Garantire qualità sensoriale nei percorsi educativi: riflessioni dal secondo seminario

di

Continuità del percorso scolastico da 0 a 6 anni e del ruolo delle famiglie all’interno del processo educativo sono punti cardine dell’azione di DAPPERTUTTO. 

In attesa del terzo appuntamento con il ciclo di seminari Bambini, sviluppo, comunità proposti dal progetto DAPPERTUTTO, vi raccontiamo il secondo degli eventi rivolti a tutta la comunità educante tenutosi online, sulla piattaforma Zoom e in diretta sulla pagina Facebook di DAPPERTUTTO, il 19 febbraio.

Abbiamo riflettuto insieme su bisogni, sfide e buone pratiche che riguardano i percorsi dal nido alla scuola dell’infanzia, l’organizzazione dei suoi spazi, i linguaggi artistico-espressivi ed i materiali.

La dottoressa Bruna Elena Giacopini ha curato il seminario basandosi sulla sua personale esperienza, una moltitudine di dialoghi ed osservazioni dirette dei maestri e delle maestre incontrati e dai contesti scolastici dell’infanzia e del nido da lei curati. Fin dal principio del suo intervento non è stato mirato ad offrire modelli o risposte, piuttosto spunti su cui riflettere.

Il tema principale dell’evento è stato il diritto delle bambine e dei bambini a vivere contesti creativi, dandone una definizione e ripensando il modo in cui questi vengono costruiti, e ragionare sul significato di cultura per i bambini del nido e della scuola dell’infanzia.

Come creare contesti creativi? Come si diventa creativi?

La risposta a questa domanda viene direttamente dalle suggestioni senza filtro di bambini e bambine ai quali è stata posta la domanda dalla relatrice stessa.

Proprio i bambini e le bambine quindi rispondono che la creatività vuol dire:

Cambiare , scambiarsi posto ogni giorno”.

“No ai banchi, si alle isole dove lavorano insieme maschi e femmine, così si può fare amicizia”.

“Prevedere un tempo per tutta la classe per costruire cartelloni da appendere o in classe o nel corridoio, lavorare in gruppo”.

Servono “un laboratorio, un forno per la ceramica, un tablet, dei pc portatili per imparare, tante finestre, un orto e un frigo per fare i ghiaccioli, una libreria con libri interessanti”.

Devono essere presenti:

piante da curare con i compagni e migliorare l’aria, una stanza per fare robotica, uno spazio per mettersi le scarpe per la palestra”.

“La bandiera di tutti i Paesi…Scrivere parole gentili in ogni lingua sui muri”.

“Le spiegazioni delle maestre che aiutano a comprendere”.

E lo spazio creativo?

“Uno spazio creativo è una stanza per fare esperimenti, creare nuove creature”.

“Il lavoretto lo puoi fare dove vuoi,… un contesto creativo, anche se non so cos’è, mi sa di un ambiente bello!”

“I lavoretti sono cose già create che tu devi rifare. Nei contesti creativi invece crei cose che non si sono mai viste, usando la creatività”.

E la creatività?

“Una cosa che pensi tu per pensare nuove idee, per alimentare la nostra intelligenza”

E l’apprendimento?

“La capacità di capire… apprendimento, cioè prendi le cose e le metti in testa nel cervello”.

“La maestra spiega le cose e impara anche lei qualcosa allo stesso tempo e tutti noi anche”.

“Io prendo dai miei compagni”.

Al nido d’infanzia, alla scuola dell’infanzia c’è apprendimento?

“No!”

“Sì, si impara a condividere, a giocare con gli altri.”

Quindi quello che appare, rielabora la relatrice, è che i bambini e le bambine imparano provando a fare, prendono e provano tutto per capire ed i contesti creativi possono aiutare a capire, a sperimentare. I bambini e le bambine parlano di quotidianità, possibilità, dialogo, confronto, azioni di cura, di generare esperienze, lasciare tracce che raccontino di loro stessi ed avere anche strumentazioni per apprendere, per lavorare insieme. Insomma ci dicono che la scuola è vita, è cambiamento e lo spazio è complice, è insito di questa enorme potenzialità. Affermano con le loro parole anche che il contesto è un intreccio situato e contestuale di relazioni, esperienze.

I contesti di apprendimento sono luoghi fisici, mentali, relazionali ed affettivi che servono a sperimentare e sperimentarsi, emozionarsi, per riconoscersi in vicinanze e differenze e ampliare lo spazio ed essere in ricerca.

Per questo gli spazi della scuola sono spazi che si ibridano tra loro, che dovrebbero contenere dei tratti di qualità della vita dei bambini e delle bambine, dei ragazzi, delle ragazze e degli adulti. Citando il pedagogista Loris Malaguzzi:

“L’educazione è un fatto di interazioni complesse, molte delle quali si verificano solo se anche l’ambiente vi partecipa.

Qualcuno ha scritto che l’ambiente deve essere una specie di acquario dove si rispecchiano le idee, la moralità, gli atteggiamenti, le culture delle persone che ci vivono. Noi abbiamo cercato di andare in questa direzione”.

Quindi come si può fare scuola tenendo a mente di non sottrarne tutte le possibilità che danno entusiasmo?

