ROMA. IL TERZO MUNICIPIO FIRMA IL PATTO DI TERRITORIO CONTRO LE POVERTÀ EDUCATIVE
di cemeadelmezzogiorno
di Eleonora Di Maggio e Sarah Parisi
__________________________
Nel pomeriggio di un 4 luglio romano particolarmente segnato da incendi e disagi climatici, a Piazza Sempione, sede storica del Municipio Roma 3, si è compiuto un cambio di rotta sulle politiche educative. Il Municipio ha raccolto il testimone dai progetti Tutti a Scuola e Radici di Comunità, che dal 2018 operano sul territorio per il contrasto alla povertà educativa, e ha firmato il primo Patto educativo di territorio di Roma Capitale. I progetti Tutti a Scuola e Radici di Comunità sono stati selezionati dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Il percorso per arrivare alla stesura definitiva del Patto del Municipio Roma 3 ha avuto un lungo iter di scambi e confronti tra i diversi attori della comunità educante, che hanno partecipato a incontri singoli e multiattoriali, con il supporto metodologico del CSV Lazio, tramite il Progetto Tutti a Scuola, e del Cemea del Mezzogiorno, con il Progetto Radici di Comunità, già proponenti dei Patti della Provincia di Latina e dei Castelli Romani.
Perché un patto educativo
Scuole, famiglie, ragazze e ragazzi delle scuole, Terzo settore e servizi del territorio hanno partecipato attivamente, dapprima rispondendo a un questionario, condividendo poi le istanze in confronti diretti e, infine, intervenendo in una giornata di confronto in gruppi eterogenei.
L’ascolto per singoli campi ha consentito, inizialmente, di mettere a fuoco le difficoltà e i punti di forza delle relazioni di ognuno degli attori coinvolti verso gli altri. Difficoltà e punti di forza che state poi posti alla base di una giornata di studio e confronto tra tutti in gruppi di lavoro misti, nei quali le singole parti dal Patto sono state ridiscusse e emendate.
Il Patto educativo di territorio, infatti, mira a dare un nuovo indirizzo ai rapporti che intercorrono tra istituzioni locali, scolastiche, terzo settore, famiglie e nuove generazioni, affinché le questioni educative possano ritrovare un proprio spazio socio-culturale, senza rimanere schiacciate dai diversi problemi posti di volta in volta dalla burocrazia, dall’attribuzione delle responsabilità relative alla sicurezza o dalle emergenze di diverso tipo che di volta, in volta, sormontano e rendono inaffrontabili la sostanza delle questioni educative.
Il Patto educativo di territorio del Municipio Roma 3 intende mettere al centro le questioni educative, partendo dalla condivisione di un principio di educazione diffusa focalizzato sulla partecipazione delle nuove generazioni alla vita sociale e prevede, dunque, un aumento della loro visibilità e della rilevanza del loro protagonismo. Questo impianto indica la responsabilità diffusa degli adulti del territorio, di qualsiasi ambito facciano parte, e la governance del Patto mira a costituire un ambito di condivisione, dialogo e corresponsabilità nel quale ripensare gli ambienti di apprendimento.
Una scelta coraggiosa
L’incontro del 4 luglio ha ufficializzato l’esistenza del Patto sancita dall’amministrazione locale con una Delibera di Giunta proposta al vaglio delle commissioni consiliari e dell’intero consiglio del Municipio. Scelte coraggiose di una Amministrazione locale che aveva inserito il Patto tra i propri obiettivi del primo semestre di governo del territorio e che è riuscita a conseguire un risultato pienamente partecipato e che potrà essere da traino per tutti gli altri territori municipali.
L’incontro è stato introdotto dall’assessora alla Scuola del Municipio Paola Ilari, che ha coordinato l’intero iter del Patto con la partecipazione dell’assessora alle Politiche Sociali Maria Romano, dell’assessore alle Pari Opportunità Matteo Pietrosante e delle presidenti delle Commissioni Consiliari, Politiche Giovanili Nastassja Habdank e Sociale Paola Cavalieri.
