“Il gruppo è più della somma delle parti”

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Tra i corridoi della scuola, durante il servizio di Sportello d’Ascolto all’interno delle azioni svolte dal Progetto T.E.R.R.A., capita spesso di intercettare le difficoltà che diversi docenti provano all’interno di alcune classi definite “problematiche”. Me ne parlano, vorrebbero trovare subito una soluzione, come con i problemi matematici; si affidano e sperano che l’intervento che verrà fatto in classe possa risolvere in un batter d’occhio tutta la criticità. Purtroppo e per fortuna non è così: non abbiamo a che fare con un insieme di numeri ed operazioni ma con un gruppo di ragazzi e con le loro interazioni.

Il gruppo classe infatti rappresenta una realtà particolare ed eterogenea, fatta di personalità, stili diversi di esperienze e di apprendimento, diverse modalità comunicative ed affettive, che si intrecciano tra loro in una totalità unica e con una precisa identità sociale. Al pari di questo è anche il corpo docente, formato da adulti che, come accade sempre più spesso oggi, mostrano grosse difficoltà nel gestire e porre un limite a ragazzi adolescenti. Nello specifico la richiesta è stata fatta per una classe di primo superiore: individualismo, vivacità, mancanza di ascolto e prese in giro erano all’ordine del giorno. Anche se i ragazzi si conoscevano già per eventi extra scolastici, questo da solo non bastava per definirli già gruppo classe.

Tanti ragazzi e poche ragazze, le quali inibite e timide, venivano quasi sempre sopraffatte e nascoste dall’irruenza maschile. Dall’inizio dell’anno si erano abituati ad ascoltare giudizi negativi e commenti critici dei docenti e, di conseguenza, mettevano sempre in atto le stesse modalità disfunzionali. Si è reso necessario lavorare parallelamente, sia con il gruppo classe dei ragazzi, sia con il corpo docente della classe stessa, in quanto è importante considerare entrambi come gruppi dinamici, in cui la totalità è basata sull’interdipendenza dei suoi membri, piuttosto che sulla loro similarità.

Secondo la teoria del campo di Lewin (1988), infatti, il comportamento di un individuo è spiegabile sia sulla base delle sue caratteristiche personali, sia su quelle dell’ambiente psicologico in cui si trova. Di conseguenza si è rivelato utile, in un’ottica di confronto e condivisione, far emergere vissuti e difficoltà da entrambi i gruppi e provare a modificare qualche aspetto del campo per poter avere cambiamenti nel comportamento del singolo. Durante un’attività proposta all’interno della classe è stato chiesto di indicare in forma anonima una cosa bella ed una cosa brutta del loro gruppo classe. Nelle cose positive la maggior parte degli studenti definisce la classe molto unita, nella quale si aiutano reciprocamente; tra le cose negative emerge la loro consapevolezza nel definire i loro comportamenti ed atteggiamenti molto infantili, con difficoltà ad ascoltare l’altro e a farsi capire dall’altro. Successivamente è stata avviata un’attenta riflessione sulle possibili cose da modificare, soprattutto in merito alle regole di base della comunicazione.

Per quanto riguarda l’incontro con gli insegnanti, questo è stato svolto in modalità on line con la presenza anche della dirigente scolastica. All’inizio ciascun docente ha dovuto esprimere il proprio vissuto emotivo all’interno della classe: possiamo racchiudere tutto con i termini frustrazione, impotenza e tanta fatica. Nelle loro descrizioni riferite alla classe è emerso un quadro di infantilismo ed individualismo, equiparabile alle cose negative scritte dai ragazzi. Inoltre la loro frustrazione ed impotenza fungevano da specchio alla rabbia e alle difficoltà provate dai ragazzi. Con i docenti si è anche discusso sullo stile da tenere in classe, diverso da docente a docente, chi più fermo e rigido, chi più accondiscendente. Nello specifico per questa classe c’è bisogno di maggior fermezza: sono proprio i ragazzi a richiedere, con i loro atteggiamenti, un maggior controllo e una maggior costanza nel rispettare le regole.

Nel successivo incontro si è condiviso con i ragazzi quello che è emerso dall’incontro con i docenti.
Ci si è resi conto della necessità di collaborare insieme, per superare le difficoltà incontrate nei primi mesi di scuola. Gli studenti si sono dimostrati molto collaborativi perché è forte in loro il desiderio di sentirsi gratificati e considerati; insieme a loro sono state stilate 5 regole che verranno affisse in classe:

1. Ascoltare in silenzio la spiegazione del docente e porre le domande alla fine;
2. Rispettare i tempi della comunicazione (alzare la mano per parlare, tacere quando un altro
sta parlando);
3. Mangiare e bere al cambio dell’ora e alla ricreazione;
4. Non si usa il cellulare durante la lezione (va riposto nello zaino);
5. Usare un linguaggio e un comportamento consoni all’ambiente scolastico;

In più, per responsabilizzare maggiormente i ragazzi, con i docenti si è pensato ad una modalità diversa per farle rispettare. Ciascun ragazzo avrà 3 possibilità, simili alle 3 vite di un videogioco. L’insegnante dovrà annotare le eventuali trasgressioni dello studente; quando quest’ultimo arriverà a tre annotazioni (quindi a 3 trasgressioni), verranno convocati i genitori, e successivamente si potrà arrivare ad una sospensione. In questo modo il ragazzo sarà in grado di autoregolarsi e di controllare mano a mano i suoi comportamenti, diventerà lui stesso maggiormente protagonista delle sue azioni e delle conseguenze delle stesse.

A conclusione è importante sottolineare l’utilità del lavoro che lo psicologo scolastico compie all’interno delle scuole, cioè quello di fornire uno sguardo diverso sul campo su cui si vuole agire, offrendo uno spazio di ascolto, oltre che individuale, anche per il gruppo in modo da facilitare il dialogo e l’interazione tra studenti e docenti.

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SPORTELLO DI ASCOLTO PSICOLOGICO “PROGETTO T.E.R.R.A.”

A cura di: Dott.ssa Scutti Giusy
Psicologa-Psicoterapeuta dell’Età Evolutiva
Referente Regione Abruzzo “Sportello di Ascolto Psicologico”

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