Stefano Laffi. Condizione giovanile e strategie di intervento educativo
di Oasi
“Uscire allo scoperto. Accompagnare ragazzi e ragazze nell’incertezza di oggi” è stato il webinar curato dal sociologo e ricercatore Stefano Laffi
Abbiamo invitato il mondo educativo, dagli insegnanti agli operatori sociali, ad un incontro online organizzato dal progetto #AltaFrequenza. Un webinar per mettere a fuoco l’attuale condizione giovanile insieme a Stefano Laffi, sociologo e ricercatore di Codici | Ricerca e intervento.
Sulla pagina Facebook di #AltaFrequenza e su ZOOM abbiamo riunito oltre 60 persone e abbiamo riflettuto su programmi e strategie di intervento educativo. Il punto di partenza è stato una lettura della condizione giovanile mutuata dal punto di vista sul mondo dei giovani stessi. Una lettura che intende promuoverne l’ingresso nella piena cittadinanza.
Ripercorriamo alcuni momenti:
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Stefano Laffi, relatore del seminario online
Stefano Laffi ha insegnato metodologia della ricerca sociale, sociologia e sociologia urbana nelle principali università milanesi. Tra i fondatori di Codici | Ricerca e intervento, dirige la rivista codici404 e svolge ricerca, consulenza, valutazione e formazione. Da anni cura progetti partecipativi, per favorire la “presa di parola” da parte dei cittadini, in modi diversi: ad esempio cantieri narrativi con gruppi giovanili, percorsi di autobiografia comunitaria e generazionale, redazioni di adolescenti diffuse sul territorio nazionale, progetti di arte pubblica basati sulle storie di vita e le fotografie di famiglia.
Cura la rigenerazione di centri giovanili e spazi pubblici, a partire dalle aspirazioni di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, adulti. Sui temi di ricerca ha pubblicato articoli e libri, di recente per Feltrinelli (La congiura contro i giovani, Quello che dovete sapere di me), per le edizioni dell’Asino (Crescere nonostante, Le pratiche dell’inchiesta sociale). Collabora stabilmente con la rivista Gli asini.
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Alcuni momenti del webinar con Stefano Laffi
La prima volta che…
Torniamo ragazz* quando ci ritroviamo a dire “è la prima volta che”.
Perché quella è la stagione in cui si sperimentano le cose. E questa è la prima volta in cui stiamo sperimentando il lavoro a distanza, il coprifuoco, le incertezze di una pandemia.
Solitamente abbiamo un “vantaggio cognitivo” rispetto agli adolescenti, perché ci siamo già passati attraverso alcuni varchi che segnano le nostre esperienze (l’esame di maturità, l’accesso al lavoro, cambiare città, ecc…). E ci poniamo ai più giovani con la consapevolezza di chi sa già cosa li attenderà.
Ma la condizione di incertezza che stiamo vivendo è una straordinaria occasione di prossimità biografica. Improvvisamente la nostra vita assomiglia a quella dei più giovani. Ci ritroviamo a dire “è la prima volta che…”
Il superpotere di stare nell’incertezza
L’incertezza è radicale. Non c’è un modo per eliminarla. Ci sono solo modi per starci dentro.
Siamo chiamati a coltivare in ragazze e ragazzi il superpotere di stare nell’incertezza.
Ci sono ragazz* con obiettivi ben definiti. Altr* che non ne intravedono nessuno, e li definiamo Neet. Ma la situazione più interessante è quella dei giovani che non sono sicuri dei propri obiettivi, ma sono sicuri della propria capacità di poter affrontare qualunque situazione.
Questo è il superpotere di oggi.
Noi adulti non possiamo più consegnare mete, obiettivi e traguardi alle generazioni future. Ma possiamo rinforzare le loro capacità: attrezzarli per qualsiasi futuro li attenda.
La stagione del risveglio
Questa è una generazione che, in un certo senso, si ritira nei propri spazi.
La pandemia ha creato una sorta di sfiducia e diffidenza verso l’esterno, un’abitudine a rimanere chiusi nella propria stanza.
Come un animale in letargo, ci vuole un segnale della natura, dall’esterno, che li spinga ad uscire. Un evento che segnali l’inizio della stagione del risveglio. Quando l’ambiente presenta di nuovo le condizioni per farci uscire.
Compito degli adulti è supportare i più giovani in questa fase e affrontare con loro il nodo dell’incertezza.
Ma è necessario disinserire il pilota automatico, l’atteggiamento che porta gli adulti a preoccuparsi solo della stretta quotidianità quando si rapportano ai ragazzi.
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