Fotografia. Come iniziare a raccontare i propri punti di vista
di Oasi
I consigli di Massimiliano Tempesta e Daniela Silvestri per i ragazzi che vogliono avvicinarsi alla fotografia. La live Facebook con Marco Caputi
Ci siamo incontrati in live su Facebook per parlare di fotografia. Come raccontare attraverso la fotografia?
Questa la domanda che abbiamo posto ai fotografi del collettivo WSP Photografy, Daniela Silvestri e Massimiliano Tempesta, per l’appuntamento Punti di vista.
Con Marco Caputi (Cooperativa sociale Diversamente) e ÀP Accademia Popolare dell’Antimafia e dei Diritti, abbiamo invitato i ragazzi dei Poli educativi territoriali del progetto #AltaFrequenza a raccogliere esperienze, stimoli e consigli per iniziare a raccontare con le immagini la propria vita, il proprio quartiere, l’estate che sta per iniziare, la scuola che sta per finire.
La fotografia e la sua capacità espressiva, tra l’altro, è uno degli stimoli proposti dai CAG online per affrontare il distanziamento sociale durante l’emergenza Covid-19.
Scopriamo alcuni approcci alla fotografia:
- Il paesaggio urbano di Massimiliano Tempesta
- Le culture secondo Daniela Silvestri
- I consigli per iniziare a fotografare
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Ci sono ancora storie da raccontare. Tutti possono fotografare in digitale, anche con uno smartphone. E ovunque sono diffuse immagini attraverso i Social. Sembra che tutto sia già stato fotografato, ma non è così. Conta il proprio punto di vista e la lettura che si dà allo spazio o al momento che vuole raccontare. Da qui siamo partiti con Daniela Silvestri e Massimiliano Tempesta per prendere spunto dalle loro esperienze e offrire consigli agli adolescenti che vogliono iniziare a fotografare.
La fotografia del paesaggio urbano secondo Massimiliano Tempesta
Si può raccontare un luogo. Il focus di Massimiliano Tempesta non è sulle persone, ma la fotografia è uno strumento narrativo per raccontare o dare un messaggio anche quando la storia è quella di un quartiere di Roma.
Durante la chiacchierata, l’autore ci mostra alcune delle foto scattate tra i pilotis e gli spazi verdi di una zona della Capitale, il Villaggio Olimpico.
Rendere visibile il visibile, per cercare la bellezza nel banale. Il quartiere che abbiamo davanti agli occhi ogni giorno può riservarci scorci che non abbiamo mai notato o sui quali non abbiamo mai riflettuto.
Non è una denuncia sociale a motivare la scoperta di spazi urbani di Massimiliano Tempesta. Raccolte come Must be the place sono input per intraprendere una visita di luoghi che conosciamo, ma con un diverso punto di vista.
Dalla cartellonistica stradale all’impatto che ha sul paesaggio un’importante arteria come Corso Francia. Cercando il verde che raggiunge la vista dei passanti attraverso i pilotis, i pilastri che reggono i condomini senza occupare il piano terra. La fotografia racconta il quartiere, il luogo, la città, la sua architettura. Cercare i punti caratteristici dell’urbanistica e dell’architettura è fondamentale. Camminare e studiare il paesaggio, farsi una mappa mentale, fa parte del lavoro. Prendendosi il tempo per conoscere e vivere un quartiere e non darsi limiti sul numero di scatti da fare.
La fotografia di reportage secondo Daniela Silvestri
La fotografia di reportage caratterizza il lavoro di Daniela Silvestri. Non per raccontare una news, ma storie personali o delle culture incontrate durante un viaggio. Dalle occupazioni della case a Roma alle tradizioni di popolazioni poco conosciute, come quella del Regno Setomaa autoproclamatosi nel 1994 in Estonia.
Ed è proprio il reportage sul popolo Seto che l’autrice ci mostra per raccontare la sua esperienza, che si è concentrata molto sui viaggi nell’Europa dell’Est.
Un viaggio in usi e costumi che rischiano di essere persi a causa di condizioni politiche continuamente variabili, qui, a due passi dal confine russo. I giovani sono la scommessa di questo popolo per tramandare le proprie tradizioni. E le feste sono uno dei momenti migliori per raccogliere elementi del folklore da conservare anche nella memoria fotografica.
Il lavoro di editing non è semplice. Ci racconta anche questo Daniela Silvestri. Tanto materiale a disposizione costringe a togliere da una raccolta anche foto alle quali si è affezionati. Magari, raccontano momenti importanti dell’evento al quale si sta assistendo. Ma la priorità va data alle immagini che riescono ad esprimere al meglio il contesto, a trasmettere il messaggio che si vuole comunicare. Ascoltare anche i punti di vista altrui, coloro che guardano la fotografia, può essere un passaggio doloroso ma sicuramente utile.
I consigli per iniziare a fotografare
Abbiamo chiesto ai nostri fotografi qualcosa che può interessare i ragazzi dei centri di aggregazione che stanno per terminare l’anno scolastico e vivranno un’estate segnata dal distanziamento fisico.
Come iniziare a fare fotografia? Si può iniziare anche con uno smartphone?
Ecco i consigli di Daniela Silvestri e Massimiliano Tempesta…
Essere curiosi
Il mezzo non è importante quando si inizia. Uno smartphone va benissimo. Ciò che conta è chi fa la foto e come ha pensato la foto. Essere curiosi aiuta in questo.
Bisogna andare in profondità, non arrendersi alla prima lettura. Le storie si trovano così. E nello stesso modo emergerà il modo in cui si sceglierà di raccontarle.
Partire da ciò che si conosce
Guardarsi attorno e partire dall’esplorazione di ciò che ci è vicino. Il proprio quartiere, ad esempio. Vivendolo nella quotidianità lo vediamo sempre nello stesso modo, ma la fotografia può essere lo spunto per trovare sfumature diverse.
Questa è una strada utile per andare sul sicuro, ma lasciandosi lo spazio per le sorprese.
Ma la fotografia può essere anche l’occasione per scoprire meglio qualcosa che ci incuriosisce ma che non conosciamo fino in fondo.
Questa è un’altra strada possibile da percorrere. Affascinante, soprattutto per chi viaggia o assiste ad eventi sportivi. Per raccontare culture diverse o abilità e motivazioni degli atleti.
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