“Tutte le ore del mondo”: a tavola

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Nella nostra tavola c’è sempre un posto in più. È il posto per mio nipote Gianluca, che si è trasferito da Napoli e ora lavora qui vicino. Mi piace cucinare e sono aperta, assaggio tutto. A casa mia le culture si uniscono in pentola: ogni tanto Bouchaib fa la tajine con carne, verdure e spezie, e io, quando preparo lo spezzatino con le patate, aggiungo sempre qualche spezia africana.
 Per mio marito non fare il pane a casa è strano. La prima cosa che chiederò a mia suocera, quando andremo a trovarla in Marocco, è di insegnarmi a farlo. Adoro il tè caldo con la menta. Quando io e mio marito ci siamo conosciuti e andavamo a trovare qualcuno, mi offrivano sempre il tè con i biscotti e le noccioline. È la prima cosa che ho imparato da una fidanzata di un suo amico: io le insegnavo l’italiano, lei a fare il tè.  A casa della maggior parte delle cose mi occupo io. Nella cultura di mio marito la donna dipende dagli uomini in tutto, deve chiedere il permesso per fare qualsiasi cosa. Noi invece siamo abituate diversamente. All’inizio a Bouchaib questo pesava, lui proviene da un paesino del Marocco molto conservatore, ma per fortuna è arrivato in Italia a tredici anni. Non era ancora troppo formato, altrimenti tante cose non le avrebbe accettate. Una volta, quando Antonio si lamentava perché non voleva apparecchiare, lui ha detto: “Perché glielo fai fare? È maschio!” Gli ho risposto: “Non devi dirgli così! Non ci sarò sempre io sul suo cammino. Magari a vent’anni andrà a vivere da solo, deve saper essere autonomo. Se si sposerà non dovrà appoggiarsi alla moglie come se fosse l su cameriera.

Con il racconto di Marisa – napoletana, mamma di due bambini e sposata oggi, dopo il primo matrimonio e una maternità, con Bouchaib di origine marocchina –  ritratta in questa fotografia con la sua famiglia da Gerald Bruneau, prosegue il percorso della mostra Tutte le ore del mondo, parte del progetto “Kiriku – A scuola di inclusione” realizzata da Fondazione Bracco e l’Associazione La Rotonda, un ideale viaggio lungo un giorno nella quotidianità di dodici famiglie italiane e multietniche di Baranzate, raccontando i concetti universali di relazione e cura.

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