La conoscenza pertinente per il compimento di uno spazio protetto

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La conoscenza pertinente per il compimento di uno spazio protetto

Gli artefici del progetto Act lavorano da anni nella cooperativa Cidas, capofila degli interventi sulle tre città emiliano-romagnole, sempre alla ricerca di nuove soluzioni  rispetto alle trasformazioni territoriali.

di Marco Marano*

“C’è un problema fondamentale, da sempre misconosciuto, che è la necessità di promuovere una conoscenza che sappia cogliere i problemi globali e fondamentali entro i quali inserire le conoscenze parziali e locali.”

(E. Morin, I sette saperi necessari all’educazione del futuro”)

Bologna, 18 luglio 2023  –  Le parole del sociologo francese Edgar Morin, ci portano dentro uno di quei temi che caratterizzano la necessità impellente del nostro tempo, di una “conoscenza pertinente”, che  colleghi le specificità ai propri contesti… Una connessione che scorgiamo in merito alla composizione delle reti territoriali, dove singole parti agiscono osmoticamente in ragione del tutto, così come i saperi che essi rappresentano,  i quali diventano pertinenti a proposito dei bisogni di ogni territorio.

Una storia che viene da lontano

Elias Becciu, è il Responsabile del Settore Educativo di Cidas e del progetto Act su Ferrara: “Nel 2019  fu avviato un progetto dal titolo ‘Cantieri comuni’. I partner erano stati individuati nel sistema scolastico, e hanno riguardato gli istituti comprensivi. Il tema era quello di supportare le scuole nelle attività operate tutto il giorno, mediante i laboratori. In tal senso, questa, è stata una esperienza meravigliosa, poiché abbiamo fornito occasioni di sviluppo delle competenze.”

Il repertorio storico della cooperativa Cidas affonda le radici, prima della sua trasformazione, avvenuta nel 2018, nelle attività della cooperativa Camelot. Fino a quel tempo il novanta percento delle attività riguardavano l’inclusione e l’integrazione, e solo una parte residuale era dedicata ai servizi educativi. Nel momento in cui la cooperativa si è ampliata all’ambito educativo ha fatto riferimento alle proprie reti nelle attività di accoglienza, soprattutto da Bologna e  Ravenna. La scuola insomma diventava il centro del sistema educativo, ancora più aperto grazie agli operatori sociali del terzo settore..

Il caso di “Cantieri comuni”, è rappresentativo del modo in cui una rete di agenzie territoriali, , possa creare uno spazio protetto di sperimentazione, poiché dove intercorrono i limiti sistemici di uno, interviene l’altro, nella logica interistituzionale.

La dimensione educativa rappresentata in ogni territorio individua, rispetto ai caratteri dell’oggi, due parole chiave fondamentali, mutuate negli studi di sociologia interistituzionale: complessità e sconfinamento… La complessità di ogni singolo territorio è espressa proprio dai suoi bisogni specifici, che differiscono dagli altri. Lo sconfinamento, come in ogni ricerca di frontiere nuove, è necessario affinché quei singolari e specifici problemi possano essere affrontati in ragione del loro contesto, cioè tra le singole parti e la totalità. In tal senso diventa assiologico far interagire i singoli saperi, nella logica della conoscenza pertinente, l’unico strumento per rispondere ai bisogni reali delle persone. Ed è su questa logica che si basa un sistema di rete territoriale.

“L’estrema frammentazione delle conoscenze operata dalle singole discipline rende spesso impossibile collegare le parti alla totalità; si dovrà pertanto far posto a un tipo di conoscenza capace di inquadrare le cose nei loro contesti, nella loro complessità, nei loro insiemi.”  (Morin).

ll tema strategico: fare rete

“Il tema strategico – continua Elias Becciu – è quello relativo alla capacità di fare rete, che abbiamo acquisito con l’esperienza dei singoli progetti, soprattutto sul territorio bolognese. Progetti che ad un certo punto ci hanno ‘costretto’ ad un salto di qualità dal punto di vista gestionale, sia per la capacità di fare rete che di efficienza negli interventi. Ci hanno ‘costretto’, insomma, ad una metodicità interessante.”

