In viaggio con TERRA: il racconto dello studente Vincenzo Nesci

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In viaggio con il Progetto T.E.R.R.A.: il racconto di crescita e conoscenza dello studente Vincenzo Nesci, tenuto in merito alla collaborazione fra la sua scuola e le tre Officine di Vibo Valentia: TERRA che Motiva, che Incanta e che Rielabora.

Buongiorno a tutti, sono Vincenzo Nesci e frequento la classe 4G del Liceo Scientifico “Giuseppe Berto”.
Oggi vorrei condividere con voi un’esperienza che mi ha formato e mi ha fatto crescere, che mi ha dato la possibilità di rapportarmi ad una cultura differente e a conoscere le radici del mio territorio. Lo scorso anno mi sono visto coinvolto, insieme alla mia classe e agli alunni della classe 4B nel progetto eTwinning “Touring the Modern Magna Grecia”.

Cos’è eTwinning?
Si tratta della più grande community di insegnanti che mette a disposizione una piattaforma per collaborare, comunicare, condividere idee e buone pratiche didattiche. Il nostro progetto ha interagito con le attività del progetto T.E.R.R.A. sposandone le finalità e la metodologia e creando una sinergia molto forte tra le attività. La metodologia usata ricorre a una metafora affascinante, considera noi giovani, come degli “alberi”, che per poter far crescere i loro rami (il futuro) hanno bisogno di rafforzare le radici (le tradizioni e l’identità). Noi studenti giungiamo ad “innamorarci” del territorio dove viviamo desiderando così di migliorarlo. La natura dei due progetti è concatenata: fulcro del percorso è stato il viaggio in Grecia ad Atene e Delfi. Guidati dall’archeologa Cristiana La Serra, abbiamo scoperto quelle che sono le caratteristiche di un territorio, in parte, a noi sconosciuto. Tutto è partito da qui, dal SBV, quando, qualche mese prima della partenza abbiamo partecipato ad alcune lezioni, tenute dall’archeologa.

Cosa si faceva durante queste lezioni?
Il tema principalmente trattato è stato quello della Magna Grecia, un argomento che, come sappiamo, accomuna Grecia e Italia, e soprattutto il sud, dal punto di vista storico-culturale. Di lezione in lezione, il mio interesse verso l’argomento cresceva sempre di più; l’apice è arrivato più o meno una settimana prima di partire, quando si è tenuta l’ultima lezione, nel laboratorio linguistico della mia scuola. Durante la lezione, l’archeologa Cristiana ci ha illustrato ciò che saremmo andati a visitare partendo dall’Acropoli fino ad arrivare all’Oracolo di Delfi. Sono rimasto piacevolmente colpito e incuriosito nello scoprire le varie affinità tra le nostre culture ma quello che mi ha sorpreso è stato l’interesse suscitato durante la lezione. Sono rimasto sorpreso perché dopo 6 ore di scuola l’idea di affrontare una lezione pomeridiana sulla Magna Grecia, di certo non entusiasmava nessuno, però bisognava partecipare. E invece, l’archeologa, ha saputo rendere la lezione non solo leggera ma addirittura avvincente, coinvolgendoci e convincendoci sempre di più; ha saputo stimolare la nostra curiosità creando un piacevole ambiente di apprendimento.

