La scuola a distanza si prenda cura della relazione

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Sulla scuola a distanza, già il 17 marzo la nota ministeriale «Emergenza sanitaria da nuovo Coronavirus. Prime indicazioni operative per le attività didattiche a distanza» evidenziava come il compito degli insegnanti fosse «mantenere viva la comunità di classe, di scuola e il senso di appartenenza» per combattere «il rischio di isolamento e di demotivazione». Questo è anche l’obiettivo degli operatori di Stelle di Periferie: in questi giorni, con le attività a distanza dei Centri di Aggregazione Scolastica Digitali, stanno continuando a raggiungere, coinvolgere e sostenere nello studio molti ragazzi dai 12 ai 15 anni.

È importante ricreare momenti di dialogo e di aggregazione, sebbene virtuali, per dimostrare ai ragazzi che alla distanza fisica non corrisponde una distanza affettiva. La RELAZIONE, infatti, è il centro del Progetto Stelle di Periferie, come elemento fondamentale anche contro la dispersione scolastica. La relazione con l’adulto, con cui poter creare uno scambio proficuo e basato sulla fiducia. E le relazioni nel gruppo dei pari.

Perché il gruppo è importante? Perché permette all’adolescente di fare una serie di passi necessari alla crescita. Conoscersi nel confronto con l’altro, mettere a fuoco i propri valori, immaginare un progetto futuro, prendere una distanza dalla famiglia d’origine per inserirsi nel proprio tempo. Un gruppo che permette queste dinamiche è un terreno fertile per i suoi membri. Una classe che diventa un gruppo con queste caratteristiche è uno strumento prezioso nel contrasto all’isolamento, alla demotivazione e, di conseguenza, alla dispersione scolastica.

L’importanza delle relazioni …anche nella scuola a distanza

Per questo motivo Stelle di Periferie ha riservato tante ore in questi due anni agli interventi dedicati al gruppo classe. Le ha condotte, con il supporto di altri psicologi, la psicologa psicoterapeuta Mary Patti. Le chiediamo qualcosa del percorso svolto e, naturalmente, indicazioni e suggerimenti legati a questo difficile momento.

– Mary, durante le attività hai incontrato e conosciuto praticamente tutti i 1100 ragazzi coinvolti dal progetto. Come pensi che stiano vivendo questi giorni così difficili?

Penso molto a loro da quando siamo in questa situazione. Sono in un’età particolare, in cui iniziano a immaginare e creare una propria autonomia, e invece si ritrovano 24 ore su 24 in casa, magari con spazi ristretti, stanze condivise con familiari e senza relazioni con i coetanei tranne i contatti virtuali. Mi chiedo soprattutto come sarà la “ripresa” per quei ragazzi con qualche difficoltà relazionale, rimasti senza rapporti con le persone per tanto tempo.

Vorrei dirgli: usate questo tempo per imparare a stare da soli con voi stessi. Si può ritrovare il bello di stare coi propri pensieri e scoprire cose che le vite frenetiche di solito non ci consentono… E poi saper entrare in contatto con aspetti di sé che a volte ci recano anche fatica è una cosa difficile ma importante.

– Come esperta del valore delle relazioni all’interno della classe che idea hai riguardo la scuola a distanza?

Preparare i ragazzi didatticamente a distanza è complesso anche se i ragazzi sono veloci a imparare gli strumenti digitali. Tuttavia è importante bilanciare la didattica con una vicinanza “personale” affettiva, emotiva… I ragazzi devono sentire che l’insegnante/l’educatore c’è e che capisce le loro difficoltà. Dentro la scuola vivono la relazione in ogni momento: imparano a gestire una discussione, imparano come si sta con qualcuno che gli piace, tutto questo con la scuola a distanza rischia di perdersi del tutto se non viene valorizzato dall’adulto che li accompagna. L’umanità deve emergere il più possibile! Due risate, uno sguardo che si incrocia, sembrano cose stupide ma la scuola è contatto e relazione.

Il lavoro sui rapporti all’interno della classe

– Le dinamiche che attivi all’interno di ogni classe classe intendono facilitare la consapevolezza e il dialogo, partendo da situazioni a volte tutt’altro che semplici. Come ti approcci ai ragazzi affinché si sentano invogliati ad “aprire la comunicazione”?

Per prima cosa mi pongo per quella che sono, in modo sincero. Do fiducia sperando di conquistare la loro fiducia. Poi li rassicuro sul fatto che con noi possono parlare di tutto. Ciò che ci diranno rimane tutelato da segreto professionale se non vorranno che venga riportato. Gli diciamo che ovviamente qualcosa lo dovremo rimandare agli insegnanti ma che prima di farlo ne parliamo insieme a loro.

– Ci racconti un episodio?

In una classe insegnanti e ragazzi lamentavano assenza di comunicazione e di aiuto reciproco. Abbiamo lavorato con i ragazzi per creare un dialogo aperto al fine di costruire un rapporto che non fosse basato solo sui voti e sulla competizione… A fine anno una ragazza durante l’ultimo incontro ha rivelato qualcosa di molto personale a tutta la classe. E la classe l’ha accolta molto bene. Altrettanto importante è il fatto che, grazie al lavoro svolto per creare fiducia tra loro, lei si sia sentita nella posizione di aprirsi.

Il ruolo chiave dei docenti

– Ci sono state differenze in questa attività tra il primo anno di Progetto e il secondo?

Rispetto al primo anno di Progetto, quest’anno si era già stabilita una relazione. Il primo anno è stato necessario tutto un tempo di conoscenza e di fiducia, il secondo anno l’alleanza era già creata. Nelle classi in cui avevamo lavorato anche l’anno scorso, spontaneamente tendevano a un approfondimento dei temi, si sono aperti anche scenari più privati.

– Col progetto hai lavorato in cinque istituti diversi e hai un’esperienza pluriennale nelle scuole. Credi che la scuola potrà, un giorno, inserire stabilmente nei programmi attività volte a migliorare il “clima” e i rapporti di classe anche a beneficio del rendimento?

Questa “sensibilizzazione” è anche uno degli scopi. A volte troviamo molti dubbi ad accoglierci… Quello che serve è instaurare alleanze soprattutto con i docenti. Ciò che facciamo diventa anche di supporto all’insegnamento e nel contempo lavorare in equipe con i docenti è necessario affinché il percorso con i ragazzi sulle relazioni risulti efficace.

Ph Polina Zimmerman – Pexels

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