SALUTE #ConKiriku – “Il bambino è lo stesso in tutto il mondo”
di Fondazione Bracco
Il pediatra Riccardo Longhi è un professionista del CDI – Centro Diagnostico Italiano, che opera a Baranzate grazie all’intervento avviato sul territorio dall’Associazione La Rotonda, Fondazione Bracco e partner. Ogni mercoledì pomeriggio il dottore offre visite gratuite ai bimbi del Comune. Ad affiancarlo un’infermiera e due mediatrici culturali, che facilitano la comunicazione con i pazienti.
L’ambulatorio, nel più autentico “spirito baranzatese”, accoglie genitori e bimbi provenienti da gran parte del mondo: oltre che dall’Italia i piccoli pazienti arrivano infatti da Albania, Capo Verde, Croazia, Ecuador, Egitto, El Salvador, Filippine, Marocco, Perù, Senegal, Sri Lanka, Turchia e molti altri paesi. Prima che fosse attivo, i genitori erano costretti a portare, con notevole dispendio di risorse e tempo, i propri figli fino a Bollate o all’ospedale Sacco, anche per una semplice visita di controllo.
A premessa di tutto il suo lavoro, il pediatra sottolinea che “il bambino è lo stesso in tutto il mondo”. Le differenze che coglie, nelle abitudini o negli stili di cura, non sono tanto legate alla provenienza etnica quanto al censo e al livello culturale: il quadro clinico è correlato direttamente allo stato di indigenza della famiglia.
Il primo sintomo di una scarsa consapevolezza su prevenzione e salute, che riguarda tanto gli italiani quanto gli stranieri, è l’obesità. “È un fenomeno in crescita. Capita spesso che i bambini entrino in ambulatorio con un sacchetto delle patatine.” Non molto tempo fa il pediatra ha individuato alcuni gravi casi di malnutrizione, motivati non tanto da negligenza ma dall’ignoranza delle famiglie sulle regole basilari della nutrizione. Ciò ha stimolato nel progetto Kiriku l’attivazione di attività di divulgazione e formazione rivolte ai genitori su temi cruciali per la cura dell’infanzia, come alimentazione, svezzamento, vaccini.
Nel raccontare le visite settimanali, il pediatra coglie tratti comuni tra i suoi pazienti, alcune caratteristiche comportamentali. “Alla fine della visita spesso i pazienti chiedono del paracetamolo. È come se fosse una panacea per tutti i mali.” I bimbi sono vestiti come una cipolla: “Sei o sette strati di giacche, felpe e magliette sovrapposti.” Forse è la povertà estrema di alcune famiglie che le spinge a proteggere i propri figli con tutti i vestiti che hanno o forse è per combattere il freddo.
L’attività dell’ambulatorio è cresciuta, attraverso il passaparola, la rete di relazioni di quartiere e il personale metodo del pediatra, improntato sull’empatia. Visitare bimbi così piccoli, che spesso non riescono ad esprimersi da soli, implica un lavoro di interpretazione che si somma a quello di medico. “Vorrei che in futuro l’ambulatorio diventasse una sorta di centrale di smistamento, a garanzia della salute.” In questo senso è stata attivata una convenzione con la farmacia locale, che fornisce medicinali gratuitamente a chi ne ha bisogno. “Lavorare qui ha cambiato non poco la mia prospettiva. In tutta la mia carriera da pediatra i miei pazienti mi permettevano di vivere, era uno scambio alla pari. Qui invece mi sento di colmare un vuoto, sento di fare del bene, e questo è prezioso. Il mercoledì sono felice, perché vado a Baranzate.”
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