Finalmente arriva il giorno della partenza e inizia l’avventura. Non mi soffermo a raccontare i posti visitati perché mi preme di più esprimere ciò che mi è rimasto. Esiste un proverbio cinese che rispecchia alla perfezione il mio pensiero “Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita”; quando si parte per una qualsiasi destinazione, al ritorno a casa non si è mai la stessa persona. Appunto questo proverbio parla di impermanenza, ma cosa vuol dire questa parola? Significa che nulla è permanente, nulla è fermo, tutto è in continuo movimento. Basti pensare ad una normale giornata di lavoro, o per noi, di scuola: ansia, mal di stomaco e nervoso sono pronti ad assalirci a causa di una lista di impegni infiniti, ma appena si fa ritorno a casa, si va in palestra o a fare una semplice passeggiata e tutto cambia. Come ci si sente dopo? Cambiati, ricaricati, più vitali, magari il mal di stomaco è passato, ci sentiamo un’altra persona. Quante volte capita di dirlo? Beh, a me capita dopo un viaggio, e dopo di questo in modo speciale. Ho un carattere un po’ particolare, tendo a vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto, così da poter rimanere sorpreso del contrario ed è proprio quello che mi è capitato questa volta. Non ero del tutto convinto di partire, perché conoscevo solamente i miei compagni di classe, e affrontare un viaggio con 20 sconosciuti non era la mia aspettativa più grande. Quasi tutti i ragazzi dell’altra classe non mi stavano per nulla simpatici, non riuscivo a vedere altro che delle persone noiose con cui trascorrere 6 lunghi giorni. Durante le lezioni pomeridiane non era nata alcuna empatia tra di noi, infatti ciò che mi spingeva a continuare il percorso era l’interesse verso l’argomento, ma appena saliti sulla nave qualcosa è cambiato, mi sono reso conto che come al solito avevo dato dei giudizi affrettati e che quello che pensavo sui miei coetanei era del tutto sbagliato.

Al ritorno a Vibo riuscivo a sentirmi già nostalgico, ma sapevo che stavolta sarebbe stato diverso; non era come tutti gli altri viaggi che avevo fatto, durante i quali avevo incontrato delle persone nuove con le quali non potevo costruire un rapporto a causa della lontananza. Non smetterò mai di ringraziare chi mi ha fatto conoscere delle splendide persone, capaci di entrare nella mia vita e di stravolgerla in così poco. La maggior parte di loro sento di conoscerli da una vita, con molti di loro sento di potermi esprimere al meglio in ogni situazione. Questa è l’essenza di questa esperienza: il cambiamento, portare a casa esperienze di vita e nuove consapevolezze, imparare la tolleranza, imparare ad innamorarsi della vita e a costruire nuovi rapporti, che al contrario di ciò che pensavo rimarranno permanenti. Inoltre, questo progetto mi ha aiutato a sviluppare diverse competenze: da quelle digitali, a quelle molto più significative che sono quelle civiche, ma sicuramente sono state sollecitate capacità personali, quali quella di conoscere e scoprire sé stessi, di superare visioni troppo egocentriche a vantaggio dell’apertura all’altro, di chiedere a sé stessi il massimo impegno. Era proprio quello di cui avevo bisogno: una scossa emotiva e una piccola crescita personale. Le aspettative non erano tante ma via via sono aumentate e soddisfatte pienamente. È stata un’esperienza ricca di stimoli, tanto intensa da risucchiare ogni mia energia, ma capace allo stesso tempo di ricaricarmi di nuove idee e voglia di fare…ed è stata un’esperienza divertente, tanto divertente! Mi è piaciuto il metodo di insegnamento basato sulla pratica piuttosto che sulla teoria. È stato come imparare una lingua straniera non partendo dalla grammatica ma direttamente dalla conversazione.

Mi è piaciuta la varietà, il tempo che ci avete dedicato.
Mi è piaciuta la semplicità, e la quotidianità.
Non posso fare altro che augurarmi di partecipare presto a nuovi progetti sulle orme di quello svolto.
Ringrazio tutti gli attori del progetto che ci hanno aiutato in questo percorso e un ringraziamento speciale alla nostra dirigente, professoressa Caterina Calabrese, aperta e attenta all’arricchimento dell’offerta del liceo anche attraverso l’attenzione che mostra nel sollecitare la partecipazione a progetti come eTwinning e T.E.R.R.A.

 

Di: Vincenzo Nesci.
In viaggio con il Progetto T.E.R.R.A. 

 

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