Come gli adolescenti vedono sé stessi e le proprie relazioni

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Comprendere appieno come gli adolescenti vedono sé stessi e le relazioni con i pari all’interno del proprio gruppo classe è la grande sfida degli operatori del progetto Stelle di Periferie. Solo questa comprensione consente di aprire un dialogo, supportare i ragazzi ove necessario, offrirgli strumenti di consapevolezza, intervenire per contrastare l’eventuale rischio di dispersione scolastica.

Tutta la fase iniziale del lavoro fornisce i dati per arrivare a questo, grazie ad attività che iniziano con la somministrazione di ben quattro questionari attraverso cui i ragazzi esprimono il loro punto di vista.

Questionari per conoscersi…

Il primo questionario è una sorta di carta d’identità in cui ciascun ragazzo si descrive. Può raccontare i suoi interessi, desideri, gruppo musicale preferito, se è stato bocciato, se a casa studia, se lo aiutano, fino a descriversi con un disegno, un vero e proprio autoritratto.

Un secondo questionario, anonimo, chiede al ragazzo come si sente nel gruppo classe e altre caratteristiche che vede nel gruppo. Per esempio come è il dialogo, se si decide a maggioranza o se c’è un piccolo gruppo che decide, e così via. Altre domande si servono di immagini simboliche, di colori e, ancora, di un disegno libero, per far emergere la rappresentazione che il ragazzo ha del gruppo classe.

Questo questionario viene elaborato dagli operatori di e offre un’idea su quanti alunni si sentono esclusi, rispettati, sostenuti, ridicolizzati… e quindi sul clima percepito nel gruppo classe.

In un secondo incontro i ragazzi compilano altri due questionari utili a raccogliere dati per fotografare l’eventuale indice di rischio di dispersione scolastica.

Ma sono i risultati del questionario dedicato alle relazioni nel gruppo classe che vengono raccontati ai ragazzi stessi in un terzo incontro. Concetta Rotondo, psicologa e psicoterapeuta, coordina questa fase iniziale e la rielaborazione dei questionari che poi sono riportati ai ragazzi. “Ogni classe è un mondo a sé, in relazione all’età ma non solo. L’incontro con i ragazzi e il dialogo che ne nasce sono sempre diversi.”

…e per mettersi in gioco

Un’altra psicologa psicoterapeuta di Stelle di Periferie, Mery Patti, restituisce ai ragazzi quanto è emerso nel questionario. Mery di solito già conosce i ragazzi perché in ogni classe coinvolta gestisce 8 ore di dinamiche di gruppo, col supporto di altri operatori. In due delle scuole del Progetto, l’IC Venezia Giulia e l’IIS Lattanzio, anche Concetta è presente alla lettura del questionario e ce la racconta.

“Inizio a riportare le risposte alle domande, e per ciascuna chiedo: che ne pensate? Le prime due domande sono accolte nel silenzio, anche se dai loro occhi vividi si legge l’interesse con cui mi ascoltano. Dalla terza domanda in poi i ragazzi iniziano a intervenire di più, e comincia un dialogo tra di loro. A quel punto è come se il risultato del questionario prendesse forma.”

“Allora vedo i ragazzi diventare sempre più consapevoli di quello che vivono ogni giorno: l’atmosfera, le relazioni, il non detto” continua Concetta. “È un momento prezioso perché riflettono sul loro modo di stare insieme, su cosa significa sentirsi esclusi, per esempio. La discussione che nasce nella classe dà un senso al questionario, perché i ragazzi si chiedono che si può fare? Si attivano per cercare soluzioni. È lì che cominciano a costruire, nella loro testa, una possibile nuova gruppalità.”

Il gruppo classe è una risorsa fondamentale per l’adolescente, soprattutto per quello a rischio dispersione scolastica. Se sta bene in classe la motivazione a proseguire il percorso di studi risulta rinforzata. Inoltre la consapevolezza della propria identità e delle relazioni con i pari è un tassello centrale nel puzzle della maturità che, ognuno coi suoi tempi, è chiamato a comporre.

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