Gli strumenti operativi
Paola Ilari ha specificato come il Patto di territorio per il contrasto alla povertà educativa voglia essere uno strumento per implementare la rete locale del Municipio Roma 3 tra associazioni, scuole e istituzioni locali e genitori, insomma l’intera Comunità Educante. Come ci siano state già molte adesioni da parte delle Dirigenti Scolastiche, nonostante il periodo molto impegnativo per le scuole, che avrebbero preferito settembre per la sigla, e come questo momento rappresenti solo un punto di partenza per un processo lungo di impegno collettivo.
L’assessora ha illustrato gli strumenti operativi del Patto, una Cabina di regia e tavoli permanenti per investire sulle nuove generazioni, insieme al terzo settore e alla rete delle scuole e dei servizi per il futuro del territorio.
Non lasciare sola la scuola
Paola Ilari ha passato la parola a Claudia Pratelli, assessora alla Scuola di Roma Capitale, che si è detta molto emozionata di partecipare a questo momento del quale aveva vissuto le prime fasi. Ha valorizzato il percorso e il grande lavoro svolto per arrivare alla scrittura e firma del Patto, rapportandone la validità ai dati allarmanti sulle povertà educative e, in particolare, sulla dispersione scolastica e le disparità sociali dovute alla perdita di terreno dello spazio pubblico a favore di quello privato.
Claudia Pratelli ha citato Simonetta Salacone che diceva «La scuola può tutto», ma, ha sottolineato, «non da sola»: servono alleanze educative, servizi e spazi, luoghi culturali, stimoli e canali educativi. Ha inoltre sottolineato come il Patto sia importante perché rappresenta un’assunzione di responsabilità in capo a diversi attori, proprio perché i percorsi per affrontare problemi e emergenze vanno trovati in maniera collettiva, collaborando, attraverso il confronto e la condivisione delle responsabilità. Ha specificato che il valore del Patto è soprattutto nella sua capacità di “esondare”, di andare oltre i suoi stessi limiti, contaminando scelte, strategie e azioni con un connotato educativo molto forte.
L’Assessora ha fatto riferimento anche al percorso di Scuole Aperte e Partecipate, che ha avuto modo di sposare e con il quale spera che i percorsi si incroceranno nella Città, dando nuova linfa e nuovo spazio alle questioni educative. Il Patto, dunque, come uno spazio generativo, che deve consentire anche di contaminare le scelte politiche più ampie, augurando che questo del Municipio III, il primo di Roma Capitale, possa essere un apripista, un motore all’ambizione e all’aspirazione verso il cambiamento, che possa coinvolgere altri attori e costituire un esempio per altri municipi di Roma.
Il sostegno del CSV
A seguire è intervenuta Paola Capoleva, presidente del CSV Lazio, che ha sottolineato come il CSV faccia parte della Comunità Educante insieme a tutte le associazioni che costituiscono il tessuto connettivo della città.
Come tale, il Centro di Servizi per il Volontariato, ha aggiunto, ha voluto segnare il proprio intervento dando alle progettualità per il contrasto alla povertà educativa un mandato di sistema, che incrocia quello dell’animazione territoriale e della qualificazione del Terzo Settore e, soprattutto del Volontariato, come attore in grado di offrire un contributo forte all’innovazione delle politiche locali.
In questo senso Il CSV Lazio, ha affermato infine, è al fianco delle scuole, delle istituzioni e degli ETS per percorsi di reale contrasto alla povertà educativa.
Unire le competenze
Paola Ilari ha ringraziato anche il CPIA1, per il impegno fondamentale come scuola di seconda opportunità, che svolge un ruolo fondamentale per fasce sempre più ampie di popolazione, che ha sottoscritto il patto, che è una scuola che realmente lavora mettendo al primo posto l’obiettivo dell’inclusione.
Maria Cristina Brugnano, presidente del Cemea del Mezzogiorno, ha affermato che l’associazione, parte integrante di un grande movimento educativo internazionale, è pronta a partecipare e a mettersi a disposizione nelle tante sfide educative che i diversi contesti presentano. Ha inoltre sottolineato come la cosa importante è stata quella di unire professionalità e competenze diverse per un obiettivo comune e questo dimostra che si può fare. Il percorso del Patto in questo territorio, ha affermato, rappresenta in questo senso un valido esempio anche per le giovani generazioni, che dà credibilità per essere stato un confronto tra adulti che può portare ad un cambiamento concreto sul contesto.
