Una scuola che promuova la Resilienza

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Il rientro a scuola, negli spazi ri-adattati dalle normative di sicurezza, ha richiesto un grande sforzo di consapevolezza di ciò che è accaduto, che sta accadendo e che accadrà. Gli esperti di Psicopedagogia del rischio ambientale e di Psicologia delle Emergenze del Centro Alfredo Rampi stanno proponendo interventi dedicati a classi, Docenti, operatori ATA e genitori, nell’ottica di ricucire insieme il senso di appartenenza ad un’unica comunità scolastica, al fine di garantire la sicurezza e il benessere di tutti. A settembre gli esperti Michele Grano e Francesca Bennati, entrambi operativi nel Progetto Stelle di Periferie, hanno pubblicato il documento Futuro Prossimo: la Scuola come tutore di resilienza di fronte alle sfide del Covid19, ricco di spunti e di suggerimenti per le scuole, di cui vi proponiamo una sintesi.

“Con il lockdown e le successive restrizioni da aprile a giugno 2020, in pochissimo tempo la scuola si è dovuta reinventare, cercando di accorciare le distanze, di offrire il proseguimento dei programmi scolastici e provando, con i suoi strumenti, a garantire una continuità per i ragazzi. Come esperti in Psicologia delle Emergenze e Psicopedagogia del rischio ambientale del Centro Alfredo Rampi Onlus, crediamo sia utile prendersi cura del presente e delle difficoltà di adattamento a un quadro continuamente in evoluzione.

È necessario lavorare per ristabilire una connessione o ri-connessione degli allievi con gli Istituti Scolastici, con tutto il personale e con i compagni. L’obiettivo è permettere al singolo e al gruppo di vivere esperienze trasformative in cui raccontarsi e avvicinare i vissuti dell’emergenza, elaborare le proprie emozioni ed interiorizzare consapevolmente le nuove regole e il nuovo modo di stare a scuola, con la giusta percezione della situazione di rischio ancora presente.

Occorre offrire un senso di continuità (prima di tutto relazionale ed affettiva, come condizione preliminare per favorire anche quella didattica), coerenza, significato, stabilità, consapevolezza. Si tratta di un periodo transitorio, anche se non se ne conosce la durata, verso il recupero della scuola così come è nei desideri e nelle aspettative di ragazzi e adulti.”

I docenti sostengono la scuola. Chi sostiene i docenti?

“I docenti, punti di riferimento della scuola, devono essere sostenuti sia in chiave personale che relazionale (in particolare per essere di sostegno ai ragazzi in una fase così difficile per tutti). Il clima che si respira rischia di bloccare il pensiero e la creatività. È necessario creare occasioni – a metà tra la formazione, l’espressione e il contenimento emotivo – per prendersi cura di coloro che in primis si prenderanno cura dei ragazzi, aiutandoli a riaccendere scintille di fiducia, inventiva, progettualità. Crediamo, pertanto, che sia basilare realizzare con gli insegnanti iniziative (in presenza laddove possibile o anche su piattaforme telematiche) finalizzate a:

  • Promuovere l’elaborazione dei sentimenti connessi all’emergenza da parte del gruppo docente.
  • Accogliere i vissuti ed offrire un contenimento emotivo rispetto ad una situazione che ha minato il senso di sicurezza di tutti.
  • Costruire i corretti comportamenti dei docenti per accogliere le difficoltà dei ragazzi e promuovere il benessere in classe.
  • Rispondere a domande e curiosità, fornire informazioni e strumenti psicoeducativi per:
    • individuare strategie/risorse al fine di essere di supporto ai minori;

    • gestire nuove situazioni critiche e impreviste;

    • individuare e comprendere le conseguenze psicologiche dell’evento su se stessi, sui bambini e sui ragazzi e, più in generale, sull’intera comunità.

  • Intercettare situazioni particolari di disagio e individuare bambini o ragazzi maggiormente colpiti dall’evento, al fine di poterli aiutare e supportare adeguatamente.
  • Connettere i vissuti di piccoli e grandi, con lo scopo di facilitare uno scambio emotivo ed esistenziale tra le generazioni.
  • Promuovere l’adattamento dei docenti alle continue modificazioni dell’azione didattica imposte dall’emergenza in corso.
  • Orientare sulle norme di sicurezza da far rispettare ai ragazzi e sulle procedure corrette di gestione dell’emergenza.

Emozioni adulte e adolescenti

I vissuti dei più grandi (anche degli adulti), in momenti di allarme ed emergenza estremi, sono spesso simili a quelli dei bambini. Siamo tutti colpiti nella nostra parte più fragile e indifesa, che – va ricordato – è anche quella più predisposta alla resilienza e alla speranza. Ciò che cambia è chiaramente la modalità di esternazione e il livello di consapevolezza.

Per gli adolescenti – che vivono un’età di per sé paradossale, oscillando tra bisogno di separarsi e al contempo di appartenere, tra senso di “onnipotenza” per la scoperta delle massime potenzialità e incontro con il senso del limite – l’emergenza e la sua narrazione contrastante possono amplificare confusione e ambivalenza, anche perché il contagio è un’esperienza lontana per loro che si percepiscono “invulnerabili”, “immortali”. In questo quadro confusivo l’adolescente ricerca e richiede coerenza.