Una delle risposte sta nel garantire una qualità sensoriale ai bambini, per allontanare il rischio dell’aridità.

La scuola non è chiusa, ma è diffusa aperta e deve accettare il dialogo con la comunità ed è per questo che la riflessione sulla scuola dovrebbe tenere in considerazione anche la riflessione sugli spazi e sui materiali, sulle possibilità di esperienza da offrire ai bambini e alle bambine. Una scuola fatta di condivisione, co-progettazione, cogestione e compartecipazione; una scuola porosa, che respira con modalità di dialogo, che fa del cambiamento il suo assetto. (Giulio Ceppi)

Il bambino fin dalla nascita è avido di conoscenza e costruisce una rete di apprendimento ed orientamento personale, interpersonale, sociale cognitivo. È nostra responsabilità come adulti osservare e documentare come i bambini costruiscono conoscenza, la processano e la organizzano, sapendo essere ricercatori di senso e cercando strategie costruttive del pensiero e dell’agire.

Un bambino tenacemente cerca di capire, di vedere, di darsi possibilità, la scuola in questo senso deve farsi portatrice di significati ed esperienze ed essere riprogettata in chiave multisensoriale, in chiave di ricerca e di multilinguaggio che possa offrire ai bambini di immergersi nelle situazioni, di avere superfici ampie e dove i materiali sono molto differenti. Ci deve essere attenzione ad uno spazio orizzontale, democratico: il gruppo è sempre la dimensione in cui sviluppare le esperienze ed è fondamentale per rendere viva l’esperienza dialogata e dialogante con i bambini.

In questi contesti è importante che non solo i bambini provino a ricercare, ma che lo facciano anche gli adulti, mettendosi alla ricerca di possibili interpretazioni e cercando di comprendere cosa accade a loro stessi.

La luce, l’ambiente della scuola, gli spazi, la natura sono temi fondamentali quando si parla di scuola: una scuola che permetta ai bambini di esplorare e fare esperimenti, di interporsi tra gli elementi naturali, i materiali e la loro mente per sperimentare le innumerevoli possibilità. Dal pavimento come luogo da esplorare alle sedute, che devono essere capaci di raccontare gli incontri che si fanno fino ai materiali destrutturati che lasciano libertà di spaziare tra forme, colori e righe.

Anche la vicinanza con la natura è fondamentale e non è dispendioso: piantare alberi, piante, generare cambiamento anche nel cortile e avere la sensibilità che l’erba, i fiori sono elementi da indagare. È una questione di scelta. Il materiale non strutturato è generativo perché si trasforma. Ma si presuppone una progettualità.

Tutto ciò significa riflettere su cosa significa giocare per i bambini, su come inventare mondi diversi, senza perdere di vista i confini della realtà, ma prendere la distanza dagli adulti con leggerezza, trovare un senso di appartenenza, mettersi in gioco per mettersi alla prova.

La dottoressa Giacopini ha concluso il suo intervento con un’ultima riflessione sul ruolo della famiglia in questo contesto.

Secondo la sua esperienza, la famiglia è la nostra massima possibilità: se non siamo in grado di raccontare le diverse esperienze che i bambini possono fare alla scuola dell’infanzia è una perdita. È importante che le famiglie possano entrare in contatto e confrontarsi tra di loro: il nido e la scuola dell’infanzia sono luoghi di cittadinanza attiva.

La scuola dell’infanzia statale fa certamente più fatica degli istituti privati e spesso e manca il confronto pedagogico, è poco valorizzata ed ascoltata.

Tuttavia molte scuole investono molto nella formazione del personale mostrando una voglia di raccontare il perché la scuola ha valore, perché c’è una cultura che i bambini ci raccontano dentro la scuola. Il passaggio tra intrattenere i bambini ed essere in ricerca con i bambini è importantissimo ed il coinvolgimento dei genitori genera un nuovo tipo di idea di stare insieme. Cambiare i linguaggi per trovare altre parole per raccontarci. Uscire dagli stereotipi per non diventare zona commerciale e diventare zona di ricerca ed esperienza.

 

Il prossimo appuntamento del ciclo di seminari DAPPERTUTTO, Nessuno nasce straniero, crescere e costruire una comunità interculturale si terrà online venerdì 26 marzo a partire dalle 16:45.

Per ulteriori informazioni si prossimi incontri o iscriverti al terzo appuntamento, visita la pagina https://percorsiconibambini.it/dappertutto/2021/03/16/nessuno-nasce-straniero-terzo-seminario-dappertutto/.

Regioni

Ti potrebbe interessare

Dappertutto si rigenera: come affrontare l’emergenza sanitaria trasformando le minacce in opportunità

di

Dappertutto diventa esperimento pilota di una nuova concezione della comunità educante basata su un uso virtuoso dei nuovi media per colmare le...

Come è andato il corso per babysitter Dappertutto? Graduatoria candidate idonee all’incarico

di

Quello della babysitter è oggi un lavoro sempre più richiesto che necessita di competenze che non si possono improvvisare. Dall’8 febbraio, all’interno...

Percorso di educazione alimentare

di

DAPPERTUTTO propone un laboratorio per supportare i genitori nell’adozione di uno stile alimentare sano che favorisca la crescita salutare dei propri bambini...