Cambio scuola. Ma com’è difficile! A Roma ne parlano genitori e insegnanti
di cemeadelmezzogiorno
Ritorna anche quest’anno “Cambio scuola … che emozione”, l’incontro che coinvolge genitori e insegnanti e che il Cerf (Centro ricerche sulla famiglia) organizza nell’IC Gentileschi di Roma. Tre gli appuntamenti: 24 ottobre, 7 e 21 novembre, dalle 16.45 alle 18.45. Gli incontri saranno condotti da due psicologhe e psicoterapeute: Olivia Maria Rosaria e Claudia Colistra, alla quale abbiamo chiesto di spiegarci da quale esigenza nasce questa iniziativa.
«Per un bambino, il momento in cui entra nella scuola primaria segna un cambiamento importante ed è necessario che sia gli insegnanti che i genitori ne siano consapevoli. Il bambino si trova in un luogo diverso, con maestre diverse, che hanno ruolo e atteggiamenti diversi. Passa infatti da uno spazio conosciuto, familiare e protettivo a qualche cosa di nuovo, che può suscitare curiosità, eccitazione, ma anche ansia. Oppure altre emozioni: ad esempio, spesso si sottovaluta la tristezza che il bambino prova nel dover salutare le maestre della scuola dell’infanzia e tutto il mondo che rappresentano. È importante, insomma, riflettere sulle emozioni e sui vissuti che questa esperienza nuova comporta».
Perché gli incontri di “Cambio Scuola” sono rivolti sia ai genitori che agli insegnanti?
«Cerchiamo di creare un’occasione perché riflettano insieme: tutta la comunità educante dovrebbe essere consapevole dei risvolti affettivi ed emotivi nelle fasi di passaggio. Famiglie e scuola sono importanti a pari livello. La scuola dovrebbe impegnarsi a creare un ponte tra la scuola dell’infanzia e la primaria, a far sentire il bambino accolto, ad esempio facendogli conoscere prima le maestre, o portandolo alla scoperta del nuovo edificio scolastico, ma anche riflettendo su cosa provano i bambini nel nuovo contesto. Ci sono scuole che curano di più questi passaggi e altre meno. Dall’altra parte le famiglie tendenzialmente si soffermano più sulla curiosità, sull’eccitazione, che i bambini mostrano. A volte partono dal presupposto che i bambini devono essere contenti per questo nuovo inizio, ma tristezza e rabbia possono esserci e si possono manifestare in modo diverso. Insomma, ci sono emozioni che devono essere “pensate” dai genitori per poter cogliere i segnali che i bambini mandano».
Viviamo in tempi di scarsa fiducia, e spesso i genitori nutrono diffidenza nei confronti della scuola e degli insegnanti. È possibile ipotizzare che collaborino?
«La collaborazione è fondamentale e permette di raggiungere risultati migliori. Non dimentichiamo che, se i genitori riescono ad affidare i loro figli alle nuove maestre, il bambino sarà più sicuro, si sentirà accolto. Perché la fiducia nella scuola si trasmette al bambini. Questo è un aspetto che sottolineeremo nei nostri incontri: i genitori devono essere disponibili, la scuola deve trasmettere sicurezza».
Come è impostato questo ciclo di incontri?
«In ogni incontro ci sarà una parte più teorica e una più esperienziale, in cui chiederemo ai partecipanti di riflettere su quello che hanno provato loro, quando hanno vissuto momenti di cambiamento, perché è attraverso la riappropriazione del proprio sentire che potranno sostenere i loro figli o alunni. Abbiamo invitato anche altre associazioni, proprio perché vogliamo contribuire a costruire una comunità educante, che possa riflettere su questo e su altri temi che riguardano lo sviluppo emotivo dei bambini. Gli incontri sono tre, ma le persone posso anche partecipare ad uno solo: ogni volta si affrontano aspetti teorici ed esperienziali diversi».
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