“Fare rete”, ripete Elias, aggiungendo un elemento alla dimensione dell’apprendimento pertinente: lo scambio. Un termine questo che si offe a varie interpretazioni, ma che poi, a pensarci bene, ritorna alla questione posta da Morin, e cioè che il pensiero stesso deve essere in grado di interconnettere i saperi, in modo tale da organizzarli e non accumularli. Imparare dagli altri diventa così uno strumento empirico importante, nella logica della rete.

“C’è da dire – osserva Elias – che molte scuole hanno avviato questo tipo di lavoro di rete, attivando in varie esperienze anche le famiglie. Noi li supportiamo sull’analisi dei bisogni, imparando da loro il senso della progettazione educativa: subentriamo dove la scuola non può arrivare, dal punto di vista delle risorse. Il progetto Act nasce proprio da questa consapevolezza.”

La genesi del progetto Act

La fase di candidatura del progetto Act si svolse tra il 2017 ed il 2018, per essere approvato nel 2019. L’avvio formale porta la data 2020, ma non è stato possibile farlo partire a causa  della pandemia. Per questa ragione è rimasto in stallo per un anno. Nei fatti, dunque il progetto è ripartito nel novembre del 2021: “Abbiamo ripreso daccapo – ci racconta Elias – i ragionamenti scaturiti alla nascita, con l’Impresa sociale “Con i bambini”, che è il soggetto attuatore dei fondi di contrasto alla povertà minorile.”

La rimodulazione del progetto Act, è stata ripresa, con l’aggiornamento della situazione, rispetto al quadro delle attività, rivedendo tempistiche e budget, e facendo un’analisi sul se e come fossero cambiati i termini economici. Nel marzo del 2022, è stato completato il quadro e rimesso in moto i territori, con gli enti partner, comprese le scuole. Se l’iniziale scadenza era stata individuata nel novembre 2023, con la rimodulazione sarà proposto al soggetto attuatore, di spostarla di sei mesi, quindi chiusura nel giugno 2024.

“Se nei territori sono presenti diverse comunità, quindi istanze diverse, – spiega Elias –  l’approccio usato deve essere appunto quello di identificare specifici bisogni delle comunità, mettendo in campo i partner che possono leggere quelle necessità. E’ stato questo il caso di Ferrara.” Però, potremmo dire che quest’approccio ha riguardato, in qualche modo, tutti i territori coinvolti, e tutti, chi più chi meno, hanno scommesso sulla riscoperta dell‘identità culturale e storica dei territori di riferimento: da Bologna a Ferrara, da Comacchio a Ravenna. L’identità può forse essere considerata la parola chiave degli interventi del progetto Act: l’identità diventa il paradigma centrale fuoriuscito dalle conoscenze pertinenti

La ricerca-azione suI minori stranieri non accompagnati

La scienza sociologica, utilizzando il modello della conoscenza pertinente di Morin, ha individuato fondamenti e metodi, cioè la dimensione epistemologica, del sistema di rete interistituzionale. Ma allora quale può essere il postulato da utilizzare? Quello relativo all’analisi dei contesti territoriali, proprio in relazione al legame indissolubile tra le singole parti e la totalità. Per ottenere questo risultato è necessario intervenire sui saperi settoriali, i quali devono interagire tra loro. Ma andando ancora più a fondo, cioè alle origini di senso, il postulato centrale è quello che riguarda i sapiens mentre volgono lo sguardo verso la propria dimensione sociale

E questo sguardo lo abbiamo intercettato  dialogando con Giulia Bertarelli, Coordinatrice della cooperativa Cidas, e del progetto Act. Si è occupata nello specifico di monitorare il progetto su Bologna. Sì, perché l’esperienza  di Act sotto le Due Torri è una eccezionale rappresentazione del modo in cui, all’interno del sistema di rete, i saperi diventano pertinenti

Il tema ha riguardato la realtà dei minori stranieri non accompagnati. I saperi pertinenti sono stati messi in campo per un‘attività coordinata da un comitato scientifico, e finalizzata alla rilevazione dei bisogni e all’elaborazione di nuove prassi. I partner del capofila Cidas sono stati, per questo pezzo di progetto, l’Asp Città di Bologna, Unibo ed Erikson: “Il partenariato – segnala Giulia –  ha definito gli interventi di somministrazione per indagare sui bisogni dei minori stranieri non accompagnati, attraverso i focus group. Se questa è stata la prima fase dell’intervento, la seconda ha visto la raccolta dei risultati.”

