Costruire la pace in famiglia dopo un conflitto.
di Nuovi Orizzonti
Prosegue l’approfondimento dedicato ai genitori. Con la rubrica di formazione alla genitorialità: “Genitori pro&contro” di Paola Rizzo.
Prosegue l’approfondimento dedicato ai genitori… . Oggi vorrei dedicare questo spazio ad una riflessione che riguarda il legame tra fratelli e sorelle. Esso rappresenta una relazione particolarmente speciale tra persone che non si sono scelte, per una lunga durata e che prevede una convivenza dove ciascuno deve trovare un proprio posto all’interno delle mura familiari tra sentimenti di amore e odio. È un dato oggettivo che il conflitto spesso sia causa di divisione e sofferenza nelle famiglie. I motivi possono essere molteplici, ma secondo la mia esperienza di figlia in una famiglia numerosa e madre di tre bambini nonché educatrice, il conflitto, se gestito bene, può sorprendere e rafforzare rapporti che pensavi fossero ormai perduti.
Gelosia e Invidia sono le cause più comuni che possono generare un conflitto. Di solito nel primo figlio nasce la gelosia nei confronti del secondo, perché ha perso l’esclusività dell’amore dei genitori. Nel secondo figlio nasce l’invidia, perché si sente inferiore al fratello più grande e quindi tenta di imitarlo in tutto ciò che fa. In un legame sano il litigio ha un ruolo fondamentale.
Cosa succede quando si litiga?
Si innesca una dinamica chiamata: “vittima, persecutore, salvatore”, secondo il modello teorico definito come “triangolo drammatico” di Karpman. Facciamo un esempio: fratello e sorella stanno bisticciando, nel momento in cui il genitore interviene per fermare il litigio e decidere chi ha torto o ragione (nelle interazioni disfunzionali) si innesca il meccanismo indicato nel “triangolo drammatico”. Il genitore assumerà il ruolo di salvatore, il figlio colpevole diventerà il persecutore e quello non colpevole la vittima. Secondo Karpman la dinamica continua con lo scambio dei ruoli.
Che fare?
Lasciamo che i figli si arrangino nel litigio senza intervenire, facendo loro sentire che sono in grado di
cavarsela da soli, facendo sentire la nostra presenza. Questo messaggio può essere verbalizzato. Se vediamo che continuano a litigare li possiamo separare anche fisicamente, ma senza mai dire chi ha torto e chi ha ragione. In questo modo il “triangolo” non si attiva e non si generano sentimenti negativi e di inefficacia nelle persone coinvolte.
Quando un conflitto viene mediato in modo consapevole, senza ansie e paure, può regalare delle belle
sorprese, ad esempio:
– Crescita nell’autonomia,
– Capacità di risolvere i problemi (problem solving),
– Saper stare nella relazione anche nel momento della difficoltà,
– Gestione della frustrazione,
– Espressione della creatività nella relazione,
– Imparare il valore della giustizia.
Mai come in questo tempo desideriamo la pace! Tanti sono i conflitti che distruggono interi popoli e nazioni! La pace è un dono che ciascuno di noi ha il dovere di apprendere nei suoi meccanismi complessi e talvolta difficili da coltivare quotidianamente nel proprio cuore, nella propria famiglia, con il prossimo che ogni giorno incontriamo per strada, al lavoro, nello sport, nella vita.
Un caro saluto.
Paola Rizzo
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“Genitori pro & contro” rubrica del Progetto T.E.R.R.A. a cura di Paola Rizzo.
Mamma di tre bambini di 13, 10 e 6 anni.
Educatrice fascia “infanzia” e Consulente Familiare.
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