Pillola #6: La sindrome della capanna
di pattidimpatto
“Pillole di psicologia per genitori in quarantena”:
Pillola #6: La sindrome della capanna
“Era il mondo ormai a essergli diverso, fatto di stretti e ricurvi ponti nel vuoto, di nodi o scaglie o rughe che irruvidiscono le scorze, di luci che variano il loro verde a seconda del velario di foglie più fitte o più rade, tremanti al primo scuotersi d’aria sui peduncoli o mosse come vele insieme all’incurvarsi dell’albero”.
Nel Barone Rampante, Cosimo Piovasco di Rondò, il protagonista del romanzo di Italo Calvino, sale su un albero per protestare contro i genitori, ma finisce per rimanerci, tanto che il mondo di sotto e la sua vecchia normalità gli appaiono estranei.
È quello che sta succedendo a tantissime persone, adulti e bambini, che dopo due mesi di isolamento in casa, per via delle misure restrittive contro la diffusione del COVID 19, hanno molte resistenze ad uscire di casa, anche solo per una semplice passeggiata.
Secondo la Società italiana di psichiatria (Sip), più di un milione di italiani rischia di sviluppare la cosiddetta sindrome della capanna, la tendenza ad avvertire un senso di disagio, inquietudine e ansia quando si esce di casa e ci si chiude la porta alle spalle. Da una parte c’è chi ha paura a uscire e dall’altra chi cerca di fare come se nulla fosse, mettendo in atto una specie di rimozione del momento traumatico che abbiamo vissuto al livello collettivo. Sono due reazioni speculari che allo stesso modo evidenziano un disagio che viene chiamato “la sindrome della capanna”.
La sindrome della capanna è stata osservata per la prima volta intorno al 1900, quando la febbre dell’oro spingeva l’uomo in contesti remoti e ameni. I cacciatori d’oro si trasferivano stabilmente in località del Nord America dove gli inverni erano talmente rigidi da costringerli per lunghi periodi confinati nei loro capanni. Con l’arrivo della primavera, quando i cacciatori d’oro dovevano riprendere il lavoro, mostravano sintomi di disorientamento, angoscia e paura in assenza di minacce. L’angoscia del contatto con l’esterno induceva il cacciatore d’oro a perpetuare l’isolamento.
È importante sottolineare che l’assenza di minacce è un criterio fondamentale. Si potrebbe “giustificare” la presenza di questi sintomi con la paura di un possibile contagio, ma non è così. La possibilità di un reale contagio e la sindrome della capanna possono essere correlati ma non dipendenti uno dall’altro. A rigore di logica, il numero dei contagi, soprattutto in certe regioni di Italia è molto in ribasso e le misure di tutela, uso di mascherine, guanti e distanza di sicurezza, dovrebbero essere fonte di rassicurazione. Ma per chi vive la sindrome della capanna non c’è misura di sicurezza che tenga.
La sindrome della capanna può anche celare “il timore di ritornare alla vita di prima e alla normalità”: spesso ciò avviene per chi, precedentemente la quarantena, non godeva di una vita fuori le mura domestiche piacevole e gratificante. Le richieste sociali e lavorative possono costituire una fonte di stress non indifferente e il periodo di isolamento ha dato la possibilità di mettere in pausa richieste sociali di cui le persone ne soffrivano il peso. Ritornare alla normalità potrebbe così costituire il ripristino di stress a cui l’individuo non riesce più a far fronte.
Cosa possiamo fare e come possiamo far fronte alla sindrome della capanna?
Costringersi a un ritorno alla realtà quando non ci si sente pronti di affrontare le molteplici pressioni sociali può essere controproducente. Cosa fare allora?
Un’esposizione graduale potrebbe rappresentare la giusta strategia iniziando con il reintrodurre quelle attività che prima della pandemia erano piacevoli. Una passeggiata in un parco evitando luoghi affollati, un gelato in compagnia di un amico o una pedalata in bicicletta breve e per un breve tempo, possono rappresentare delle azioni efficaci per un graduale rientro nel mondo reale.
Il primo passo è rispettare i propri tempi e i propri vissuti emotivi, nel rispetto delle normative vigenti.
Scandire nuovi ritmi e introdurre nella propria quotidianità elementi diversi da quelli vissuti durante l’isolamento.
Conservare e mantenere le attività piacevoli scoperte durante la quarantena: bricolage, giardinaggio, panificazione sono solo pochi esempi in cui tante persone si sono impegnate durante il periodo di isolamento.
Anche i bambini, al pari degli adulti, possono sperimentare la sindrome della capanna, quindi è importantissimo affiancarli in modo attento in questa fase di re-inserimento nel mondo esterno, accompagnandoli, legittimando le loro emozioni e piano piano rassicurandoli e ricostruendo con loro la fiducia nel mondo.
Con l’isolamento e la quarantena l’altro, inevitabilmente, è stato rappresentato come una minaccia, portatore di pericolo e di malattia. Inevitabilmente la fiducia nel confronti del prossimo è andata perduta. Ecco, forse questa è la prova più importante da affrontare.
Ri-iniziare a pensare all’altro non come possibile nemico da cui scappare o difendersi, ma come altro da noi, con cui poter dialogare l’esperienza vissuta, in un nuovo rapporto fatto di riconoscimento e amicizia.
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Nel prossimo articolo parleremo di: La disabilità ai tempi del Covid 19
… Al prossimo articolo!
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I suggerimenti di oggi sono a cura di:
Dott.ssa Cinzia Marano
Psicologa, “area interventi specifici per alunni con bisogni educativi speciali” – I.C. Marino Centro– Roma | Progetto Patti d’Impatto
Per info:
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Roma Torre Angela: pattidimpatto.poseidone@gmail.com
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Marino: pattidimpatto.marino@gmail.com
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PILLOLE DI PSICOLOGIA PER GENITORI IN QUARANTENA, a cura delle psicologhe coinvolte nel Progetto “Patti di Impatto”, vuole essere un invito alla riflessione per genitori e insegnanti sul momento che stiamo vivendo. Uno spazio dove è possibile ritrovare la descrizione di stati d’animo vissuti in questo momento faticoso e qualche suggerimento su come organizzare al meglio il tempo in casa.
Ti sei perso le precedenti pillole? Clicca di seguito per leggerle:
Pillola #4: https://percorsiconibambini.it/pattidimpatto/2020/05/27/pillola-4-storie-di-famiglia-e-giochi-di-narrazione/
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