Quando la tecnologia aiuta a socializzare

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Queste giornate sono piene di nuove esperienze per molti di noi. Feste di compleanno e lezioni in classe su Zoom, aperitivi e battaglie navali su Skype, solo per fare qualche esempio. In questo momento di isolamento forzato le “nuove tecnologie” si rivelano preziose e ci sembrano imprescindibili, forse soprattutto in questo ruolo di mediatori della nostra socialità.

Da tempo ormai, il digitale ha acquisito uno spazio quotidiano significativo, in alcuni casi anche eccessivo. È il caso ad esempio di abitudini come l’uso continuativo di internet, dei social, delle app sui cellulari, dei videogiochi. E infatti già da tempo è in atto una riflessione sugli effetti che hanno sulle nostre vite e su quello che potrebbe essere l’utilizzo ottimale, soprattutto per i più giovani.

I nativi digitali, gli adolescenti in particolare, possono (in tempi normali) trovarsi a vivere un isolamento sociale che può sfociare talvolta in un uso eccessivo di questi strumenti, unica modalità attraverso la quale, a volte, mantengono un contatto con il mondo esterno.

Un laboratorio dedicato alle nuove tecnologie

Per questo motivo il progetto Stelle di Periferie in questo secondo anno di attività ha lanciato, tra i vari laboratori pomeridiani dedicati ai ragazzi, un laboratorio sull’Uso delle Nuove Tecnologie. La conduzione è affidata alla Cooperativa Nostos, specializzata nell’ambito. Si svolge presso l’IC Carotenuto e prima della sospensione delle lezioni a inizio marzo contava già una quindicina di incontri.

Ce lo facciamo raccontare da Giulia Bonaminio e Pietro Scognamiglio, psicologi che gestiscono il gruppo.

“Parlando di uso (e abuso) di strumenti tecnologici, se un ragazzo gioca alla play da solo o in un gruppo (anche online) c’è una grande differenza. In questo laboratorio il video-gioco diventa lo strumento attraverso il quale si crea una rete di legami, uno scambio e una condivisione all’interno del gruppo di pari che per gli adolescenti è un fattore protettivo. Questo scambio è facilitato sia dalla presenza di una console ai ragazzi familiare, sia dalla presenza degli operatori che mediano gli scambi tra loro.

La maggioranza dei partecipanti al Laboratorio ha, infatti, a casa la play station. Ad alcuni l’uso è limitato per ragioni legate al rendimento scolastico e una minoranza non la possiede. In ogni caso i genitori hanno compreso l’obiettivo del Laboratorio e li hanno autorizzati a partecipare.

Nel corso dei mesi si sono creati legami tra ragazzi di classi diverse e noi adulti assistiamo a uno scambio sempre maggiore. Questo grazie anche alla possibilità di mediazione che i videogiochi hanno e alla struttura degli incontri che prevede diversi momenti di confronto e condivisione, in cerchio. A inizio laboratorio ognuno si presenta perché, oltre a uno zoccolo duro che partecipa regolarmente agli incontri, c’è sempre qualche ragazzo nuovo che si inserisce essendo un gruppo aperto. Ai nuovi vengono spiegate le regole e gli obiettivi del Laboratorio.

Un uso attivo e creativo

Poi i ragazzi trovano un accordo sul gioco da fare quel pomeriggio. Hanno infatti a disposizione una serie di giochi, adatti alla loro età, selezionati dagli educatori. Ci sono giochi più di gruppo, come Fifa, e giochi con un eroe come “Spyro the Dragon”. Questa tipologia di video-gioco, vede uno sviluppo del protagonista nel corso di avventure e “missioni”. appassiona quanto un bel film e come un film può regalare a un ragazzo la consapevolezza di una situazione che sta vivendo e magari l’occasione per condividerla. I ragazzi, dunque, scelgono il gioco. Tutti giocano, in squadre, per una stessa durata di tempo, grazie alla facilitazione degli educatori.

Il clima che gli operatori cercano di costruire è di fiducia e di assenza di giudizio. Infatti, temi personali e scolastici emergono sia durante il gioco che nella discussione. I ragazzi durante il gioco mostrano le proprie emozioni e reazioni, con la nuova intensità della pubertà che vivono. E ne diventano consapevoli grazie alla presenza del gruppo e degli adulti. L’ultimo quarto d’ora in cerchio, infatti, si commenta insieme cosa è avvenuto durante il gioco.

Il laboratorio promuove così un uso condiviso del video game, che richiede la condivisione di un progetto comune e l’attivazione di capacità strategiche. Rispetto ad altri intrattenimenti che prevedono un utilizzo più passivo, infatti, i videogiochi permettono ai ragazzi di sperimentarsi nella realtà (virtuale). Soprattutto, questa modalità permette commenti e dialoghi tra i partecipanti che si trovano a vivere emozioni utilizzando un mezzo a loro familiare. Nel corso dei mesi il gruppo è “cresciuto” e speriamo davvero di tornare presto a scuola per portare avanti le attività!”

 

Ph Evg photos – Pexels

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