“PER CRESCERE UN BAMBINO CI VUOLE UN INTERO VILLAGGIO”

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La Legge 4 maggio 1983, n. 184 riporta chiaramente che il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia.

Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie competenze, sostengono, con idonei interventi, nel rispetto della loro autonomia e nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, i nuclei familiari a rischio, al fine di prevenire l’abbandono e di consentire al minore di essere educato nell’ambito della propria famiglia.

Nella realtà dei fatti, però, capita spesso che, a fronte degli interventi di sostegno messi in atto, sia necessario rispondere con azioni più incisive e, nell’interesse supremo del minore, è possibile che venga disposto un allontanamento momentaneo dalla famiglia naturale, per permettere a quest’ultima di lavorare sulle proprie fragilità e al minore di proseguire il percorso di crescita nel miglior modo possibile.

L’affido familiare si colloca all’interno delle misure incisive e, sebbene esistano diverse tipologie di affido, quello più conosciuto è l’affido residenziale che può avere una durata massima di 24 mesi, rinnovabili nell’interesse del minore.

Chi può candidarsi all’accoglienza temporanea di un minore?

Possono farlo persone singole, coppie sposate o conviventi.

Quali sono le risorse necessarie all’accoglienza di un minore?

Spesso, nel nostro ambiente, capita di sentire parlare di affido come un semplice atto d’amore nei confronti di un minore che si trova in una condizione di bisogno, una sorta di richiamo al paradiso dantesco… L’amor che move il sole e l’altre stelle… Ebbene, che sia chiaro, non è sufficiente. L’accoglienza momentanea di un minore è senz’altro un’esperienza intrisa di amore, ma è necessario essere preparati e sostenuti per sentirsi all’altezza di un compito tanto delicato quanto meraviglioso.

Allora cosa significa, per una famiglia, prepararsi ad accogliere un minore?

Significa affrontare insieme un piccolo viaggio alla scoperta di alcuni aspetti, quali: la motivazione che spinge all’accoglienza, le aspettative che si hanno nei confronti di un percorso di questo tipo e ancor più nei confronti del minore accolto, la capacità di far fronte ai bisogni del minore, con le sue origini e la sua storia e ancora la possibilità di accogliere un minore con le sue risorse e le esperienze traumatiche di varia natura che ha vissuto. Parliamo certamente di una materia ricca e complessa, che ha a che fare con la scoperta a partire da sé, con l’approfondimento delle proprie risorse interne e delle esperienze significative che hanno segnato le tappe della propria vita.

Il viaggio si articola in diverse tappe, parte con il desiderio di avvicinarsi al mondo dell’affido e attraverso colloqui con professionisti specializzati si intraprende un percorso di approfondimento e conoscenza di sé e delle caratteristiche dei minori che necessitano di una accoglienza.

Usufruire di una formazione specifica sull’affido familiare e sulle caratteristiche dei minori è un aspetto fondamentale per una famiglia che desidera accogliere e lo è altrettanto poter ascoltare le testimonianze delle tante famiglie che ogni giorno sperimentano l’accoglienza, perché un messaggio ricevuto da una famiglia affidataria è alle volte anche più chiaro di ogni linea teorica.

Nella nostra esperienza è emerso quanto non si sia mai definitivamente pronti, quando ci si trova di fronte ad un minore che ci provoca, ci mette in difficoltà, ci aggredisce – perché è quello il modo di comunicare che ha imparato –, non sempre è facile rimanere lucidi, non di rado riaffiora un senso di rifiuto che ci è tanto familiare e quanto risulta difficile riuscire a dirsi: “non sta agendo nei miei confronti, è solo il suo linguaggio!”.

E in momenti come questi che – per resistere – bisogna trovare il coraggio di mettere in pratica il tassello più importante del percorso di preparazione all’accoglienza, ossia la capacità di chiedere aiuto.

Un antico proverbio africano, al quale siamo molto legati, recita: “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”, sta a significare che per intraprendere un percorso di accoglienza è fondamentale non sentirsi mai soli, è un lavoro di squadra e come tale composto da molti attori che ogni giorno devono operare per prendersi cura di tutti i minori accolti in affido.

Il percorso di preparazione all’accoglienza ha una durata variabile a seconda dell’ente che si occupa di predisporlo, tuttavia, speriamo sia chiaro, è importante continuare a formarsi e confrontarsi nel tempo, mettendosi in gioco con costanza e coraggio, tanto per i minori che accogliamo quanto per noi stessi.

 

Maria Laura Salerno, Tutor Kairòs

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