Ma cosa è emerso dai risultati dei focus group? E cosa ancora più importante, come sono stati utilizzati questi risultati?  E‘ sempre Giulia che racconta: “Ciò che è emerso è la ricerca di autonomia  che si esplica attraverso il lavoro, la casa e la socialità. I contenuti emersi, discussi all’interno del Comitato scientifico, sono andati ad implementare la definizione di uno strumento multimediale  per l’insegnamento dell’Italiano L2. Uno strumento, questo,  sviluppato da uno dei nostri partner, la Erikson, appunto, ed indirizzato agli insegnanti di lingua italiana.”

La strutturazione del modello tecnologico

L’educazione dovrebbe mostrare e illustrare il Destino a molte facce dell’umano: il destino della specie umana, il destino individuale, il destino sociale, il destino storico […]. Dovrebbe sfociare nella presa di conoscenza, dunque di coscienza, della condizione umana, della condizione comune a tutti gli umani e della ricchissima e necessaria diversità degli individui, dei popoli, delle culture. (E. Morin)

“Abbiamo raccolto una serie di esercizi in uso  nelle aule, – ci dice Giulia –  cercando di renderli adattabili alla piattaforma che esiste già: DIDALABS. Questa è utilizzata per l’insegnamento ai minori, sotto i dieci anni, secondo il modello BES: Bisogni Educativi Specifici. Il lavoro che stiamo realizzando è quello di svuotare la piattaforma per riempirla di contenuti adeguati al target dei minori stranieri non accompagnati.”

Cidas gestisce progetti territoriali di comunità per il target dei MSNA, tra Bologna, Ravenna e Ferrara,  nelle cui aule di italiano viene di sperimentare il modello. Ancora Giulia: “Se consideriamo che la chiusura del progetto slitterà da novembre ’23  al maggio ’24, la sperimentazione sarà effettuata in questo periodo estivo, poiché abbiamo più possibilità per un’osservazione specifica. Questo ci permetterà a novembre di quest’anno, di avere dei risultati, seguiti da incontri di restituzione agli insegnanti coinvolti. In tal modo, contiamo, entro l’anno di completare l’adattabilità della piattaforma.”

Quello spazio sistemico assente

Storicamente la realtà delle reti interistituzionali in Emilia Romagna è tra le più rodate a livello nazionale, grazie alla tradizionale cultura di welfare.  L’ultimo esempio, che rappresenta una buona prassi, a livello sistemico, è stata la co-progettazione tra Asp Città di Bologna, e terzo settore, battezzata l’estate in corso, sul progetto territoriale SAI, per l’accoglienza dei richiedenti e rifugiati, nell’area metropolitana bolognese… 

Ma diciamolo pure, non è sempre rose e fiori. Capita che una volta chiusi i progetti sociali a finanziamento pubblico ciò che resta è la sola esperienza. Cioè a dire, viene a mancare proprio quello spazio protetto che permette di sperimentare i risultati degli stessi. Leggiamo le parole di Elias Becciu: “C’è solo un rammarico che spesso si instaura con l’ente pubblico, e riguarda cosa rimarrà dopo… Perché c’è un tema sulla regia dei processi, che poi risponde alla domanda: qual è l’interesse pubblico che sta dietro questo intervento? La necessità è proprio quella di avere uno ‘spazio protetto’ per sperimentare, che poi è proprio la parte mancante. Quando questo spazio viene creato l’ente pubblico vi rientra al meglio, per questo sarebbe importante che esso ne fosse sempre protagonista…”

*Servizio Protezioni Internazionali, Asp Città di Bologna

Fonti:

Fare rete

https://ot11ot2.it/sites/default/files/linee_guida_e_protocolli/LGeP%20sistema%20multilivello%20servizi%20sociali_%20.pdf

scienza sociologica

https://www.docsity.com/it/sociologia-interistituzionale/5660148/

realtà dei minori stranieri non accompagnati

https://percorsiconibambini.it/act/2023/04/14/i-ragazzi-del-mondo-sulle-impervie-strade-dellasino/

 

Altri Link

https://www.frammentirivista.it/educazione-futuro-sette-saperi-edgar-morin/

 

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