Didattica a distanza: se i ragazzi diventano protagonisti
di Centro Alfredo Rampi Onlus
Si è tanto parlato della didattica a distanza, in questi mesi. Una “storia” nuova che si è imposta all’improvviso e, come spesso succede, la riflessione ha inseguito l’esperienza, cercando di comprenderla pienamente per meglio indirizzarla.
Anche in questo blog che racconta il progetto Stelle di Periferie, selezionato da Con I Bambini nell’ambito del Fondo contro la povertà educativa minorile, abbiamo riportato resoconti, testimonianze e considerazioni. L’aumento della dispersione scolastica, l’importanza di nutrire ancora di più la relazione, la necessità di adeguare al nuovo strumento aspetti cruciali dell’insegnamento come le metodologie e la valutazione… sono alcuni dei temi che abbiamo toccato riflettendo su Dad e Ddi.
Ma i docenti delle scuole partner del Progetto ci riportano anche un altro punto di vista, che abbiamo già proposto sulla Pagina Facebook del Progetto. È quello che vede ragazze e ragazzi fruire dello strumento tecnologico molto prima e molto meglio dei loro docenti. E che diventano insegnanti (degli insegnanti!) nel padroneggiarlo.
Questa esperienza ha fatto parte dei primi mesi della Dad, che ha colto la scuola impreparata. Ma ne fa parte ancora adesso, a quanto ci dicono gli insegnanti. Adesso che si è capito che questo strumento, che sembrava sarebbe stato deposto i primi di giugno, sarà parte integrante della scuola ancora a lungo.
Nuovi ruoli emersi nella didattica a distanza
Molti istituti hanno proposto a fine estate corsi di aggiornamento al corpo docente, proprio in virtù di questa acquisizione necessaria a tempo indefinito. Ma da marzo ad oggi studenti e studentesse native/i digitali hanno supportato i propri docenti davanti al monitor.
- “Prof se cambia file deve ricondividere lo schermo”
- “Prof può inserire il link del video direttamente nella chat, in basso, guardi…”
I docenti che partecipano a Stelle di Periferie ci hanno descritto questa esperienza. E gli psicologi che conducono il progetto l’hanno valorizzata come una risorsa emersa in un momento critico. Lo studente che aiuta l’insegnante, infatti, assume un nuovo protagonismo.
Prima di tutto si attiva e si coinvolge (e, lo sappiamo, non è cosa scontata). Poi, tratta l’adulto da adulto, in una interazione cooperativa. Meglio ancora, cambia i termini della relazione, visto che è il ragazzo a mettere le proprie competenze al servizio del docente. Inoltre, esprime sé stesso attraverso queste competenze: si mette in gioco.
Un risvolto positivo di questi mesi così traumatici. Il dottor Michele Grano, uno degli psicologi del Progetto, ha trovato un’immagine per descrivere questa esperienza, e altre, di resilienza nella scuola. L’ha mostrata ai docenti lo scorso 26 novembre, durante il webinar I nuovi adattamenti della Scuola al tempo del Covid: una proposta di formazione/condivisione per insegnanti.
Si tratta dell’immagine che l’illustratrice Lucille Clerc condivise dopo l’attentato alla redazione della rivista Charlie Hebdo. L’immagine di una matita spezzata che dà vita a due matite. Il trauma c’è stato, ma ha creato anche l’occasione per l’emergere di nuove potenzialità. Sta a noi dargli spazio e valore.
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