Colloqui a scuola un po’ sui generis :)

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I colloqui a scuola di cui ci occupiamo oggi riguardano il Progetto Stelle di Periferie. Sono colloqui che prevedono la “restituzione” ai ragazzi di quanto è emerso l’anno precedente dai test e dalle altre fonti di osservazione. I dati raccolti, che confluiscono nella Scheda di Valutazione del Progetto, sono stati utilizzati per cogliere, di ciascun ragazzo, vari aspetti e dimensioni, al fine di prevenire il rischio di dispersione scolastica.

I colloqui a scuola che si stanno svolgendo in questi giorni concludono le iniziative svolte nell’anno scolastico 2018/2019 e preparano le attività previste nel nuovo anno. Sono incontri individuali tra ragazzo e psicologo, lo stesso psicologo che per un anno ha offerto supporto metodologico e motivazionale allo studio nel Centro di Aggregazione Scolastica pomeridiano.

La maggior parte dei ragazzi interessati dai colloqui proviene dalle classi “uscite” dal Progetto, che quest’anno non prenderanno più parte alle attività in orario curricolare: test, dinamiche di gruppo, laboratori sul rischio, mappatura del quartiere. Questa fase del lavoro infatti sarà proposta in classi nuove.

Colloqui nella scuola Di Vittorio – Lattanzio

Ci facciamo raccontare un po’ i colloqui da Federica Pirrotta, una delle psicologhe che se ne sta occupando presso l’IIS Di Vittorio Lattanzio. “Questo incontro è un momento molto costruttivo. I ragazzi si trovano ad avere uno spazio personale per confrontarsi con un adulto che conosce le loro situazioni individuali.

Alcuni di loro hanno frequentato il Centro di Aggregazione Scolastica pomeridiano e mi conoscono da un anno. L’incontro è un’opportunità preziosa perché in quel contesto di gruppo non c’è sempre l’occasione di dialogare a tu per tu. Quando in colloquio ritrovo uno dei ragazzi del CAS posso proporre le informazioni in modo molto personalizzato, e possiamo elaborare insieme l’esperienza dell’anno precedente: le “conquiste” raggiunte, sia per quanto riguarda l’impegno scolastico che la maturità personale, in un anno di studio pomeridiano condiviso.

Tutti quelli che ho incontrato finora erano desiderosi di tornare al CAS, e questo mi dà l’idea che abbiano vissuto positivamente quell’esperienza. Tuttavia anche studenti con cui non avevo familiarità, perché non hanno preso parte alle attività pomeridiane, si dimostrano in larga parte disponibili al dialogo. Di venti ragazzi individuati per questo step di resoconto personalizzato solo uno non ha accettato l’invito. Spesso hanno voglia di dire la loro su come vivono la scuola, e commentano con interesse i risultati emersi dalla Scheda.”

Colloqui alla scuola Amaldi

I colloqui presso l’IIS Amaldi hanno presupposti un po’ diversi. Tra i ragazzi individuati solo uno ha partecipato al CAS lo scorso anno. Il CAS è stato frequentato in netta maggioranza da studenti delle prime, consapevoli della necessità di un supporto, poiché l’esperienza delle medie spesso non prepara alla difficoltà degli studi liceali. I colloqui in questi giorni sono invece diretti a ragazzi delle classi uscenti dal progetto, studenti delle attuali terze.

Ce ne parla Maria Iannone, psicologa del CAS e coordinatrice territoriale dell’IIS Amaldi. “In queste classi le dinamiche di gruppo sono state spesso difficili, a volte conflittuali. Gli operatori del Progetto hanno dato spazio, nella routine scolastica, a un confronto sincero che può arrivare a essere scontro. L’operatore non era un adulto da compiacere ed è stato anche criticato: ma, col suo punto di vista differente, ha reso possibile la messa in discussione di stereotipi e la sensibilizzazione ai rapporti interpersonali.”

Oggi, a distanza di mesi, in questi colloqui individuali i ragazzi valorizzano quanto hanno vissuto. Si rendono conto che, al di là delle discussioni, in quell’occasione si sono come riconosciuti. Ciascuno ha messo attenzione a come si relaziona all’altro, compagno o adulto. Ad esempio, ragazze che avevano avuto atteggiamenti oppositivi hanno detto di essersi accorte di cosa accadeva a certi compagni grazie alle dinamiche di gruppo. Ancora, una ragazza particolarmente timida mi ha raccontato di essere riuscita, nello spazio protetto delle dinamiche, a dare il proprio punto di vista e di sentirsi, quest’anno, in qualche modo meglio inserita e più in grado di esprimersi con gli altri.

“Questo progetto non ha senso!”

Ciò che mi arriva dai loro commenti è che le attività in classe (dinamiche di gruppo e mappatura del quartiere) hanno saputo creare spiragli nella tensione quotidiana e nell’ansia da prestazione e che hanno aperto una dimensione relazionale più accogliente. Il ragazzo che l’anno scorso si era affacciato al CAS mi ha detto, in colloquio: questo progetto non ha senso! Intendendo che l’attenzione al vissuto personale, ai rapporti, dovrebbe essere insito nella scuola stessa.”

Mi sembra insomma che molti abbiano avuto la capacità di interrogarsi su ciò che è emerso nelle attività svolte. Soprattutto su come quello che hanno scoperto di sé possa giocare in loro favore anche in vista di una progettualità futura.”

L’augurio di tutti gli operatori del Progetto è che ogni ragazzo sappia cogliere positivamente gli spunti e usarli nel proprio percorso di crescita e di apprendimento.

Ph Christina Morillo by Pexels

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