Tutti fuori, per riscoprire il territorio attraverso le sue piante
di cemeadelmezzogiorno
Con le giornate che si allungano e la primavera in arrivo, esplode la voglia di uscire, sfuggire ai banchi e alle aule, fare magari una corsa. Trasformare questo desiderio in energia che ci aiuta conoscere meglio il nostro territorio, allenandoci a scoprire quello che magari abbiamo sotto il naso tutti i giorni, ma che non “vediamo”, aumentando le nostre conoscenze scientifiche… perché no? Il Laboratorio di Educazione Ambientale, in corso nell’IC Don Milani di Latina, è tutto questo, e anche altro.
È rivolto ai ragazzi delle prime medie – sono una ventina quelli che hanno scelto di seguirlo -, si svolge nel pomeriggio, ogni quindici giorni; è iniziato nel novembre scorso e proseguirà fino a luglio, anche oltre la fine della scuola. Ne abbiamo parlato con Pino Ciavolella, dell’associazione Cammino, che ha organizzato il laboratorio all’interno del progetto Radici di Comunità.
«Al centro del progetto ci sono le passeggiate in un grande parco vicino alla scuola», spiega, «per osservare i vari elementi della flora e della fauna locali. Abbiamo però iniziato studiando come si è formato l’Agro Pontino: un territorio particolare, di origine vulcanica, in tempi remoti paludoso e lagunare. Siamo partiti un po’ da lontano, ma era importante per capire come si è arrivati al paesaggio di oggi, con le canalizzazioni, i fiumi, le aree umide… perché esistono, perché alcune zone sono depresse, nel senso che sono sotto il livello del mare, altre leggermente sopra, e via dicendo. Per conoscere il nostro territorio è infatti imprescindibile conoscere il lavoro di bonifica che è stato fatto nel corso del tempo, a partire dagli antichi romani»
Il Laboratorio di Educazione Ambientale prevede una parte storica, dunque, e poi l’esplorazione per scoprire come è adesso
«Infatti andiamo ad esaminare la varietà delle situazioni oggi esistenti, quindi sia le piante autoctone, sia quelle invece che sono state importate, che tipo di tenuta hanno, come si riconoscono, perché stanno là invece che in un altro territorio, e così via».
I ragazzi si coinvolgono facilmente?
«Sono molto interessati e scalpitano per il desiderio di uscire fuori dalla scuola. È l’esplorazione, l’aspetto che più amano: la mattina stanno sui libri e al pomeriggio ritrovano il gusto di andare a toccare con mano le foglie, a vedere cose che non avevano notano, a capire veramente quello di cui magari avevano sentito vagamente parlare. L’esperienza prevale sulla nozione, l’esplorazione sulla lezione frontale».
Gli insegnanti collaborano? Come vedono il progetto?
«Abbiamo trovato più collaborazioni. Non soltanto l’insegnate di scienze è molto disponibile, ma anche quella di italiano ha voluto un elenco delle piante e degli altri vegetali che andiamo man mano a scoprire, per abbinare al nostro lavoro un’approfondimento su quelle stesse piante nella mitologia. Così i ragazzi conosceranno, di una stessa pianta, sia gli elementi scientifici e la distribuzione sul territorio, sia gli elementi simbolici e culturali, a partire dalla mitologia. Tutto questo poi diventerà materiale didattico. Abbiamo preparato dei manifesti con le caratteristiche delle piante del territorio, ma ne appronteremo altri dedicati alle piante nella mitologia».
Chi conduce il laboratorio di Educazione Ambientale?
«È condotto da Venusta Petrocini, dottoressa in Scienze naturali, affiancata dalla coordinatrice Giuliana Agresti, che è una psicologa. Il laboratorio, di per sé, è una laboratorio che si occupa di scienze naturali, ma il ruolo della Agresti è importante, perché sta a lei capire se ci sono ragazzi con problematiche particolari. Osserva la situazione e cerca di cogliere i bisogni».
Temete che ve ne siano?
«Sì. Ad esempio, fino ad ora abbiamo conosciuto solo due genitori dei ragazzi che frequentano il laboratorio: gli altri non si sono mai presentati né li hanno mai accompagnati. La maggior parte di questi ragazzi passa molto tempo da sola: questa apparente assenza dei genitori è una situazione serena oppure è vissuta come problematica?».
Perché il laboratorio proseguirà anche oltre la fine della scuola?
«Il laboratorio finirà a luglio: faremo anche delle uscite, in pullman, fuori Latina. Visiteremo i laghi costieri, affronteremo due escursioni in montagna. L’obiettivo è far vedere ai ragazzi la diversità di conformazione geologica e della flora e della fauna che si incontrano».
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