Cambiare l’approccio
La discussione è stata arricchita da alcuni interventi di sala. Due genitori del Consiglio di Istituto del liceo delle Scienze Umane Giordano Bruno hanno sottolineato come oggi la scuola si presenti come un contesto chiuso e manageriale, nel quale il confronto e la partecipazione non sono facili. Valentina Paravano, insegnante del Pacinotti Archimede e referente del biblio point, nonché vice presidente dell’Associazione Spin off, ha sottolineato come il percorso per arrivare a questo punto sia partito da lontano, dalla partecipazione collettiva all’esperienza di “Scuola di mondo”, a cui sono poi seguite iniziative pubbliche e che è l’impegno collettivo che ha portato fin qui, rimarcando così il senso forte della partecipazione e connotando il Patto come un contenitore da riempire.
Nicola Ruberto, presidente del Consiglio di Istituto del Liceo Aristofane ha sottolineato l’importanza di cominciare un percorso diverso rispetto a tutto quello che pure ha portato fin qui. Il patto viene quindi configurato come un’importante cornice per iniziare insieme un percorso collettivo su problemi e attività educative, come ad esempio l’orientamento.
Paola De Nigris di Scosse ha dato un giudizio positivo per la presenza forte, nel Patto delle questioni di genere che sono al centro della vita delle nuove generazioni e che hanno bisogno di spazi di confronto e di dialogo intergenerazionale, per un’educazione affettiva e sentimentale che coinvolga tutti. Fa presente come in Municipio siano emersi dai dati del Centro Antiviolenza dati molto allarmanti su comportamenti, anche giovanili, che testimoniano le grandi difficoltà attuali che devono essere affrontate e si augura che il Patto possa rappresentare il luogo adatto per farlo.
Un’ottica generativa
Infine è intervenuto il Presidente del Municipio Paolo Marchionne, molto soddisfatto per la chiusura del percorso con tempi così stretti. In sei mesi è stato chiuso un percorso articolato e partecipato ed è solo l’inizio, perché il Patto di territorio per il contrasto alla povertà educativa mette davanti a tutti i partecipanti un anno di sperimentazione di nuovi strumenti, che potranno essere affinati e migliorati, in un processo continuo ma soprattutto condiviso. Ha constatato come sul territorio del Municipio si avvertisse il bisogno del Patto, che era davvero necessario e che, oltre ad essere un impegno della nuova Giunta, rappresenta la giusta risposta per i tanti attori che hanno partecipato, molto più numerosi di quanti ne fossero attesi, ma anche una sfida a stare al passo con i tempi. E nei tempi attuali, fa presente il presidente, ci saranno investimenti da fare per le scuole che hanno bisogno di moltissimi interventi strutturali e anche la città metropolitana potrà partecipare a ulteriori investimenti.
Accanto al Patto, dunque, il Presidente vede e presenta tutti gli interventi per rendere pubblici e fruibili tanti spazi del territorio. I diversi interventi vengono quindi integrati in un progetto politico che il Municipio III sembra non voler limitare. In questo senso il presidente sottolinea, che il patto va inteso come uno strumento per cambiare approccio a problemi e risorse, in un’ottica solidaristica e mutualistica, in un’ottica generativa.
Ti potrebbe interessare
“…E adesso la racconto io”: chiediamo ai bambini di disegnare come vivono l’emergenza
di cemeadelmezzogiorno
Di Giuseppina Marruzzo e Giuseppina Lalia In questo momento storico diamo ai nostri bambini e bambine diversi strumenti per apprendere, per riflettere,...
“A voi la voce”: un video box, per sentirsi importanti
di cemeadelmezzogiorno
L’importanza di sentirsi trattati come persone: può sperimentarla anche a un bambino delle elementari, della scuola materna perfino. È successo ai bambini...
Un Comitato Locale Integrato per costruire comunità educante
di cemeadelmezzogiorno
Si chiamano Nuova Latina e Nascosa, ma sono meglio conosciuti come Q4 e Q5. Sono due quartieri di Latina, popolati di...