Riprendendo quanto scritto da Biondo (2005), l’aiuto degli adulti in funzione di soccorso per gli adolescenti deve essere mirato a:

  • favorire la “pensabilità” dell’evento emergenziale e del proprio mondo interno e relazionale;

  • fornire agli adolescenti che ne siano deprivati una base affettiva;

  • permettere loro di situare le diverse forme di sofferenza in qualche luogo fisico / mentale / relazionale;

  • attribuire senso, significato e coerenza ad eventi percepiti come estremi ed assurdi.

Promuovere la resilienza significa per l’appunto aiutare a trasformare un avvenimento critico e destabilizzante in un’occasione di sviluppo e ricerca personale. Significa rafforzare le strategie emotive, cognitive e relazionali che permettono di riannodare i rapporti tra passato, presente e futuro, in modo che persone e gruppi possano riconnettersi ad un ambiente – fisico, sociale, mentale – che hanno dovuto temporaneamente abbandonare (Cyrulnik, Malaguti, 2005). Scommettendo e investendo su questi aspetti, la scuola può costituire un prezioso laboratorio di idee, emozioni e connessioni, fungendo così da tutore di resilienza per allievi, docenti e famiglie.”

Promuovere la resilienza a scuola: strategie…

“Per ciò che riguarda le strategie da adottare con i ragazzi, bisogna tenere a mente 3 fasi dell’intervento con i minori in situazioni di crisi – riadattati da Kapor-Stanulovic (2005) – che possono orientare nella progettazione di attività e momenti di promozione di resilienza con le classi:

  1. Protezione e sicurezza – serve innanzitutto creare un ambiente accudente, con un clima di fiducia e accoglienza che sono a fondamento della relazione (risorsa che gli insegnanti hanno nel DNA, ma che potrebbe essere più difficilmente fruibile in questo tempo di interrogativi e incertezze).

  1. Verbalizzazione e legittimazione – Serve promuovere l’espressione dei vissuti, con delicatezza e attenzione, sempre come una possibilità e mai una forzatura, contribuendo a favorire la condivisione e la comprensione (in base all’età) e l’abbassamento dei livelli di tensione.

  1. Previsione e preparazione – un’emergenza affrontata in questo modo può rappresentare una vera occasione di pedagogia della fragilità e della resilienza, fornendo spunti e strumenti per rinforzare le capacità di coping e prepararsi a eventuali difficoltà future.

… e strumenti

Strumenti privilegiati per incentivare l’espressione dei vissuti, i momenti di discussione, la riflessione e la condivisione di esperienze con la possibilità di confrontarsi e fare proposte per vivere al meglio il rientro a scuola sono:

  • il lavoro in gruppo, il circle-time, cui destinare spazi e tempi definiti e con modalità originali e interattive che tengano conto delle norme sul distanziamento, con rituali di apertura e di chiusura che facciano sentire ai ragazzi che c’è uno momento di possibile condivisione, non dispersivo, contenuto (e “contenitivo”).

  • le attività che stimolano la fantasia, l’ingegno e la resilienza (racconto e creazione di storie, disegni, giochi teatrali, attività manuali, ecc.) realizzate anch’esse nel rispetto e nell’attribuzione di senso alle norme di distanziamento: esperienze catartiche che permettono di scaricare le emozioni, trasformandole in dinamismo e divertimento, “profonda leggerezza” e risate, avvicinando i vissuti più difficili in maniera simbolica e mediata.”

Patti da cui ripartire

“Proponiamo come primo strumento operativo e significativo l’elaborazione di un nuovo patto con i ragazzi, quale strada di corresponsabilità e buona convivenza in classe e a scuola. Un patto comune e condiviso ha un notevole impatto sulla gestione dei gruppi in questo momento di grande frammentazione interna, relazionale, logistica:

-> Permette a ciascun ragazzo di avere un ruolo attivo tra fiducia e riconoscimento (-etero ed -auto) nell’accettazione delle regole e dei comportamenti e nell’attribuzione di senso.

-> Polarizza l’attenzione verso la “parte sana” del gruppo, che diventa trainante e motivante.

-> Mira a una negoziazione tra gli estremi: da un lato il negazionismo (tipico della “narrazione placebo”, edulcorata ed edulcorante, che tende a minimizzare o a smentire l’esistenza stessa del Covid, portando sovente a comportamenti irresponsabili) dall’altro l’allarmismo (proprio della narrazione nocebo, martellante e terrorizzante, che tende ad aumentare i livelli di ansia e di panico).

-> Consente di costruire una narrazione serena, realistica e interattiva che permette l’incontro e fornisce indicazioni realmente utili per controllare la situazione.

Costruire una narrazione di questo tipo, che sia esplicativa e orientata alle risorse, rappresenta un tassello centrale per il rafforzamento della resilienza individuale e collettiva.

Sarebbe auspicabile che questo periodo di incognite e inquietudini rimetta al centro la tensione verso le priorità e incentivi il rilancio di un patto anche tra scuola e famiglie. Di rinnovata fiducia, dialogo, collaborazione che – attraverso e oltre le formalità dei “patti di corresponsabilità” siglati dai genitori – possa indicare la strada per sorpassare le barriere di incomunicabilità e diffidenza esistenti, in un percorso finalizzato al bene comune. Un patto costruito efficacemente con maggiori incontri (anche in via telematica), nei quali assumersi il coraggio di confrontarsi, chiarire, decidere congiuntamente su tanti aspetti concreti che riguardano opzioni importanti per il presente e il futuro dei ragazzi, della scuola, di tutti.”

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