio pareva disinteressato si è trovato coinvolto nel suo gruppo ed ha cercato di aiutarlo.

Cosa rimarrà ai ragazzi di questa esperienza? Sicuramente qualche conoscenza in più riguardo il loro paese e il meraviglioso castello che domina il centro storico, una coscienza ambientale fortificata (cosa ormai indispensabile se vogliamo pensare ad un futuro), ma anche una piccola autoanalisi fatta prima di creare la propria pedina.

Per il prossimo progetto?
Speriamo di poter organizzare un evento all’aperto, senza mascherine e con la possibilità di sfidare ed abbracciare gli altri.

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Di Germana De Vincenzi.  
Operatrice T.E.R.R.A. Officina Ripensare i luoghi con Gianluca Fricchione.
Monte San Giovanni Campano (Fr).

 

 

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